Da Gladiatore di Roma a Gladiatore del Vatican: il Premio Oscar Russel Crowe smette l’armatura e si accinge alla vestizione dell’abito talare, reincarnandosi nella figura del noto Capo Esorcista Padre Gabriele Amorth (1925- 2016), aggiungendo note caratteriali che forse si distanziano dalla personalità originale, ma che nel contesto non stridono affatto. Crowe dona al suo personaggio ironia e sarcasmo pungenti, uniti ad una fermezza umoristica che ben si intonano ad un combattente contro il Maligno infondendo in chi segue la visione un senso di protezione e sicurezza paterna.
Ciò che si ravvisa invece, durante lo scorrimento della pellicola è una traccia mancante di linearità che a tratti sembra voler seguire un suo percorso, basandosi sulla storicità della vicenda, ma che infine va a disegnare la piega di un horror intriso da troppi effetti speciali, andando a far deragliare una coerenza visiva, rispetto al suo avvio.
Probabile che Avery abbia preso volutamente le distanze dai precisi dettagli storici della questione, confermando così un’opera finalizzata al puro divertimento dello spettatore, piuttosto che porre in rilievo ed incentrare l’attenzione sul vero vissuto di Padre Amorth.
Il regista, tra l’altro, ha una linea di conduzione direttiva impeccabile. La fotografia cattura un libro con immagini storiche di una bellezza inaudita e colori mozzafiato, a partire dagli interni fastosi di Chiese romane e ambienti sacri maestosi con fregi barocchi, per andare rispettosamente poi a poggiare lo sguardo della sua cinepresa sulle nude e buie pietre murali della gotica Abbazia spagnola di San Sebastiano, avvolgendole di tinte ambrate che sembrano voler comunicare con fioca luce sopravvissuta al buio, la flebile speranza della salvezza dal Male.
La perfidia prende vita attraverso la convincente espressività mimica facciale del giovane Peter DeSouza-Feighojey, nei panni del piccolo Henry, che deride il pubblico e il protagonista con divertito sadismo e diabolica furbizia.
Musiche scelte ad hoc arricchiscono il perverso lavoro, facendo muovere il pubblico al ritmo dei The Saints con la loro I’m stranded e i The Cult in She sells Sanctuary, che fanno il verso al tono ironico di Crowe, disarmando l’orecchio, per la presenza di un’inquietante vivacità.
Julius Avery con la sua opera taglia l’angolo giocando di sottile astuzia, trasformando il reale in una pellicola horror non ad altissima tensione per un occhio allenato al genere, ma di certo un buon compromesso tra verità e finzione, fornendo, anche attraverso i dialoghi (a volte un po’ caricaturali), spunti di riflessione e pirotecnica dinamicità, assicurando all’auditore una visione colorata e soddisfacente.
“Noi sappiamo che siamo da Dio, mentre tutto il mondo sta in potere del Maligno “– Cit. Padre Gabriele Amorth.
Genere: Horror
Anno: 2023
Regia: Julius Avery
Attori: Russell Crowe, Alex Essoe, Franco Nero, Daniel Zovatto, Paloma Bloyd, Laurel Marsden, Cornell John, Derek Carroll, River Hawkins, Ralph Ineson, Peter DeSouza-Feighoney, Pablo Raybould, Tom Bonington, Victor Solé, Ryan O’Grady, Alessandro Gruttadauria, Edward Harper-Jones
Paese: USA
Durata: 143 min
Distribuzione: Warner Bros. Entertainment Italia
Sceneggiatura: Chester Hastings, R. Dean McCreary, Evan Spiliotopoulos
Fotografia: Khalid Mohtaseb
Montaggio: Matt Evans
Musiche: Jed Kurzel
Produzione: 2.0 Entertainment, Jesus & Mary, Loyola Productions
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