Quando il film finì ci fu un tale silenzio che si sarebbe potuta sentire volare una mosca. E Bruce disse: oh, no, è stato un fiasco. E poi, all’improvviso, il frastuono si fece sempre più forte, fino a esplodere in una serie di complimenti, risate e applausi. Fu magnifico
Bruce Lee nacque nella China Town di San Francisco da padre cinese e madre di origine euroasiatica e fino all’età di diciotto anni visse ad Hong Kong , trascorrendo l’adolescenza fra varie gang e per poi ritornare a San Francisco. Non aveva una profonda conoscenza del Thai Che, ma studiò con assiduità il Kung Fu, attratto da qualsiasi disciplina del combattimento, incluso il pugilato.
Queste premesse non bastano da sole per comprendere come quest’uomo possa essere diventato il mito assoluto delle arti marziali, affascinando e travolgendo masse di persone di nazionalità ed etnie diverse, divenendo un simbolo universale di forza, fisica e morale. Fu regista, attore, filosofo, sceneggiatore e produttore, ma, soprattutto, fu Bruce Lee: dotato di una personalità carismatica e di una tenacia e fiducia in sè stesso fuori dal comune.
Tutto questo si evince con efficacia dal breve documentario del 2012 a lui dedicato Io sono Bruce Lee, girato dal regista Pete McCormack. Vi sono filmati rari, alcuni dei quali si credevano persi e interviste a vari personaggi che parlano di lui, e ne descrivono vicende e tratti caratteriali. Parlano soprattutto la moglie, Linda Lee Cadwell e la figlia Shannon, l’istruttore di JKD e amico di Bruce, Dan Inosanto (Game of Death) e la figlia Diana Lee Inosanto. Ma anche il campione del mondo di kickboxer Robert Wall (L’urlo di Chen terrorizza anche l’occidente, Enter The Dragon, Game of Death), l’ex studente di JKD di Bruce Lee, Richard Bustillo, gli attori Mickey Rourke e Ed O’Neill, la superstar dell’NBA Kobe Bryant, Taboo dei The Black Eyed Peas, l’attrice e la lottatrice delle MMA Gina Carano, il leggendario stuntman ed ex lottatore di wrestling, campione del mondo di judo Gene LeBell, il campione del mondo UFC Jon Jones, il campione di pugilato Manny Pacquiao e l’ex campione del mondo di Sanda e combattente di MMA Cung Le.
“Siate voi stessi, non cercate di copiare personaggi di successo o famosi, la vostra forza sta nell’esprimere voi stessi” – era solito affermare. Questa filosofia che inneggia a realizzare la propria personalità, il desiderio di vivere con pienezza la propria vita ogni momento, cercando di perseguire, senza mai arrendersi, i propri progetti e desideri, sono alla base della figura dell’uomo straordinario che emerge dalle voci di chi lo ha conosciuto, e lo racconta. Paragonato a Malcom X e ad altri grandi uomini che hanno cambiato la storia, Bruce Lee divenne simbolo di tutti gli oppressi, discriminati, sfavoriti in partenza dalla sorte, che hanno fatto della loro diversità un punto di forza. Infatti l’America degli anni in cui si muoveva Bruce Lee era fortemente razzista nei confronti di neri ed asiatici (ancora oggi non esiste un solo divo internazionale asiatico del calibro di Bruce Lee) e molti dei suoi progetti naufragarono per questo motivo. Bruce Lee era inorridito dal fatto che gli orientali, nelle produzione Hollywoodiane, venissero rappresentati da attori caucasici truccati, corrispondendo a tutti i pregiudizi e gli stereotipi sui popoli orientali, e desiderava mostrare al mondo la dignità e la bellezza delle arti marziali ma anche l’immenso potenziale che ognuno è in grado di esprimere quando prende in mano le redini della propria vita.
Quando Bruce Lee combatte, un’aura di magia e misticismo pervade lo schermo, perché si assiste a qualcosa di straordinario: un uomo che continuamente travalica i limiti del possibile richiesti al suo fisico e alla sua forza di volontà, capace di trasformare una lotta in un capolavoro artistico.
Tra le tante produzioni che hanno riguardato Bruce Lee, non si può dimenticare “Dragon – La storia di Bruce Lee”, un film biografico del 1993, diretto da Rob Cohen, che fa esplicito riferimento alla leggenda della maledizione che graverebbe sulla famiglia di Lee (Il figlio Brandon Lee morì in circostanze inquietanti durante la lavorazione de “Il Corvo”) e alla morte prematura, a soli 32 anni, dello stesso Bruce Lee, in circostanze tutt’ora avvolte dal mistero.
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