A 15 anni di distanza dall’uscita nelle sale del primo, storico, film, Samara torna a terrorizzare il pubblico con un nuovo capitolo, questa volta diretto dal giovane F. Javier Gutiérrez. The Ring 3, distribuito in America con il titolo di Rings, si configura come un sequel della pellicola uscita nel 2005 ma, al tempo stesso, un punto di partenza per i neofiti del genere. Purtroppo non tutto è andato come speravamo…..
La storia della giovane Samara ha rappresentato un “breaktrough” nel filone dell’horror, riscuotendo numerosi successi e portando l’allora regista Gore Verbinski a realizzare un remake americano della controparte giapponese, firmata da Hideo Nakata. Scene ricche di supense, terrore, adrenalina e dialoghi ben strutturati hanno contribuito a rendere questa pellicola un vero e proprio cult, proiettando il progetto in opere crossmediali. Data la scarsa inventiva di Hollywood, era evidente che si sarebbe puntatao sull’ “usato sicuro” per cercare di riprendere la scia di questo successo, riproponendolo in chiave moderna. Purtroppo questo non accade e gli evidenti limiti strutturali e di sceneggiatura si notano sin dall’incipit della pellicola.
The Ring 3 si apre con un disastro aereo, sequenza volutamente ispirata a Final Destination, in cui la colpa viene attribuita proprio a Samara. L’incidente viene visionato, due anni dopo, da un professore di biologia di nome Gabriel, ossessionato dall’esistenza della vita dopo la morte, ed “affascinato” dal caso di Samara, a tal punto da voler sacrificare i suoi studenti ed utilizzarli come cavie per risolvere il mistero che la circonda. Nei suoi panni si cela Johnny Galecki, meglio conosciuto ai più come Leonard in The Big Bang Theory, che qui appare davvero sotto tono ed a tratti svogliato. Anche la protagonista femminile, Julia, interpretata da Matilda Lutz, si trova soffocata da uno script a tratti ridicolo. Il suo personaggio è disposta a tutto pur di salvare il suo ragazzo, anche a visitare il temibile luogo dove avvenne il funesto omicidio di Samara. Peccato che proprio dove si pensa che la pellicola possa ingranare, il disastro continua.
Neanche Vincent D’Onofrio, che dopo aver interpretato Kingpin nelle due stagioni televisive di Daredevil, adesso si trova in quelli di un vecchio prete non vedente, può salvare la baracca. Tutt’altro, la sua presenza sembra forzata e sconclusionata, in un turbinio di scene volutamente non comiche ma all’apparenza tali. A tratti, infatti, non si capisce se trovarsi di fronte ad un sequel di The Ring o ad uno di Scary Movie, film che più volte ha parodiato le vicende della giovane ragazza. Cosa salvare di questa pellicola, dunque? Fotografia e sonoro a parte, la volontà di creare una Samara 2.0, proiettandolo nel nostro mondo digitalizzato e permeato dalla disintermediazione, è fallita clamorosamente. Sarebbe stato meglio, forse, non svegliarla dal suo lungo sonno.
The Ring 3 – Recensione
4.5
voto
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