HBO Documentary alla produzione. Susan Lacy (Janis: Little blue girl, American Masters, Imagine) al timone. E poi, Scorsese, De Palma, Coppola e Lucas assieme in video. Non pensi l’opera che possa deragliare. Naufragare. Che si possa sbagliare il bersaglio. E invece… E invece questo documentario è un buco nero che si apre minuto dopo minuto attorno allo schermo dello spettatore ignaro e fiducioso pronto a regalare diottrie invano… Non è istruttivo per i tanti che aspettavano lezioni fatte a suon di “action!” e “cut!” da Spielberg – a cui appunto è dedicato questo film. È solo lasso, avvolto su se stesso in posizione fetale. E quasi voyeuristico ma, in sostanza, non riesce nemmeno a raggiungere quello “standard” da reality che tanto piace ad un certo tipo di pubblico. Si ferma esattamente a metà strada tra i due…
Quello che emerge, alla fine, è più un tributo con tanto incenso e poco arrosto. Insomma quasi un filmino del matrimonio, del battesimo o della comunione: anche se ha come oggetto uno dei registi di Hollywood tra i più “venerati” è decisamente sopra le righe! Chi mai dovrebbe / vorrebbe assistere a 147 minuti di celebrazione, oro, incenso e mirra sul regista di “Jurassic Park” – questo con il massimo rispetto – ? La “trama”? Si parla, assieme ad attori del calibro di Ralph Fiennes, Daniel Day-Lewis, Dustin Hoffman e Mark Rylance, dello Spielberg uomo, dello Spielberg regista, della famiglia e della concezione che lui ha, delle separazioni che ha vissuto, dello sguardo che Steven ha ad altezza bambino e della sua maturazione. E ancora del rapporto del cineasta con l’ebraismo, del suo eclettismo, delle straordinarie capacità tecniche insite in lui e bla, bla, bla per oltre due ore. Ma il lascito di quest’opera totalmente ante-tempo (sembra quasi un altare alla memoria di… ma gli altari si costruiscono come opere funeree, giusto?) è che, al massimo, ti venga voglia di recuperare la saga di Indiana Jones. Solo per gli stalker del regista nato a Cincinnati. Per tutti gli altri… da evitare!
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