Questa settimana vi portiamo di nuovo in Corea con un romanzo veramente toccante che apre una finestra sulla vita delle donne coreane e gli sviluppi che ha avuto negli anni la loro lenta e ancora scarsa emancipazione.
La quarta di copertina ci racconta già molto della nostra protagonista:
Kim Ji-Young
è femmina in una famiglia che voleva un figlio maschio.
Kim Ji-Young
è una sorella costretta a dividere la stanza per lasciarne una intera al fratello.
Kim Ji-Young
è una figlia che viene colpevolizzata dal padre se qualcuno la importuna.
Kim Ji-Young
è un’impiegata modello a cui non viene concessa una promozione.
Kim Ji-Young
è una moglie che ha dovuto lasciare il lavoro per badare alla casa.
Kim Ji-Young
ha iniziato a comportarsi in modo strano.
Kim Ji-Young
soffre di depressione.
Kim Ji-Young
è pazza.
Kim Ji-Young
è solo se stessa.
Kim Ji-Young
è ognuna di noi.
Sostenermi? Dici sempre così, che mi ‘aiuterai’ con questo e quell’altro. Questa è anche casa tua. Tua figlia. E se io lavorassi, non spenderesti i miei soldi? Perché continui a dire così, come se mi stessi facendo un favore?
Il mondo poteva essere cambiato ma le regole, le abitudini, gli usi erano rimasti gli stessi e non davano segno di voler cambiare. Perciò il mondo in sostanza non era cambiato affatto.
A differenza di quanto ci si potrebbe aspettare, questo romanzo non ha conclusione, resta sospeso perché ogni lettore ci legga il suo finale: cosa avrà fatto Kim? Sarà guarita dalla depressione? Sarà tornata a lavoro? Le sue personalità multiple l’avranno lasciata sola? Ognuno tragga le conclusioni che più desidera perché come dice Kim Ko-Youngcho, docente di Women Studies, in una postfazione: “…alla fine, tutte noi siamo Kim Ji-Young“.

Genere: Narrativa
Anno: 2021
Pagine: 176
Casa Editrice: La Tartaruga
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