Nella serata di quel sabato, quello della finalissima del Festival di Sanremo, migliaia di persone in Sicilia scelgono di emigrare musicalmente verso altri lidi. Niente kermesse sanremese davanti alla televisione per loro, perché sul palco del PalArt di Acireale arriva Calcutta, senza dubbio tra i massimi esponenti del cosiddetto “indie-pop” che negli ultimi tempi ha dominato le classifiche musicali del nostro paese e che ormai sembra aver ufficialmente consacrato il suo ruolo predominante nella nuova musica italiana. La dimostrazione più lampante di tutto ciò è il fatto che il palazzetto di Acireale è praticamente sold-out per l’arrivo di Calcutta che chiude con questa data il suo tour invernale, pronto ora a nuove sfide. Nel suo bagaglio il cantautore di Latina porta tutti i suoi più grandi successi, fatti di nomi di città, urla liberatorie e dolci minacce. Il suo successo però si cela probabilmente nell’incredibile potere di riuscire a fornire con le frasi delle sue canzoni delle piccole e immaginarie polaroid che, come per magia, arrivano subito e in serie alla mente di chi ascolta. E allora, andare ad un concerto di Calcutta significa anche ritrovarsi per un attimo a “Pomezia”, vedere una “svastica in centro a Bologna”, tifare un “Frosinone in Serie A” e desiderare un “abbraccio in cui scomparire”. Calcutta è questo e molto altro: un insieme di piccoli frammenti che uniti hanno un senso ma che non è comune a tutti perché ognuno, in base alle proprie esperienze e al proprio modo di essere, rivede tramite la loro lente qualcosa di diverso.
Si capisce sin da subito che quello di Calcutta non è un concerto come tutti gli altri. Il maxi-schermo che farà poi da sfondo all’artista durante tutto il concerto (alternando immagini attinenti ai brani a riprese live del pubblico e dello stesso cantautore) dà il via alle danze grazie alle canzoni del roster Bomba Dischi e ai fake spot con un’irriverente e inedito Pierluigi Pardo come attore. Alle 21 arriva però sul palco l’attesissimo protagonista della serata che, senza perdere tempo in chiacchiere, regala subito le sue prime note al pubblico. Accompagnato da ben dieci musicisti (comprese quattro coriste), Calcutta regala un live sorprendente ma che, allo stesso tempo, non sorprende più di tanto: il valore artistico del cantautore infatti emerge già con i brani incisi e non può essere messo in dubbio, semmai il live non può far altro che confermare le belle aspettative su di lui e sul suo modo di vivere la musica. Live che però non è fatto solo di udito ma anche di vista: il gioco di luci e soprattutto il maxi-schermo in fondo al palco regalano un’ottima cornice che impreziosisce ancora di più la godibilità del concerto, pur non mettendo in secondo piano nessuno dei musicisti che accompagna il cantante, e che sottolineano quando ogni dettaglio sia stato ben curato.
Calcutta non si ferma mai, se non per riprendere fiato, cercando di dare spazio alla musica e al suo pubblico: in più di un’occasione infatti lascia che siano gli spettatori a cantare e a gridare a gran voce i suoi ritornelli. Non potrebbe essere altrimenti specie per brani come “Paracetamolo” e “Pesto” che proprio in quella parte raggiungono un apice emotivo e canoro ben costruito nel corso delle strofe. C’è spazio però ovviamente anche per il momento più intimo in cui il cantautore di Latina dimostra di saper reggere benissimo l’urto dell’acustico, cosa che non tutti gli artisti sanno fare senza perdere qualcosa. Divertente anche l’introduzione al brano “Oroscopo“, lanciato tramite video da un’inedita coppia formata da Rosario Fiorello e Paolo Fox che chiedono a gran voce l’esecuzione del brano. Accontentati loro, ma anche tutti i presenti visto che nella scaletta non mancano ovviamente tutti i brani più celebri del cantautore: oltre a quelli già citati, trovano spazio e boati ovviamente anche “Cosa mi manchi a fare”, “Del Verde” e “Hubner”. “Resterei a cantare qui per molte altre ore, però non è che abbia tutte queste canzoni, queste ho fatto”, scherza l’artista sul finire del concerto ma non c’è bisogno di giustificazioni visto che il pubblico sembra ben lieto di ciò che sta ascoltando.
Sul finire inoltre Calcutta abbatte un altro “must” dei concerti di oggi, quello del bis: lo fa, ma evitando la classica uscita dal palco di tutti i componenti della band e il successivo rientro che, ormai, non stupiscono più nessuno. Il live quindi si svolge senza particolari interruzioni (e con altri momenti divertenti, come quando l’artista lascia il suo posto e il microfono ad altri due membri della sua crew) per circa un’ora e mezza lasciando tutti contenti per ciò che si è visto e senza voce per ciò che si è cantato.
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