Ang Lee, regista famoso sopratutto per il film La tigre e il dragone, torna finalmente al cinema con Vita di Pi, pellicola basata sull’omonimo romanzo dello scrittore canadese Yann Martel. Ang Lee non ha mai deluso le aspettative e vedremo in questa recensione, se anche questa volta l’attesa è stata ripagata al meglio.
Il film racconta la storia di Piscine Molitor Patel, chiamato semplicemente Pi, ragazzo indiano nato in uno zoo di Pondicherry. Egli si affeziona agli animali presenti nello zoo e in particolare ad una tigre del bengala, Richard Parker, fondamentale per il prosieguo della storia. Pi scoprirà subito il proprio interesse per le religioni, arrivando a professarne tre allo stesso tempo, induismo, cristianesimo e islamismo ed è proprio questo uno dei temi principali del lavoro di Ang Lee. A causa delle difficoltà economiche, l’intera famiglia di Pi, sarà costretta a lasciare l’India e a recarsi in America, con una nave mercantile giapponese, sulla quale vengono caricati tutti gli animali dello zoo di proprietà dello zio. A causa di una tempesta, però, la nave affonderà e a salvarsi saranno soltanto Pi e alcuni animali, tra cui Richard Parker, con il quale il ragazzo inizierà un lungo viaggio per il mare, che durerà ben 277 giorni.
Vita di Pi si dimostra fin da subito come un film maturo e complesso, in quanto tratta un tema come quello della religione o del fato (in base alle nostre credenze), affrontato attraverso la figura del protagonista, il cui obiettivo è quello di trovare Dio, lasciando, però, grande spazio allo spettatore e al suo pensiero, sopratutto verso la parte finale della storia, in quanto sarà lo spettatore a decidere quale tra i due finali possibili, sia il più veritiero, ed è questa la caratteristica più affascinante e riuscita del film. A coinvolgere lo spettatore, oltre alle scelte tecniche del regista, ci pensa la fantastica interpretazione del protagonista, interpretato da Suraj Sharma, il quale pur essendo al primo compito come attore, è riuscito a svolgere un lavoro impressionante, donando un realismo incredibile a Pi e rendendo credibile il suo sforzo fisico e mentale, durante la lotta alla sopravvivenze in mare. Egli mette totalmente in secondo piano il resto degli attori, tra cui bisogna sottolineare Irrfan Khan, Gèrard Depardieu e Rafe Spall.
Vita di Pi è un film incredibilmente coinvolgente e ciò è reso possibile, oltre che per merito della grandiosa regia di Ang Lee, anche grazie agli effetti speciali. Il 3D riesce ad immergere maggiormente lo spettatore nel racconto (in particolare nella bellissima scena della balena), senza dover per forza impressionare o lasciare a bocca aperta lo spettatore. Gli effetti visivi riescono a rendere indimenticabile quest’opera, grazie alla realizzazione di una grandiosa atmosfera, molte volte surreale e onirica, e grazie alla realizzazione di scene e paesaggi davvero affascinanti. Ang Lee ha dimostrato come il 3D non debba essere necessariamente sfruttato solamente per pura spettacolarità, ma come possa rendere un film una vera opera d’arte e per questo motivo non sembra minimamente azzardato definirlo migliore di Avatar.
In definitiva Vita di Pi è un’esperienza indimenticabile, un viaggio interiore alla scoperta della verità, una poesia ricreata su schermo. Il film coinvolgerà lo spettatore per tutta la durate della pellicola, e a fare il resto ci pensano gli ottimi effetti visivi e l’impressionate recitazione del protagonista. Perderselo sarebbe una follia, Vita di Pi è assolutamente il modo migliore per iniziare il 2013 dal punto di vista cinematografico e le 11 nomination agli oscar non sono affatto casuali.
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