“Non è una storia di fantasmi, dove ci si impaurisce solo nel momento in cui la si guarda ma poi si esce dal cinema e si continua con la propria vita. È una storia che dovrebbe impaurire anche dopo la fine. Quando si torna a casa. Perché tratta cose reali. Cose a cui forse dovremmo prestare maggiore attenzione.”
Queste le parole di Barry Levinson a proposito del suo ultimo film “The Bay” e non potrebbero essere parole più vere, perché durante la visione della pellicola non si prova quel terrore tipico dei soliti film horror fatto di sobbalzi sulla sedia o entità inquietanti, qui l’orrore è sottile, ti possiede man mano che la vicenda si sviluppa nel suo lento crescendo inevitabilmente tragico.
Una piccola città di mare, Claridge, situata sulla turistica Chesapeake Bay, diviene improvvisamente teatro di una devastante infezione che colpisce indistintamente animali e uomini, provocando all’inizio disgustose vesciche e pustole su tutto il corpo che poi andrà pian piano ad essere letteralmente mangiato dall’interno da orridi parassiti (isopodi) capaci di riprodursi e svilupparsi ad una velocità impressionante.
Veniamo a sapere quasi subito che questa terribile infezione è causata dagli escrementi di un gigantesco allevamento di polli nei pressi della cittadina, che vengono irresponsabilmente scaricati a tonnellate nella splendida baia in cui abitanti e turisti pescano, nuotano e si divertono, ignari delle orribili conseguenze che queste semplici azioni avranno sulle loro vite.
Senza dare ulteriori spoiler di una trama solo apparentemente semplice, ma in realtà piena di interessanti sotto testi politici, sociali ma soprattutto (e non potrebbe essere altrimenti) ecologici, quello che subito colpisce in The Bay è indubbiamente la scelta stilistica fatta dalregista: il mockumentary. Se di per sé quella del falso documentario è tutto tranne che un’opzione originale (Blair Witch Project, Paranormal Activity, Rec eccetera), qui Barry Levinson, noto ai più per Rain Man, Sleepers, Bugsy (ottimi film ma assolutamente non horror) reinventa e modernizza il genere tramite il perfetto utilizzo di tutte le tecnologie e social media più diffusi attualmente (riprese da Iphone e cellulari, sms, skype, facetime, youtube ecc..) riuscendo a creare un linguaggio e uno svolgimento iperrealistico, come se l’infezione e i parassiti avessero colpito noi.
Per dare al pubblico un maggior senso di identificazione con le vicende del film giustamente sono stati scelti degli attori quasi sconosciuti (ma notevoli), tra cui spicca Stephen Kunken, nel ruolo di un quanto mai impotente e disperato dottore, ma soprattutto Kether Donohue, giornalista alle prime armi che dopo aver video-documentato gli orridi eventi decide a distanza di qualche anno di rendere pubblica tutta la vicenda, tenuta vergognosamente nascosta nella sua gravosità a tutta la nazione.
The Bay grazie al suo estremo realismo, all’ottima gestione delle riprese con annessi social media e a un “disgustoso” (da intendersi nella maniera più positiva) uso del trucco e di effetti speciali è una notevolissima pellicola che se di horror nel senso più becero ha ben poco, per impatto emotivo, tensione e validità di contenuti è davvero impressionante.
Nei soli 86 minuti di film non viene descritta una “semplice” epidemia, vengono sputate in faccia allo spettatore le conseguenze (estremizzate anche se non cosi lontane dal vero) della dolosità degli uomini e di una politica che, accecata dai propri interessi, non si pone scrupoli nel perseguire fini anche deprecabili e immorali.
Scheda film
Titolo: The Bay
Regia: Barry Levinson
Cast: KetherDonohue, Stephen Kunken, Kristen Connolly, Andy Stahl
Genere: horror
Durata: 86’
Produzione:Oren Peli, Jason Blum, Steven Schnider in collaborazione con la Hydraulx e Automatik Entertainment
Distribuzione: M2 Pictures
Nazione: Stati Uniti d’America
Uscita: 06/06/2013.
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