Presso l’Hotel Visconti Palace in centro a Roma abbiamo avuto l’occasione di incontrare i due protagonisti del nuovo film di Matteo Rovere, Veloce come il vento. Stefano Accorsi e Matilda De Angelis ci hanno infatti raccontato cosa ha significato per loro essere coinvolti in un ambizioso progetto tutto italiano, capace di portare sul grande schermo un film di genere dal tema particolare e ricercato, quello delle corse automobilistiche.
Esordisce il produttore Pietro Valsecchi, che ripercorre quelle che sono le origini di Matteo Rovere come regista, da Gli Sfiorati nel 2014, seconda opera del regista romano che, ai tempi, non ebbe il successo di pubblico sperato. Dopo questo precedente abbiamo comunque deciso di fare un altro film insieme, convinto delle qualità di Matteo come regista e scrittore. L’idea di Veloce come il vento è infatti nata dall’interesse di Rovere stesso per l’ambiente delle corse, un tema piuttosto raro nel cinema nostrano, ma avente moltissime esplicazioni nella produzione estera (soprattutto statunitense con Rush e l’arcinota saga di Fast and Furious). Spesso si parla di film di genere – aggiunge – e della mancanza di essi nel cinema italiano. Si noti che però la cinematografia di genere è molto spesso coperta dalla televisione e sul grande schermo vi sono filoni cinematografici molto più forti a livello di investimenti, cast e talenti. Valichi non disdegna però affatto l’esperimento “di genere”, se coniugato con altro, ovvero autorialità e originalità. Entrambe, a suo dire, caratteristiche che questo film possiede.
Volevo una storia di personaggi che avesse al centro una ragazza alle prese con qualcosa di “maschile”, una storia familiare e d’affetto contestualizzata dal talento molto italiano del guidare la macchina – questo l’intento dichiarato di Matteo Rovere, che non nega le sue ispirazioni dal cinema americano e da come esso ci colpisca con forza attraverso l’utilizzo di effetti speciali, visivi, computer grafica. Gli inseguimenti, coadiuvati dagli effetti speciali, sono infatti raccontati realmente con inseguimenti dal vero – Guardo a film come “Ronin” di John Frankenheimer, ma anche la nostra cinematografia anni 70 ha saputo fare della realizzazione di sequenze action dal vivo il suo tratto predominante.
Stefano Accorsi ci racconta, da protagonista, l’esperienza nel preparare un ruolo non facile in un’ambientazione, quella motoristica, assolutamente inedita per una produzione nostrana. Siamo stati accolti e appoggiati da vari team come parte di una grande famiglia – ma ciò che ha colpito l’attore emiliano è stato come, malgrado tutti nell’ambiente GT si rendano conto di non essere al pari, sotto ogni aspetto, dei piloti di F1, abbiano comunque una passione ed un amore incredibile per ciò che fanno. Mi sono affezionata a quel mondo, me ne hanno fatta innamorare – aggiunge la protagonista Matilda De Angelis – tutte le cose dove c’è passione e amore dopotutto ti colpiscono.
E’ un mondo del quale i media si occupano poco, privilegiando spesso solo l’aspetto tecnico, sicuramente altissimo – aggiunge Accorsi. Quello che non si vede è tutta l’emozione, il fatto che spesso siano team familiari, gente che lavora giorno e notte. E’ un lavoro che fai solo se sei animato da un grandissimo amore e da una grandissima passione. Abbiamo raccontato l’amore per la vita. L’amore per la velocità è amore per la vita stessa. Del film inoltre apprezza il fatto di essere ispirato ad una storia vera, con personaggi che hanno sì ispirato la produzione, ma è stata ovviamente la fantasia a dare la possibilità di stendere un copione efficace. Di tanti elementi poi si è fatta una sintesi cercando di fare più un omaggio che un imitazione, ma il lavoro di documentazione è stato lungo e meticoloso – puntualizza l’attore – Ogni curva raccontata nel film, ogni rapporto di marcia è vero. Abbiamo avuto tantissimo supporto di piloti e team che ci hanno seguito dall’inizio alla fine. Il vero lavoro di perfezionamento di questo film è finito con il film stesso. Non prima – conclude.
Interrogato infine sulla possibile analogia tra Loris, il personaggio che interpreta in Veloce come il vento, e Freccia, protagonista di Radiofreccia sempre interpretato da Accorsi, risponde sicuro – Loris potrebbe essere anche un Freccia sopravvissuto, ma so che il personaggio è diverso. Loris ha necessitato di un percorso tutto suo, ed è prima di tutto un campione automobilistico che solo in seguito ha conosciuto il mondo della droga.
E’ Matteo Rovere, infine, a concludere, ringraziando Domenico Procacci per aver voluto rischiare su un prodotto come questo. A volte vorrei ci fossero più film che mi incuriosiscono nel cinema italiano, film che non si assomigliano tanto. In questo la Fandango ha saputo credere in un film difficile da fare e da realizzare.
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