Sick of myself, di Kristoffer Borgli, regista norvegese classe 1985 (nel 2023 ha diretto Nicolas Cage in Dream Scenario, prodotto da Ari Aster) è stato presentato in anteprima nel 2022 al Festival di Cannes, poi al Torino Horror Festival, riscuotendo molti consensi. Pur trattandosi di una commedia grottesca che mette in scena le vicende intime di una giovane coppia, non senza spirito satirico ed umoristico, il film prende presto una piega che scivola verso il body horror, anche se l’intento non è spaventare ma rivelare le brutture interiori dei protagonisti, attraverso la loro trasformazione.
Signe, interpretata da Kristine Kujath Thorp (la stessa di Ninja Baby di Yngvild Sve Flikke) è una graziosa ragazza che lavora in una caffetteria, priva di evidenti qualità, in costante competizione col fidanzato, Thomas (Eirik Sæther), artista specializzato in istallazioni e sculture. Entrambi piuttosto mediocri, costruiscono la loro identità attraverso il consenso a l’attenzione degli altri, amici, pubblico, sconosciuti. Mentre il ragazzo inizia a riscuotere un certo successo artistico, pur ottenuto rubacchiando e simulando, Signe è sofferente e cerca una sua strada per attirare interesse e sguardi su di sè, ricorrendo ad espedienti grotteschi o patetici.
Oggi più che mai, in una società basata sull’immagine, noi viviamo anche – e talvolta solo – nello sguardo dell’altro. Questa visione puerile si protrae ad oltranza anche nell’età adulta. Come afferma il filosofo contemporaneo inglese Simon Blackburn, una delle chiavi di volta del nostro mondo sociale e intellettuale è il narcisismo, che è anche immaturità e bisogno infantile di continua attenzione. Perdendo completamente di vista l’altro, la realtà che ci circonda e talvolta anche se stesso, i suoi reali bisogni, il narcisista vive in un mondo immaginario e fittizio, fatto di riflettori puntati su di sè.
Il regista infatti frammezza la narrazione alle fantasie edonistiche di Signe, che si immagina diventata famosa ed importante, sulle copertine delle riviste e circondata da giornalisti e pubblico adoranti. Signe però non convoglia il suo interesse verso nulla, e vuole raggiungere i suoi obbiettivi in modo immeritevole, veloce, senza alcun impegno. Banalmente potremmo affermare che è il trionfo dell’apparire sull’essere.
Il bisogno della ragazza di essere vista è tale da spingerla a compiere azioni sempre più gravi, fino ad arrivare ad ingerire volontariamente dei medicinali illegali che hanno come effetto collaterale l’esplosione di una malattia della pelle fortemente deturpante. Signe è talmente accecata ed eccitata, anche eroticamente, dall’ebrezza dell’attenzione altrui su di sè, che perde di vista la sua salute e la sua vita, in una spirale degenerativa senza ritorno.
Borgli ci mostra il picco estremo di questo male dell’animo, che ottenebra la mente fino ad uccidere – come è capitato, da fatti di cronaca, a genitori che nuocevano di proposito ai loro figli, simulando malattie, pur di essere compatiti e ammirati – o a morire.
Ma il regista ha uno sguardo pietoso e quando la malattia, che è soprattutto interiore, della giovane donna sarà così evidente dal non permetterle più neppure di poter godere dei suoi successi e dell’obbiettivo finalmente raggiunto, Signe, attraverso un pianto liberatorio nel quale è per la prima volta sè stessa, sarà in grado, forse, di ritrovarsi.
L’origine del narcisismo
Il narcisismo trae il suo nome dalla figura mitologica di Narciso, che appare nell’opera Le Metamorfosi di Ovidio. Questo giovane era così bello che non era in grado di ricambiare l’amore di nessuno, essendo invaghito solo di se stesso. Il narcisista infatti non è capace di amare, perchè non può dimenticarsi di sè neppure per un istante. Se lo facesse, proverebbe la dolorosa sensazione di frammentarsi ed implodere, scomparirebbe come l’immagine riflessa sull’acqua una volta toccata, perchè la sia identità è costruita esclusivamente sullo sguardo altrui. Narciso, infatti, muore annegato in uno specchio d’acqua perchè cerca di raggiungere la sua stessa immagine. Il mito descrive in modo esemplare la nocività e la solitudine estrema di questa condizione.
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