Dopo aver magistralmente interpretato il ruolo del boss della camorra Pietro Savastano, il poliedrico attore campano Fortunato Cerlino si sposta dalla TV al grande schermo, diventando il protagonista di Falchi, il terzo cortometraggio di Toni D’Angelo, figlio del noto cantante. La pellicola ruota attorno a due poliziotti che sfrecciano per le strade di Napoli, senza divisa, per combattere il crimine.
Il genere poliziesco ha da sempre spopolato in qualsiasi forma di medium, soprattutto nel paese nostrano. Falchi, però, nonostante le premesse alquanto pretenziose, non riesce a superare le solite congetture e si limita ad essere una pellicola molto generica e priva di mordente. Fortunato Cerlino veste i panni di Peppe, un anziano poliziotto che nel tempo libero addestra cani da combattimento per gare clandestine gestite dalla mafia cinese. Al suo fianco c’è Francesco, interpretato da Michele Riondino, un poliziotto che deve fare i conti con la sua dipendenza da droghe e medicinali, causata da un fatale errore avvenuto durante un inseguimento. Proprio sulla loro tormentata esistenza e sul sottilissimo confine che separa la legalità dalla criminalità si basa Falchi, pellicola che prende il nome dalla sezione speciale della Squadra Mobile di Napoli.
Quando il loro capo, il dottor Marino, andrà incontro ad una tragica fine a causa di affiliazioni con la camorra, i due inizieranno a fare i conti con la realtà e a rivalutare la loro esistenza, cercando una quiete all’apparenza utopistica. L’atmosfera buia e desolata di Napoli è resa alla perfezione dalla fotografia di Rocco Marra, coadiuvata dalla colonna sonora realizzata da Nino D’angelo, con brani in pieno stile anni ’70. Questa splendida cornice purtroppo contrasta con la resa generale della pellicola che, tra flashback repentini e cambi di strutture, disorienta lo spettatore non riuscendo a farlo empatizzare con i protagonisti.
Pur essendo giovane, Toni D’Angelo aveva più volte dato prova, in passato, delle sue doti artistiche e di amare il cinema di genere, in particolare con L’innocenza di Clara, unico film italiano in gara al 36° Festival des films du monde de Montréal, e il documentario Filmstudio mon amour, vincitore di un Nastro D’Argento. In Falchi, invece, il dramma interiore di Peppe e Francesco resta sempre fuori campo, anche quando il film raggiunge il suo climax finale. Violenza, amore e tradimenti sono tematiche che vengono trattate ma non approfondite, lasciando l’amaro in bocca per delle premesse non rispettate, forse dettate dalla voglia di confrontarsi con i capisaldi del genere.
Falchi – Recensione
6
voto
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