Hellnoir è una metropoli oscura, sterminata, pericolosa, un luogo nel quale si ritrovano tutti coloro che hanno avuto una morte violenta e sono costretti ad una seconda vita ancor più dolorosa della prima, un luogo dimenticato persino dal Demonio e sorvegliato soltanto dai suoi leccapiedi, un luogo nel quale si ritrova Melvin Soul, un detective che non avrebbe più alcuna ragione per tirare avanti se non quella di aiutare sua figlia, coinvolta in una pericolosa indagine.
Si conclude con il quarto volume (27 gennaio), l’ultima miniserie della Sergio Bonelli Editore, sceneggiata da Pasquale Ruju per i disegni di Giovanni Freghieri. Una miniserie che inevitabilmente si confronta con l’ultimo nato in casa Bonelli ovvero Morgan Lost, ma che nonostante diavoli, inferni, sette o omicidi, non sceglie la strada dell’horror, bensì quella del noir, della lenta indagine d’atmosfera, di protagonisti sgualciti e sconfitti, senza morale, che provano a combattere forse per un’ultima volta. La strada intrapresa da Ruju nella prima parte della miniserie è davvero interessante: hard boiled, alcool, trench, sigarette e detective indolenti, con l’aggiunta di un nuovo inferno. La partenza è lenta, Ruju si prende tutto il tempo per descrivere e raccontare il “suo” inferno, abbatte la quarta parete e lascia che il protagonista Melvin Soul, fra una scazzottata, una sbornia e un contatto con sua figlia Cassie, racconti al lettore le regole e gli infiniti pericoli che si nascondono dietro ogni angolo di Hellnoir. L’indagine è serrata, nel mondo dei vivi una ragazza è stata sacrificata da una setta e la sua “anima”, giunta ad Hellnoir, viene presa in custodia da uno dei personaggi più potenti e spietati della città. Il coinvolgimento per questa miniserie termina qui, perché la conclusione è quanto di più banale e svogliato si possa pensare, e tutti i timori per quel che si presuppone possa accadere, si rivelano azzeccati; i personaggi di contorno scompaiono nell’inutilità, la storia precipita nel luogo comune e la prevedibilità la annega in un lento sottotono. Anche il disegno di Freghieri lascia un po’ perplessi, ottimo nella distinzione fra Hellnoir e mondo dei vivi (con Hellnoir avvolta dal nero), meno convincente il tratto dei volti, indistinguibili se non per barbe, baffi, occhiali o acconciature.
Una buona idea sprecata con troppa leggerezza o per la volontà di lasciare aperta “qualche” porta che permetta di superare i confini della miniserie.
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