Family Day.
Due parole, mille sfumature diverse.
Al centro di dibattito politico, sociale, etico questa espressione comparsa su un palazzo pubblico quale il Pirelli di Milano è stata frutto di non poche critiche da parte delle componenti omosessuali italiane che hanno visto un oltraggio alla propria libera manifestazione del sentimento amoroso e ai propri diritti.
Che parte della componente politica e dei cittadini del Paese non sia consapevole delle dinamiche riguardo alle unioni civili e si lasci andare avventatamente a giudizi su cosa sia giusto e cosa sia sbagliato è sicuramente cosa palese e sotto gli occhi di tutti.
D’altro canto non si può pensare che il cambiamento possa avvenire in maniera così netta, radicale in una nazione che da sempre ha avuto bisogno dei suoi tempi e della sua ponderata emancipazione.
I tempi cambiano? E’ vero.
Tutta Europa è cambiata? E’ vero.
Ma quanto siamo disposti ad andar incontro ad una sostanziale rivoluzione quando in “casa nostra” manca una sensibilizzazione al riguardo?
Si deve partire dalla società. Oggi come oggi non possiamo non notare quanto ci sia un’ignoranza di fondo esagerata che offusca la chiara visione critica dei fatti e delle possibili eventualità e ripercussioni riguardo ad alcune scelte condizionate dal puro egoismo personale.
Inneggiare al progresso con le manifestazioni contro la famiglia in senso tradizionale è sicuramente più che lecito ma fino a che punto si può imporre una visione alternativa (condivisibile per altro) su una tradizione che vige da secoli? Siamo sicuri che è quello che vogliamo?
Sarebbe molto meglio che si desse atto ai diritti quando non siano visti come una minaccia e una destabilizzazione della tradizione per altri e perdano così la loro valenza di fronte alla collettività.
Deve esserci un’opera di sensibilizzazione a livello sociale da parte della componente politica che, è evidente, non riesce ad adempiere a questo onere, a questo compito.
Sfatare i falsi miti, le ipocrisie, i pregiudizi e le ideologie stereotipate sovvertendo l’ordine sociale, perdendo i fondamenti e i principi della società moderna non è la cosa più auspicabile.
Non c’è niente di meglio che il raggiungimento di un risultato non per essere compiaciuto ma perché è stato frutto di una scelta studiata e capita (non necessariamente condivisa) dalla maggioranza.
Il compiacimento viene dopo, è la conseguenza e il chiaro specchio degli sforzi non vani di una società predisposta al mutamento.
Arrischiarsi in banali generalizzazioni sia da chi è propositivo verso i matrimoni civili e sia dall’ala conservatrice è sintomo di una visione del mondo bianca o nera, senza intermezzi.
Essere favorevoli al progresso non vuol dire cambiare di punto in bianco, vi è una maturazione da fare che trascende dalla gente comune ma che è e deve essere lezione da parte delle componenti politiche, dei new media.
La scritta Family Day? E’ la prova che non si è ancora pronti perchè non si sono capite le regole alla base della convivenza civile; che il termine famiglia debba indicare quella canonica o quella moderna o qualsivoglia altro tipo di rapporto è lecito, forse non condivisibile, ma comprensibile.
Ciò che non è in alcun modo pensabile è la chiara volontà di cambiare senza tenere conto di un passato storico, sociale, politico limitante che ha le sue ripercussioni sul presente, ma che se analizzato nasconde comunque dei fondamenti che sono stati, e tutt’ora lo sono, alla base della nostra società.
Cambiamento significa progresso. Ma il progresso non può avvenire senza tenere conto della Storia e delle tradizioni interne ad un Paese.
Forse l’Italia che tanto si definisce laica, non lo è veramente; la Chiesa in questo non agevola l’evoluzione sociale.
La naturalità di un sentimento amoroso non si può insegnare, ognuno sa in cuor proprio cosa significhi ed è giusto che sia così.
Attenzione a confondere però l’amore con il diritto e il dovere alla vita, perchè quando ci sono i figli tutto è più difficile e c’è ancora bisogno di considerare le priorità della progenie e delle possibili ed inevitabili conseguenze riguardo ad un progresso sociale che, per quanto condivisibile o meno, non è immune da lasciti negativi.
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