Dopo essere entrato in simbiosi con il personaggio di Wolverine, in tutti questi anni, Hugh Jackman torna alla ribalta per interpretare, un’ultima volta, il più celebre tra i mutanti degli X-Men. In un futuro ormai lontano, Logan si prende cura del malato Professor X in un nascondiglio al confine con il Messico ma, ben presto, l’incontro con una giovane mutante inseguita da forze oscure, gli farà capire quanto sia ormai inutile fuggire dal mondo e dalla sua eredità.
Era il lontano 2000 quando il regista Bryan Singer portava sul grande schermo, per la prima volta in assoluto, la squadra degli X-Men, celebri personaggi della Marvel, creati dalla penna di Stan Lee e Jack Kirby. Da allora ne sono passati di anni e tra sequel, prequel e linee temporali non meglio specificate, il genere supereroistico ha vissuto una vera e propria esplosione cinematografica. L’unico attore ad essere rimasto stoico ed inamovibile nel suo ruolo è stato Hugh Jackman, il quale ha da sempre dimostrato una forte ammirazione nei confronti del suo personaggio. Dopo due spin-off alquanto fallimentari come X-Men – Le origini e Wolverine L’immortale, il regista James Mangold compie il miracolo portando in scena una pellicola sensazionale che rappresenta una vera e propria lettera d’amore da parte dell’attore australiano al celebre mutante ed a tutti i suoi fan.
Logan è ambientato in un lontano futuro distopico, completamente slegato dalla continuity temporale ormai azzerata in X-Men – Giorni di un futuro passato. Ci troviamo nel 2029 ed il celebre mutante è ormai stanco, sofferente e visibilmente invecchiato dal tempo, oltre ad essere rimasto completamente solo. L’unico ad essere rimasto al suo fianco, della vecchia squadra di eroi, è il professor Charles Xavier (interpretato ancora una volta da Patrick Stewart), gravemente malato e ridotto all’ombra di se stesso. La società in cui vivono è sporca ed ha completamente rinnegato i sacrifici degli X-Men. La fotografia torbida e colma di colori sabbiosi mette in risalto, sin dai titoli di testa, il “mood” generale della pellicola. Definire Logan un mero road movie sarebbe alquanto riduttivo perchè James Mangold è riuscito, attraverso una sapiente commistione di generi, a confezionare una pellicola filosofica che umanizza, per la prima volta dopo 17 anni, il personaggio interpretato da Hugh Jackman.
Reduce dall’enorme successo di Deadpool, inoltre, la Fox ha voluto dare fiducia all’attore e al regista, dando il via libera all’utilizzo di un rating Rated R, ovvero vietato ai minori. La brutale violenza di alcune scene ed il linguaggio colorito erano parametri necessari per esaltare la rabbia repressa di Logan ma, a differenza della pellicola sul mercenario chiacchierone, qui c’è poco spazio per le battute. Wolverine in versione Berserk rappresenta il sogno nerd di ogni fan che si rispetti ed è un peccato che, in tutti questi anno, non abbiamo mai potuto ammirare Hugh Jackman nel classico costume giallo dei fumetti ma, d’altronde, il tono di questa pellicola non era consono a questa operazione. Il vero punto di forza di Logan, però, è rappresentato dallo spendido rapporto che viene instaurandosi tra quest’ultimo e la giovane Laura (interpretata da Dafne Keen), una bambina cresciuta in un ospedale psichiatrico e sfruttata per via dei suoi poteri. Le scene tra i due ricordano molto lo splendido videogame The Last of Us e rappresentano una gioia per gli occhi e per il cuore. Siamo sicuri, infatti, che la giovane attrice farà molta strada nei ranghi di Hollywood dopo questa magistrale performance.
Logan – The Wolverine – Recensione (di Luca Carbonaro)
8
voto
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