L’imponente viaggio di Lars Von Trier nella sessualità umana si era concluso nel primo volume con Joe che non riusciva più ad avere orgasmi con l’amato Jerome, in una sorta di contrappasso dantesco per cui una volta trovato l’amore alla “ninfomane” era precluso il piacere carnale, ed è proprio da qui che riprende l’atteso volume 2 di Nymphomaniac che appare sin dai primi momenti più cupo, più selvaggio e crudo dell’introduttivo volume 1.
Con un improvviso e violento balzo temporale, Von Trier fa irrompere dopo pochi minuti la figura di una Joe più adulta (Charlotte Gainsbourg), madre distaccata e moglie insoddisfatta, intrappolata in un contesto familiare che assume i contorni di una vera e propria prigione da cui troverà il modo di uscire solo fuggendo e abbandonando senza preavviso un figlio e un marito (Jerome) mai veramente amati. Paradossalmente questa fuga dal nucleo familiare assume i connotati di una disintossicazione, una liberazione verso un nuovo inizio, la riappropriazione di una vita e di una sessualità che veniva costretta e repressa in dinamiche matrimoniali e genitoriali che soffocavano la mente e il corpo della “ninfomane” Joe. L’aspetto ricorrente nella maggior parte dei film di Von Trier è la centralità della figura della donna, che anche nei casi in cui sembra essere passiva, sottomessa al maschio o alla società ( “Le onde del destino”, “Dancer in the dark”, “Dogville”) conserva sempre una spiccata capacità di autodeterminazione, che nella Joe di Nymphomaniac trova la sua rappresentazione più emblematica.
Abbandonata la famiglia, nella seconda parte del film, in un susseguirsi di eventi slegati temporalmente ma accomunati dall’irrefrenabile desiderio di esplorare la propria (nuova) sessualità in maniera sempre più estrema, vedremo Joe passare dal bondage al ruolo di mistress e torturatrice per conto della mafia locale (?), intervallata da una pseudo liaison lesbo con la giovanissima K., cui farà anche da “mentore” oltre che “amante”.
Da sempre accusato di misoginia e maschilismo, con Nymphomaniac paradossalmente Von Trier sforna il suo film più “femminista”, dove sì, vediamo Joe sottoposta ad ogni tipo di perversione e aggressione fisica, ma non c’è da parte del regista danese compiacimento o sadismo, bensì il desiderio di analizzare e scavare in profondità un’anima sofferente tramite le ferite che riceve il suo contenitore, ovvero il corpo fisico.
In maniera quasi beffarda, il personaggio che più di tutti viene ad assumere una connotazione estremamente negativa grazie ad un finale esemplare nel suo cinismo, è proprio il casto e puro Seligman che, proprio nel momento cruciale si riscopre un uomo debole e misero come tutti gli altri, emblema di un universo maschile meschino e superficiale in grado di ragionare solo ed esclusivamente con i suoi genitali.
Al termine di questa maratona a-sessuale quello che resta è un film frammentario, a tratti quasi improvvisato, ma che nonostante tutto riesce nella sua incompletezza ad affascinare e a far riflettere, nella egoistica (per lo spettatore) speranza che Von Trier non esca dalla sua depressione.
Scheda film
Titolo: Nymphomaniac Vol. II
Regia: Lars von Trier
Cast: Charlotte Gainsbourg, Stellan Skarsgård, Stacy Martin, Shia LaBeouf, Christian Slater, Jamie Bell, Uma Thurman, Willem Dafoe, Jens Albinus, Connie Nielsen
Genere: Drammatico
Durata: 123′
Produzione: Zentropa Entertainments, Heimatfilm
Distribuzione: Good Films
Nazione: Danimarca
Uscita: 24/04/2014
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