Una famiglia
Regia: Sebastiano Riso; dramm, Italia/Francia, 2017, 119 min.
Interpreti: Con Micaela Ramazzotti, Patrick Bruel, Pippo Delbono, Fortunato Cerlino, Marco Leonardi. Genere Drammatico.
Lunedì 16 settembre, ore 21.15, Rai 5, canale 23;
Roma. Il rapporto d’amore fra Vincent e Maria nasconde un segreto che rende la donna succube e prigioniera. Per ritrovare la propria libertà, Maria dovrà prendere in mano la situazione.
La pellicola è stata presentata alla 74ª edizione del Festival del Cinema di Venezia ed ha concorso per il Leone d’oro.
“Una cosa è certa. Sebastiano Riso non è un codardo. Non ha paura di affrontare questioni spinose, potenzialmente disturbanti. La prostituzione minorile nel suo esordio, Più buio di mezzanotte, il traffico di neonati in Una famiglia… Più buio ancora… Quasi avesse abbracciato la missione di raccontare il lato oscuro del mondo, Riso si getta nelle ombre fitte di una storia che incupisce anche la fotografia di Pietro Basso, che inquadra, sotto i ponti della tangenziale, una Roma livida, sporca, una città in cui piove a dirotto, come non mai. “Sembra Blade Runner”, diceva qualche amico fuori dalla sala, ieri. Frase che, al di là della battuta, indica l’intuizione di una stilizzazione da cinema di genere (come già in Più buio di mezzanotte), l’idea di disseminare tra gli elementi reali e cronachistici della vicenda le tracce di un thriller potenzialmente denso, nerissimo.
La storia è quella di Vincenzo e Maria. Lui viene dalla Francia, ha un passato misterioso e poca voglia di parlare. Lei è una donna fragile, legata in maniera quasi morbosa al suo uomo, ma psicologicamente e fisicamente provata dai parti ripetuti a cui lui la sottopone, con lo scopo di vendere a caro prezzo i neonati. Un mercato nero che si regge sulla resistenza fisica di Maria, che sempre meno riesce a tenere a freno il suo dolore di madre ignota, scontrandosi per questo con la totale assenza di scrupoli di Vincenzo. Sin qui siamo dalle parti di un mélo malato, tragedia di una donna ferita nel corpo e nel cuore… l’intrigo si complica quando Vincenzo entra in affari con un medico compiacente, che lo mette in contatto con una coppia di omosessuali disposta a pagare molto bene pur di aver un bambino. Da quel momento, nulla va più come previsto.
“Messa in scena anti naturalistica e scrittura mimetica”, questi sono gli obiettivi dichiarati da Riso, che vuole quindi muoversi nello spazio potenzialmente infinito che va dal realismo all’astrazione, tra la precisione nella verosimiglianza della narrazione e il desiderio di un tratto che scontorni le figure, fino ad aprirle a un’immagine più personale, libera dai vincoli della storia, della cronaca, dell’impegno (come è metaforicamente evidente nell’ultima inquadratura dedicata a Maria, che letteralmente si scioglie nella luce)…”
(Aldo Spiniello, 29 settembre 2017 per Sentieri Selvaggi)
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