Fabio Rovazzi dopo le sue ultime partecipazioni televisive, come ad X Factor, lo vedremo domenica sera, 9 ottobre, da Fabio Fazio a “Che tempo che fa“, ma forse non potrà scatenarsi oltre misura, in quanto ci saranno altri ospiti molti più tranquilli come Paolo Sorrentino e Paolo Mieli.
Certo alle affermazioni di Claudio Amendola dopo l’interpretazione di Enrico Papi a “Tale e quale show“, la risposta di Rovazzi non si è lasciata attendere…e ha detto polemicamente che fino a quel momento era certo che Amendola fosse solamente una delle varie fermate della metropolitana, che prende quando è a Roma.
Ma polemiche a arte, Rovazzi, a prescindere dalla interpretazione di Papi che lo ritraeva quasi più come un cocainomane in crisi di astinenza che un personaggio dello spettacolo come ormai Fabio è, ha dimostrato una capacità a dir poco incredibile nel riuscire a divenire il numero uno o quasi in un mondo pieno di falchi e colombe come quello della discografia italiana.
Difatti, l’ex commesso in un negozietto di informatica nonché PR in qualche sperduta discoteca nel milanese, ha creato con genialità e sapiente creatività un fenomeno sociale, ancor prima che discografico, davvero straordinario.
Qui c’è gente che per vincere il disco di platino deve massacrarsi di contatti, presentazioni e anteprime, e invece Rovazzi l’ha vinto solo con lo streaming…Ciò sta a significare che il personaggio c’è, esiste, ha capacità. Poi ognuno farà le proprie valutazioni.
Eppure Fabio mantiene una umiltà profonda, e in una recente intervista ha dichiarato senza problemi e senza falsa modestia di non sentirsi un cantante, anche perché al limite ha partecipato al coro delle scuole medie che frequentava…
Ma come nasce il tormentone che lo ha reso celebre? Rovazzi ha dichiarato che aveva visto girare su internet un video con una immagine di un contadino, a pezzi per la fatica, che diceva la frase “andiamo a comandare“. Lui ha avuto la genialità di partire da lì e lasciamo che possa gustarsi il proprio successo e che altri giovani aspiranti cantanti o altro possano fare altrettanto, in un Paese che ormai fugge all’estero, e non parlatemi di fuga di cervelli, qui si fugge e basta.
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