“HHhH” (acronimo del tedesco Himmlers Hirn heißt Heydrich, cioè «il cervello di Himmler si chiama Heydrich») è un romanzo dell’autore francese Laurent Binet, vincitore del Premio letterario Goncourt e pubblicato in Italia nel 2011. In esso lo scrittore, che è vissuto in Cecoslovacchia, si interroga su quale sia la forma migliore per raccontare il piano da parte di alcuni paracadutisti cecoslovacchi, per assassinare il pericolosissimo e spietato nazista Reinhard Heydric: semplice cronaca dei fatti avvenuti o inserimento di elementi romanzeschi per rendere più accattivante il narrato?
La stessa domanda sembra essersela posta il regista Cedric Jimenez, di uguale nazionalità dello scrittore, portando in scena il film tratto dal celebre romanzo. E forse il punto debole de L’Uomo dal Cuore di Ferro, che si giova di un eccezionale cast di attori ed è dotato di sequenze di forte impatto visivo, è proprio questo: il tentativo di frammentare la narrazione per creare più suspence, che fa perdere mordente alla storia, alla quale fforse avrebbero giovato toni piùasciutti e realistici. Invece, purtroppo, un film che ha tutti i numeri per risultare avvincente si smarrisce in parte nel didascalico, lasciandosi l’emozione alle spalle.
Nel precedente French Connection, il regista aveva portato in scena, con efficacia, la storia, non meno edificante, di un magistrato incorruttibile che lottava contro il traffico di eoina nella Marsiglia degli anni 70.L’uomo dal cuore di ferro è Reinhard Heydric, ben interpretato da Jason Clarke – l’attore australiano già visto ne Il primo uomo. First Man –, un ufficiale della Marina militare tedesca dalla quale venne espulso con disonore, prima di essere arruolato tra le fila del terzo Reich. La storia della sua ascesa viene raccontata sottolineandone la pochezza umana, ed evidenziando così la normalità, in generale, delle origini del Male. Dal suo fianco non si allontana mai la moglie Lina (Rosamund Pike), la gelida compagna che lo introdusse al nazismo e gli procurò un decisivo incontro col gerarca Himmler. Heydric, quando dismetteva i panni di affettuoso padre di famiglia, indossava quelli che gli valsero i più inquietanti appellativi: la bestia bionda, il macellaio, il boia di Praga, l’uomo dal cuore di ferro, appunto. Principalmente a lui si deve l’ideazione della “soluzione finale della questione ebraica”, cioè la pianificazione a tavolino dello sterminio di un intero popolo.
Ma nel 1942 un piccolo gruppo della resistenza ceca, capitanato dai giovani paracadutisti Jan Kubis (Jack O’Connell) e Jozef Gabcik (Jack Reynor), addestrato dagli inglesi e sostenuto dal governo cecosclovacco, tenta un’audace azione militare contro il Terzo Reich: eliminare l’uomo dal cuore di ferro, mentre con i suoi carri armati attraversa Praga.
L’evento rimane nella storia come l’uccisione del più potente gerarca della Germania nazista durante la seconda guerra mondiale ed è una picconata che porterà piano piano allo sfaldamento e alla sconfitta del regime di Adolf Hitler.
Il cinema si era già occupato diverse volte di narrare la storia di questa oscura personalità col bellissimo Anche i boia muoiono di Fritz Lang, E l’Alba si Macchiò di Rosso (1975) di Lewis Gilbert e il relativamente recente (2016) Missione Anthopoid di Sean Ellis. Il pensiero, nelle scene d’azione, va a Bastardi Senza Gloria di Quentin Tarantino, di cui il film non ha la portata pulp e immaginifica, ma che possiede però la potenza di una storia vera. Il racconto di una piccola vittoria che generò una crepa grazie alla quale sarebbe cambiato il destino del mondo.
L’uomo dal cuore di ferro è visionabile in streaming a pagamento sulla piattaforma Chili.
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