Tratto dall’omonimo romanzo di Tom Bradby (giornalista, sceneggiatore e redattore politico), “Doppio Gioco” è ambientato nel contesto storico del primo decennio del Novecento, durante il quale l’Irish Republican Army (IRA) fu responsabile di sanguinosi atti terroristici contro la Gran Bretagna, con lo scopo di liberare l’Irlanda dal dominio inglese.
1993, Londra. Colette viene catturata da un agente dell’MI5 (Military Intelligence-Sezione 5, agenzia per la sicurezza e il controspionaggio del Regno Unito) e costretta a collaborare con i servizi segreti. In cambio della libertà e della protezione del figlio, dovrà spiare la sua famiglia, militante dell’IRA. La situazione si complica appena sorge il sospetto che lei sia un’informatrice.
James Marsh non si sbilancia, piuttosto si intrufola nella realtà incollandola agli avvenimenti con un’azione stringata. Il momento storico è sbirciato per cogliere i punti cardine necessari alla trama e tutto il resto è storia, anzi, attori. Il regista, autore del recente “Project Nim” (premio miglior regia al Sundance 2011), più che riportare fatti autentici o culturali, lascia spazio alle emozioni dei personaggi e al loro punto di vista sulla faccenda. Ci sono due fratelli ossessionati dal progetto di indipendenza dell’IRA, un agente segreto inserito in un programma più grande di lui, e due madri (giovane e anziana) sfinite, che raccolgono le preoccupazioni di una vicenda sociale. Il problema è che a una prima occhiata, “Doppio Gioco” sembra un bignami e quasi voglia garantirsi la sufficienza all’interrogazione, tratta un po’ di tutto in maniera superficiale. Per un regista affezionato ai documentari ci si aspetterebbe almeno una certa profondità di contenuto, qualche piccolo-grande dettaglio che faccia la differenza. Invece (per la prima metà) il film è tutto e niente, lo spettatore presume che da un momento all’altro possa esplodere qualcosa, ma l’esplosione arriva quando è praticamente ovvia. Le emozioni ci sono, ma brevi e sfuggenti, il contesto è presente dappertutto, eppure resta vago, sparso in superficie col tocco di chi vuol prendere le distanze. Dunque il dubbio è: atto fortuito o voluto?
L’idea propende più verso la seconda opzione. Quello a cui si assiste è un thriller delicato, ben interpretato e ben diretto. Appare come una resa prima di fare i conti, invece è il frutto di una scelta volta ad approfondire i rapporti umani e non i fatti di cronaca. Marsh, senza strafare, ci fa entrare nei giochi, nella trama del sospetto, all’interno di una famiglia di attivisti dell’IRA e in un gruppo di servizi segreti che nasconde il proprio operato. Fa comprendere i riferimenti, le dinamiche e le relazioni, evitando però l’aggressività storica e lasciando che la trama si evolva insieme ai legami tra i personaggi. Accade quindi che vicino ai palazzi anonimi, sotto un cielo grigio di una Belfast annebbiata da una lotta civile emerge il viso di una donna che ha preso parte alla rivolta e che ormai, non ce la fa più. Colette non oppone la minima resistenza alla polizia, ha gli occhi spenti di chi non deve far trapelare emozioni e cerca la fuga in un tocco di colore così come in un bacio. È lei lo scopo e il complotto, il tramite tra l’esterno e l’interno, il bilico tra chi protegge e chi invece uccide. Usata per obiettivi diversi è, al tempo stesso, speranza e paura, nelle mani di qualcun altro. In tal senso, “Doppio Gioco” diventa il “dietro le quinte” degli eventi, col risultato di non essere affatto semplicistico, ma acutamente semplice.
<<Ora vai, hai qualcosa da fare>>
<<Sì, devo scavarmi la fossa!>>
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Scheda film
Titolo: Doppio Gioco – La verità si nasconde nell’ombra (Shadow Dancer)
Regia: James Marsh
Cast: Andrea Riseborough, Clive Owen, Gillian Anderson, Aidan Gillen, Domhnall Gleeson, Brid Brennan, David Wilmot, Stuart Graham, Martin McCann
Genere: thriller
Durata: 100’
Produzione: BBC Films, Element Pictures, UKFS, Unanimous Pictures
Distribuzione: Moviemax
Nazione: Gran Bretagna
Uscita: 27/06/2013.
Annamaria Scali.
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