Ai confini della realtà per certi versi e totalmente immerso in essa per altri, “La quinta stagione”, dopo “Khadak” e “Altiplano”, riapre l’interrogativo sul degrado terrestre, nonché umano.
Una misteriosa calamità naturale colpisce un villaggio nelle Ardenne. Il disastro comincia a inghiottire il luogo e suoi abitanti in una sorta di implosione emotiva e ambientale che risparmia a malapena gli echi del passato. “Che sta succedendo?” Chiede Aurélia Poirier.
”La quinta stagione” si rivela negli scatti fotografici e nei primi piani, si diffonde con l’acqua della pioggia, comunica come un quadro ornato di brevi didascalie. Le scene sono asciutte, scarne, composte di dialoghi brevi e di stagioni che cambiano, ma rimangono grigie. Alberi cadono secchi come pietre e persone perdono colore sotto un cielo plumbeo e senza vita. La natura non evolve, subisce una tragica metamorfosi portando con sé le bestie e gli uomini che la popolano. Questo film rompe l’ineducato dialogo dell’uomo con la vita, blocca l’equilibrio che dovrebbe tenerli uniti e (ri)genera gli istinti più meschini e primitivi. La sopravvivenza illude se stessa col sacrificio del singolo, l’amore tra due giovani si ritrae nella disperazione e ogni cosa inizia a sparire. Il legno non si infiamma, le api volano via, le verità diventano incertezze e i dubbi si trasformano in paure. Il messaggio è potente, volto a un realismo estremo, senza offese, né moralismi.
Il connubio artistico tra Brosens e Woodworth si esprime nei dettagli geografici, antropologici e letterari. Il loro cinema paesaggistico ed essenziale avanza lentamente senza mai disturbare la natura, né il pubblico. La storia è raccontata senza debordare dal margine del dipinto, ma anzi rispettando lo spazio e i colori. Ambiente e uomini. Carne e psiche, sono congiunti in una musica prorompente, che se da un lato anestetizza il dolore, dall’altro definisce il dramma. È una visione totale, inquadrata in quel legame (eternamente) volubile, nel quale si incrociano gioie, angosce, rovine e conclusioni.
“La quinta stagione” è un riassunto, un dissenso, forse un preavviso. È una corda che si spezza, un confronto che si frantuma. È la natura che si ribella e ci fa assaggiare i suoi effetti. È lo scenario di una catastrofe all’interno di una gabbia. È ineludibile. È un incubo che racconta un destino. È un falò. Una nebbia che si mangia il declino. Ci chiede una spiegazione. Ci mostra il pianto di una roccia, la perdita della bellezza. Ci guida dentro le emozioni dei protagonisti. Dentro la sofferenza della terra, fino a un soffio dal tracollo. Infine, quando ci ha fatto andare oltre, oltre il nostro naso e oltre a tutto quello che diamo per scontato, chiude il suo ciclo e ci lascia con il significato in mano. Possiamo anche convincerci che sia soltanto un film, ma se ci riusciamo, è grave.
<<Preferisco essere un uomo paradossale che un uomo con pregiudizi>>.
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=SeDPh4hfunk]
Scheda film
Titolo: La quinta stagione (La cinquième saison)
Regia: Peter Brosens, Jessica Woodworth
Cast: Aurélia Poirier, Django Schrevens, Sam Louwyck, Gill Vancompernolle, Peter Van den Begin, Bruno Georis, Nathalie Laroche, Véronique Tappert, Robert Colinet
Genere: drammatico
Durata: 93’
Produzione: Bo Films, Entre Chien et Loup, Molenwiek Film, Unlimited
Distribuzione: Nomad Film Distribution
Nazione: Belgio, Olanda, Francia
Uscita: 27/06/2013.
Annamaria Scali.
Lascia un commento