Due linee che vanno nella stessa direzione, incrociandosi ma non scontrandosi del tutto. Mentre il rap continua la sua ormai solida ascesa nel nostro paese, c’è un “cantautore rap” che continua a riscuotere successi e consensi, pur offrendo sempre qualcosa di nuovo e continuando a reinventarsi. Stiamo parlando di Corrado Grilli noto come Mecna, che dal successo di “Disco Inverno” (uscito nel 2012) sembra proprio non volersi fermare più. Ma tutto ciò sempre strizzando l’occhio al cambiamento, all’evoluzione, al fare qualcosa di nuovo. Da questi presupposti nasce anche l’ultimo album, “Blue Karaoke”, uscito lo scorso giugno. Il punto in comune di tutto però sono i testi del rapper foggiano: mai banali, mai scontati, sempre introspettivi. L’esigenza di comunicare qualcosa, di creare un’intima conoscenza tra l’artista e chi ascolta è un must che nonostante tutti i cambiamenti maturati nel corso della sua carriera musicale è rimasta e che crea un legame inossidabile sia con i fan di lunga data che con chi si è avvicinato solo di recente.
“Blue Karaoke” ovviamente sta portando Mecna in tutta Italia per l’omonimo tour. Concerti mai banali, ricchi di carica emotiva e che mettono al centro anche il pubblico. Sui social dell’artista infatti spesso si trovano foto di ragazzi e ragazze presenti ai suoi live, visibilmente emozionati o semplicemente carichi di energia. Quel legame, di cui sopra parlavamo, che si viene a creare solo quando un artista riesce a comunicare qualcosa di vero. E forse il successo più grande del rapper pugliese è proprio questo: riuscire a farlo pur mischiando sempre le carte, non fermandosi ai risultati ottenuti ma cercando costantemente nuovi modi di farlo, ma non perdendo mai di vista il fine ultimo: il vero. Noi di Insidetheshow abbiamo contattato Mecna per parlare con lui del suo tour e dei suoi progetti musicali.
Stai girando l’Italia per il tour. Che impressioni hai avuto dai concerti già fatti? E cosa deve aspettarsi chi verrà ai prossimi?
I concerti stanno andando bene, nel senso che il pubblico mi è sembrato molto coinvolto. Li ho visti cantare i pezzi vecchi ma anche quelli nuovi, cosa che può sembrare una banalità ma fa sempre piacere. Soprattutto questi ultimi, che non sono usciti tantissimo, li cantano e… si vede che hanno studiato (ride ndr). Su cosa aspettarsi, credo che il mio live sia qualcosa a cui assistere se ti piace la mia musica, è il momento clou perché suonare dal vivo i brani ed è tutt’altra cosa. Anche chi è venuto già alle tappe passate mi ha scritto o detto che è rimasto contento perché è un’esperienza musicale molto bella. La scenografia e tutto il resto è molto semplice, proprio perché voglio che al centro ci sia sempre la musica. Spero che chi verrà alle prossime tappe potrà trovare particolare anche questo.
È un tour che, per ovvi motivi, ci porta anche a parlare dell’ultimo disco “Blue Karaoke”. La tua storia musicale sembra sempre in continua evoluzione, ogni album regali qualcosa di nuovo. Da cosa nasce tutto ciò? È una forma di esigenza personale di scoprire sempre nuovi modi di fare musica?
Da quando ho iniziato a scrivere, tanto tempo fa, e a capire che il rap potesse essere la mia espressione ho sempre prediletto un certo tipo di sonorità, un po’ più intima. Poi ovviamente diventando un po’ più “professionista” ho trovato sulla mia strada dei produttori che mi potevano dare determinati tipi di sound ed in ogni disco ho sempre cercato di esplorare nuovi territori. Il primo ad esempio era molto rap ma c’erano anche delle contaminazione di jazz e soul. Poi ho iniziato ad esplorare anche più parti elettroniche che in questo disco ci sono e sono anche molto presenti. È un’evoluzione figlia anche di ciò che ascolto io, perché cerco di farmi un’idea di ciò che si ascolta in Italia e all’estero per farmi poi un’idea di ciò che io possa fare. Del resto se non ascolti, non puoi sapere cosa fare.
Andiamo più nello specifico dell’album. Per quanto tutti i tuoi dischi siano diversi tra loro un anello di congiunzione c’è. Uno dei brani, “31/09”, infatti fa un po’ da raccordo formando una sorta di “trilogia dei 31” con i due precedenti. Cosa hanno in comune tutti e tre questi brani?
Hanno in comune me. La scrittura può essere simile ma a livello di sound sono diversi. Il primo (31/07) nacque come un esperimento su una bella base di pianoforte ma piacque molto. Anche per questo poi nel disco “Laska” ho scritto “31/08” e poi in “Blue Karaoke”, un po’ per chiudere questa trilogia un po’ per gioco, ho creato “31/09”. raccontando una cosa che in realtà non esiste proprio perché il giorno non esiste. È chiaro che poi i dischi sono diversi, ma è vero anche che la gente trova poi quello che sono io perché a livello di scrittura appunto non credo sia cambiato così tanto. C’è un’evoluzione sì, ma non una discontinuità tra un disco e l’altro.
Altro pezzo di grande impatto nell’album è “Ottobre Rosso”, una sorta di lettere aperta alla scena rap italiana, per quanto anche in altri brani tu parli di ciò. Per l’accezione ormai in uso oggi forse sarebbe anche difficile etichettarti come “rapper”. Se Corrado dovesse descrivere Mecna e la sua musica, come lo farebbe?
È una domanda difficile questa, non voglio sembrare un megalomane (ride ndr). È sempre difficile dare un nome o un’etichetta alle cose. Ho sempre trovato difficoltà a fare solo rap o parti più cantate. Dai primi pezzi che ho scritto ci sono molti pezzi in cui cantavo pur non sapendo bene come fare, ma ho sempre voluto spingermi sulla parte melodica perché mi è sempre piaciuta. In America e in Inghilterra ci sono artisti che mischiano il tutto in maniera super. Se però devo descrivere la mia musica la definirei sincera e parlerei più di quello che trasmette che del sound. Per quanto io cerchi di sperimentare, la componente rap torna sempre perché poi è quello il modo migliore di esprimermi e vedo che i fan abbiano voglia anche di quello. In Italia non penso comunque che ci siano tantissimi che mantengano sempre questa attitudine e provano a fare anche brani più pop.
“Ottobre Rosso” ha segnato anche una nuova, ennesima collaborazione con Ghemon. In futuro con chi ti piacerebbe poter collaborare?
L’ho già detto ma è veramente una cosa che mi piacerebbe fare. Sarebbe bello fare un brano molto sperimentale con Cesare Cremonini perché penso che potrebbe regalare molto su un certo tipo di atmosfera, pur spostandosi da quello che fa abitualmente che già di per sé a me piace. Credo sia uno di quelli artisti che in Italia è esposto per una ragione, ma ha tanta knowledge anche a livello di produzione e potrebbe uscire qualcosa di figo.
La ricetta dietro ad una canzone di Mecna: che ingredienti ci sono?
Sicuramente componente autobiografica fondamentale. Dettagli, che è una cosa di cui amo parlare. Uno parla di piccoli dettagli e pensi che le persone non si ritrovino ed invece è proprio da quelli che la gente ritrova le proprie situazioni nei tuoi brani. E poi un bel beat, particolare ed intimo. Questa credo sia la formula.
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