A più di dieci anni di distanza dall’uscita della pellicola targata Peter Jackson, il gorilla più celebre al mondo torna sul grande schermo, più potente e arrabbiato che mai, in un film diretto da Jordan Vogt-Roberts. Kong: Skull Island va a continuare, di fatto, quel monster universe già iniziato nel 2014 con il Godzilla di Gareth Edwards.
La resa cinematografica di King Kong è sempre stata molto difficoltosa, vuoi per la natura del personaggio, vuoi per la necessità di una sceneggiatura all’altezza. Anche la pellicola diretta da Peter Jackson, che presentò un approccio più umano e riflessivo, destò non poche perplessità per via di alcuni problemi strutturali. Legendary Pictures e Warner Bros, invece, decidono di virare su di un B-Movie ad alto budget che serve a preparare il terreno per il 2020, data in cui assisteremo all’inevitabile scontro tra Godzilla e King Kong.
Nel film, un gruppo eterogeneo di scienziati, soldati ed esploratori si avventura nelle profondità di una mitica e sperduta isola del Pacifico, tanto pericolosa quanto affascinante. Al di là di ogni loro aspettativa, la squadra procede inconsapevole di entrare nel dominio del potente Kong, innescando la battaglia finale tra uomo e natura. Nel momento in cui la loro missione di scoperta diventa una lotta per la sopravvivenza, dovranno combattere per sfuggire da un Paradiso primordiale dove gli uomini non sono contemplati.
La pellicola è ambientata nel 1973, anno in cui l’allora presidente degli Usa Richard Nixon annunciò il ritiro dalla drammatica Guerra del Vietnam. L’eco della terribile vicenda risuona fragorosamente in Kong: Skull Island ed è personificata dal colonnello Packard, un uomo tutto d’un pezzo che non si fa scrupoli a raggiungere l’Isola dei Teschi e ad affrontare a tutti i costi il celebre gorilla. Peccato, però, che l’interpretazione di Samuel L. Jackson risulti essere una parodia dei suoi ruoli passati, suscitando ilarità anche in situazioni che non dovrebbero.
Ma questo rappresenta soltanto la punta dell’iceberg di un cast stellare, all’interno del quale troviamo anche Tom Hiddleston e Brie Larson, che non riesce a conferire un profilo strutturale alla pellicola. Risulta evidente, infatti, che il regista abbia voluto puntare tutto sulla resa grafica del gorilla, davvero imponente e maestoso, e sulle spettacolari scene d’azione, dimenticandosi però di limare tutto il contorno. I due attori qui citati si limitano ad essere i clichè dell’avventuriero e della fotografa che si trasforma in eroina, attraverso uno scambio di battute alquanto imbarazzante. Una pellicola da bocciare dunque? Assolutamente no, ma rappresenta in ogni caso un passo falso rispetto all’ottimo innesto fatto con Godzilla. Non bastano, infatti, una colonna sonora rockeggiante e degli ammiccamenti espliciti ad Apocalypse Now per creare una pellicola di successo. Ovviamente siamo consci del fatto che il pubblico voglia vedere soltanto la distruzione in un monster movie, e di certo non ci aspettavamo una filosfia metacinematografica, ma Kong: Skull Island presenta delle scene che lasciano alquanto perplessi, e non nel senso positivo del termine. La speranza è che il trend possa cambiare con il sequel dedicato all’immenso lucertolone, prima dell’inevitabile scontro del 2020.
Kong: Skull Island – Recensione
6.5
voto
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