A due anni di distanza dal debutto sul grande schermo con Italiano Medio, il geniale Marcello Macchia, meglio conosciuto al pubblico come Maccio Capatonda, torna alla ribalta con Omicidio all’italiana, una pellicola irriverente e per nulla banale, che mette alla berlina la strumentalizzazione delle vicende di cronaca nera, purtroppo all’ordine del giorno nel nostro Paese.
La straordinaria verve comica di Maccio era stata già appurata in passato con notevoli esperimenti crossmediali che avevano visto quest’ultimo e la sua spalla Herbert Ballerina, intenti a parodiare qualsiasi genere e qualsiasi situazione gli capitasse a tiro, in TV, sul web ed al cinema. Proprio sul grande schermo, i due comici avevano cercato di estendere quello che era nato come un semplice sketch, ovvero la critica all’italiano medio, in una pellicola purtroppo sofferente di problemi di sceneggiatura e montaggio. Fast forward di due anni, invece, Omicidio all’italiana corregge gli errori sistematici del predecessore e propone una struttura più coesa ed unitaria, degna di una commedia che si rispetti.
La fittizia vicenda che fa da sfondo alla pellicola è ambientata ad Acitrullo, cittadina dell’entroterra abruzzese popolata da sedici abitanti e con un tasso di natalità prossimo allo zero, poichè l’età media è superiore ai sessant’anni. Sono in molti ad aver fatto le valigie ed essersi trasferiti a Campobasso, ormai stufi delle condizioni precarie in cui vige il paese, totalmente abbandonato dallo Stato italiano. Il sindaco Piero Peluria, interpretato da Maccio, cerca in tutti i modi di convincere i pochi rimasti a non lasciarsi scoraggiare, ma sono del tutti inutili i suoi tentativi soprattutto quello di installare una connessione ad internet, con tanto di modem. La situazione viene a precipitare quando anche la Contessa Ugalda, responsabile di tutti i finanziamenti volti a mandare avanti il paese, decide di dileguarsi e di venir meno ai suoi impegni. Una sera, però, mentre quest’ultima è intenta a guardare il suo programma televisivo preferito, va incontro alla sua tragica fine a causa di una pietanza alla quale era allergica. Piero e suo fratello, interpretato da Herbert Ballerina, decidono di trarre vantaggio dalla situazione e mettere in scena un vero e proprio omicidio, in modo da coinvolgere l’intera attenzione mediatica ed apportare fama ad Acitrullo, al pari di Cogne ed Avetrana. La genialità di Maccio si evince anche dall’utilizzo di un idioma creato ad hoc, che potremmo definire “acitrullese”, al fine di sottolineare le disastrate condizioni sociali e culturali degli abitanti della cittadina. Oltre ad interpretare il ruolo del sindaco, l’attore e regista veste anche i panni di un importante onorevole e di un padre di famiglia, mettendo in mostra le sue doti di artista poliedrico.
Il personaggio clou di questa pellicola, però, è senza alcun dubbio quello di Donatella Spruzzone (interpretato magistralmente da Sabrina Ferilli), un’evidente caricatura di quelle presentatrici televisive che sfruttano gli episodi di cronaca nera per spettacolarizzarli ed aumentare lo share. Conduttrice di “Chi L’Acciso?“, Donatella riesce a manipolare le autorità competenti che dovrebbero occuparsi delle indagini sul caso, spiegando al commissario Fiutozzi che la gente vuole intrattenimento e che nel mondo della televisione non esiste alcuna verità. Acitrullo diventa, in men che non si dica, il “paese della morta ammazzata”, visitato da numerosi turisti che non perdono l’occasione di comprare gadget (pungente la scritta Je Suis Acitrullo) e di fare selfie sul luogo del delitto. Una critica pungente, forte, che fa ridere lo spettatore con battute mai volgari e lo porta a riflettere sulla disarmante realtà nella quale viviamo. Un’amara realtà che, purtroppo, è molto più tragica di quello che viene rappresentato nella pellicola.
Omicidio all’italiana – Recensione
7.5
voto
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