Doctor Sleep, sequel del celeberrimo Shining di Stanley Kubrick, è tratto dall’omonimo romanzo Doctor Sleep di Stephen King, pubblicato per la prima volta nel 2013, a trentasei anni di distanza da Shining.
Il film per la regia di Mike Flanagan è molto fedele al romanzo (il che non è necessariamente un pregio), molto più di quanto non lo fosse stato il capolavoro cinematografico di Kubrick, che si era preso tante di quelle libertà creative rispetto al racconto originale, da incorrere nell’ostilità del maestro della scrittura. Ed infatti già dalle prima inquadrature di Doctor Sleep, ci immergiamo completamente nell’immaginifico e sinistro mondo dello scrittore, ne siamo immediatamente catturati e rapiti. Gli accenni ai tratti iconici del film, nella prima parte, ci sono, ma la loro presenza è discreta, quasi solo visiva (le foreste innevate di abeti, il triciclo che corre sull’ipnotica moquette…).
Il mondo è un luogo oscuro ed affamato, e il regista ci mostra subito vittime e carnefici. La carismatica Rose The Hat (Rebecca Ferguson) è la leader di una setta, chiamata Il Vero Nodo. Essi, che come i vampiri non invecchiano, si nutrono dell’energia di bambini dotati di capacità extrasensoriali – la cosiddetta luccicanza del piccolo Danny in Shining – che torturano, prosciugano e uccidono senza pietà… Si spostano su delle roulotte, come gli zingari di un horror della Universal, bevono l’energia in forma di “vapore”, spremuto a forza dagli ultimi aliti di vita delle loro vittime, ma non disdegnano birra e barbecue sulla spiaggia attorno al fuoco. Esseri malvagi ben nascosti sotto spoglie inoffensive, reclutano loro simili, ugualmente privi di scrupoli, e vivono cacciando.
Ma uno dei bambini più dotati di luccicanza, il piccolo Danny che insieme alla madre si era salvato per un pelo dai mostri dell’Ovelook Hotel, è diventato un uomo che ha imparato a nascondersi, a tenere la testa bassa per non farsi trovare. Deve infatti già combattere coi mostri interiori che la rabbia e la paura di un padre ex alcolizzato e posseduto gli hanno lasciato addosso… In questo paesaggio naturale fatto di vastità desolate, laghi, boschi, autostrade senza fine, è fatale che le creature infernali e Danny Torrance, interpretato da uno stropicciato Ewan Mc Gregor in perenne stato ansioso, debbano incontrarsi.
Il loro tramite involontario sarà Abra (Kyliegh Curran), una ragazzina dai superpoteri animata dal desiderio di vendicare una delle vittime del Nodo. Consapevoli che non si può sfuggire alle gemelline smembrate con l’accetta né al braccio strappato da It al piccolo Georgie, poiché un background di mattanza infantile fa parte dell’immaginario dello scrittore americano, ugualmente desta qualche perplessità la durata della scena di tortura ai danni di un bambino, che indica come la violenza sull’infanzia sia oramai un tabù superato dalla cinematografia internazionale, e pone anche qualche interrogativo sul perché.
In ogni caso, il mondo sovrannaturale che Doctor Sleep mette in scena risulta suggestivo, inquietante e credibile: una mescolanza di leggende su vampiri, stregoni e X-Man, che scorre come le pagine di un libro di King e non disdegna persino una sparatoria che ricorda Vampires di John Carpenter. Le scene nelle quali i protagonisti spostano il loro corpo astrale alla velocità del pensiero, facendolo levitare, a metà tra il sogno e il sabbah, sono indubbiamente tra le più affascinanti e riuscite.
Ma ecco che arriva il fantasma dell’attempato Dick (Carl Lumbly), novello Grillo Parlante sulla spalla di Danny a ricordargli che il cerchio si deve chiudere, perché siamo nel sequel di Shining e tocca farlo presente ogni tanto. Così, con un ardito balzo, la sceneggiatura porta i protagonisti fra le stanze dell’Overlook Hotel e allora qualcosa di orrendo davvero accade, la caduta di un film che fino a quel momento si reggeva benissimo da solo, e ha il compito ingrato di unire le pagine del romanzo di King alle immagini di un film che ha fatto la storia del cinema horror. Trascinandosi a stento come Jack Torrence con la gamba ferita dopo il ruzzolone dalla scalinata, la storia mostra i vecchi protagonisti accanto ai nuovi, col brutto e prevedibile effetto di svelare la finzione e svegliare lo spettatore da quell’ipnotico viaggio nel terrore che era stato tutta la prima parte del film.
Insomma, ci sono cose che non andrebbero mostrate mai, ma solo lasciate intuire, proprio come la tortura di un bambino, perché anche nella più felice delle ipotesi – ed è questo il caso – ogni eco di un capolavoro dovrebbe stare il più lontano possibile sia dalle ambizioni che dalle immagini del medesimo.
Il sodalizio fra Mike Flanagan e Stephen King era iniziato con l’adattamento de Il Gioco di Gerald può dirsi anche stavolta piuttosto riuscito, perché Doctor Sleep è un bell’horror che sconta solo un eccesso di ambizione. D’altra parte, il mondo del cinema è un luogo affamato.
Il film è disponibile al noleggio in streaming su Prime Video.
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