Ci sono direttori della fotografia che riescono ad elevare l’anima di un racconto, che ti permettono di vedere il film anche a volume spento grazie ad un coinvolgente lavoro sull’immagine. Tobias Datum nel 2013 ha curato la fotografia di Terri, opera seconda di Azazel Jackobs disponibile su iTunes USA o in bluray sui vari negozio on-line. Il film è una delle ultime produzioni indipendenti ad aver negativo e stampa in pellicola.
Una delle componenti che fanno di Terri un grande film è sicuramente la fotografia che ha enfatizzato l’anima innocua dei personaggi e durante il corso del film si ha la sensazione di essere dentro di loro, di vevere la vicenda attraverso la loro anima ed i loro occhi, come hai raggiunto questo risultato?
Sia io che Aza ( il regista ) siamo dei fan di “ The Breakfast Club “ ed ho sempre ammirato la semplicità di quel film. Un’altro regista che mi ha ispirato è Al Ahsby. Le inquadrature sono spesso ampie cosi da mostrare la fisicità degli attori, ciò è stato resto possibile anche dai pochi tagli di montaggio nel film e credo che abbiamo avuto un colpo di fortuna immenso nel trovare Jacob ( Wysocki ) ed il resto del cast che hanno dato corpo ed anima ai personaggi con un empatia tale che ogni inquadratura non aveva un punto morto. Uno degli aspetti per cui ho amato fare questo film è che ritengo le totali più interessanti dei primi piani perché contengono più informazioni e sembra che il tempo scorra in maniera diverso rispetto ad una inquadratura ravvicinata.
In Terri c’è un uso dei colori che si sposa alla perfezione con il controllo che hai avuto sull’esposizione, è come se le alte luci sovraesposte combinate con una calorimetria color oro riuscisse ad andare oltre ciò che gli attori riescono ad esprimere con la recitazione. Pensi che ti sia possibile raggiungere un risultato simile anche oggi con le camere digitali?
In fase di Color abbiamo dato toni caldi alle alte luci e virato verso il blu i neri.
Il film non definisce dove ed in che anno si svolge la vicenda ma è evidente che Terri vive in Sud California. Trovo molto interessante il contrasto tra il blu del cielo ed il beige delle colline polverose e prosciugate dal caldo.Non ho nostalgia per la pellicola, ovviamene manca quel senso di scoperta che si aveva ogni volta che la pellicola passava attraverso i suoi stadi di sviluppo e spesso si scopriva qualcosa, di inaspettato, e c’era maggiore consapevolezza di quello che si stava per girare, ogni fotogramma era prezioso. Ormai stanno sparendo le stampe su pellicola, sarebbe quindi impossibile rivedere il film come lo abbiamo visto noi alla premiere.
Fai parte della generazione di direttori della fotografia che hanno avuto la possibilità di maneggiare per qualche tempo la pellicola: il passaggio al digitale ha cambiato il tuo modo di illuminare e di osservare la luce ?
Gradualmente, ma per ora non me ne sono accorto. Lavoro ancora alla stessa maniera fatta eccezione per l’esposimetro che ormai non uso più.
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