Pascal Plisson ci aveva già abituati bene, anzi benissimo, se si pensa che il suo “Vado a scuola” (2013) aveva raggiunto circa 1, 4 milioni di spettatori. Peraltro il regista ha dichiarato che l’idea ispiratrice per il nuovo film gli è venuta proprio mentre stava terminando le riprese del suo precedente successo.
Questo fatto non è di certo un casuale, se si considera che gli spunti di riflessione presenti nelle sue opere sono di altissimo livello formativo, concentrati in modo particolare sul problema dell’accesso all’istruzione, sia inteso come un diritto sia come elemento correlato intrinsecamente alla dimensione della creatività, laddove l’istruzione non è da vedersi quale fenomeno puramente nozionistico, bensì come percorso di crescita e maturazione della persona, a sua volta inserita nella società.
Il grande giorno è dedicato ai sogni e alle speranze dei giovani di ogni parte del mondo, e a questo scopo il regista ne sceglie quattro, sparsi nel globo, ma in realtà molto vicini e simili in quanto accomunati dal sogno della propria personale realizzazione.
I quattro ragazzi sono tutti prossimi a un esame o a un concorso o a una prova, che potrebbe proiettarli fin da ora nel loro sogno, iniziando a trasformarlo in realtà.
Si tratta di Albert, 11 anni, di Cuba, che vive in un quartiere popolare de l’Avana e vuole divenire un campione di pugilato, Nidhi, 15 anni, che vive in India, e essendo un vero portento in matematica sogna di entrare al Politecnico della sua regione, Tom, 19 anni, dell’Uganda, che vuole con tutto il cuore divenire ranger nel parco nazionale Queen Elisabeth, dove attualmente studia presso l’Autorità per la salvaguardia della fauna, Deegi, 11 anni, della Mongolia, che vuole diventare una contorsionista.
Ora il grande giorno è arrivato, il giorno della prova, dell’esame, della verifica, e i quattro ragazzi devono assolutamente farcela.
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