Jack Dwyer (Owen Wilson) è un ingegnere statunitense trasferitosi nel sud-est asiatico insieme alla sua famiglia per collaborare con gli specialisti locali alla realizzazione di acquedotti e alla modernizzazione degli impianti idrici. Il Paese però cade in balìa di armate ribelli che, dopo aver ucciso il primo ministro e sovvertito il potere con un colpo di stato, devastano la città seminando morte e ogni tipo di barbarie. Privo di ogni mezzo di comunicazione con l’esterno del Paese Jack dovrà disperatamente cercare una via di fuga da un territorio ostile in cui è diventato improvvisamente il ricercato numero uno.
Malgrado sia passato un cinquantennio dal discusso conflitto tra Stati Uniti e Vietnam, gli echi dell’ingerenza americana nel sud-est asiatico sono tuttora molto forti. John Erick Dowdle catapulta dunque Owen Wilson in uno Stato immaginario che ha deciso di ribellarsi a queste ingerenze nel modo più brutale, la rivoluzione. Un concept piuttosto originale che si cala perfettamente nella larga veste del genere survival, con la presenza dell’intera famiglia di Jack che apre un ventaglio di possibilità per creare situazioni particolari o comunque diversificare l’intreccio.
Invece il ruolo della moglie e delle due bambine è esclusivamente quello di minare alla buona riuscita del film. La loro presenza è fin da subito irritante: il regista le confina al ruolo di “frignone” incoscienti del pericolo che corrono, inverosimilmente spaventate e continuamente ostruzionistiche in funzione dello scorrimento della pellicola. Moglie (Lake Bell) e figlie si prestano inoltre all’inserimento di schemi banali e ripetuti. Più di una volta vi è una riproposizione dello stessa situazione, fac-simile utilizzato per gran parte del film, che è sostanzialmente il susseguirsi dello schema “persona in pericolo – persona che interviene in suo soccorso”. La sceneggiatura è disastrosa e non aiuta in alcun modo i protagonisti, da scene inverosimili e improbabili ai limiti del comico a scelte tramistiche largamente rivedibili.
Salviamo il salvabile. La componente action di No Escape – Colpo di Stato è valida, tanto quanto le interpretazioni dei due navigati protagonisti Owen Wilson e Pierce Brosnan, sebbene quest’ultimo non riesca, anche stavolta, a scrollarsi di dosso la veste di agente segreto che l’irlandese si porta ormai dietro dai tempi dei quattro 007 interpretati. La suspense è discreta ed il montaggio serrato al punto giusto nelle situazioni più concitate.
Un action non può però ridursi alla mera azione. No Escape non ha delle solide fondamenta a sostenerlo ed il finale sconclusionato né è solo una piccola testimonianza. Assistiamo come un tema piuttosto interessante non venga sviluppato adeguatamente e la sceneggiatura finisca per trascinare inevitabilmente nella mediocrità tutto ciò che di buono viene fatto. Niente di indimenticabile, in un genere esageratamente saturo.
Titolo: No Escape – Colpo di Stato
Regia: John Erick Dowdle
Sceneggiatura: Drew Dowdle
Cast : Owen Wilson, Lake Bell, Pierce Brosnan, Sterling Jerins, Claire Geare
Genere: Azione, Thriller, Drammatico
Durata: 103′
Produzione: Bold Films, Brother Dowdle Productions, Living Films
Distribuzione: M2 Pictures
Nazione: USA
Uscita: 10/09/2015
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