C’è poco da fare, un grande artista non conosce ostacolo che possa separarlo da una grande esibizione. Così è stato anche la sera dell’11 febbraio quando sul palco del Teatro Metropolitan di Catania è arrivato Ermal Meta. Come ha lui stesso ammesso all’inizio dello show, la febbre ha seriamente rischiato di compromettere la sua esibizione ma, considerato il risultato finale, questo piccolo dettaglio è riuscito solo a dar ancor più valore a quanto visto su quel palco. Meta ha infatti dimostrato a più riprese di essere un artista a tutto tondo anche in una situazione non semplicissima, facendo uscire la sua ironia e auto-ironia a più riprese per colmare qualsiasi gap datogli dallo stato di salute. Nessun tempo morto, sin da quando il concerto ha inizio (poco dopo le 21), tutto scorre molto naturalmente e senza grossi intoppi. La scaletta è molto simile a quella già vista nel tour estivo (e raccontata nel nostro recap relativo alla tappa di Taormina dello scorso agosto) ed è davvero difficile trovare canzoni che possano non meritino attenzioni e menzioni, vuoi per la musica e per i nuovi arrangiamenti che per i testi.
Canzoni come “A parte te”, “Caro Antonello” e “Lettera a mio padre” sono delle piccole perle della musica cantautoriale degli ultimi anni che, seppur conosciute solo in parte dal grande pubblico, si ergono a bigliettino da visita per tutta l’originalità e l’unicità dell’artista. Il contesto del teatro poi riesce ancor di più ad esaltare le doti canore e musicali di Ermal Meta e quel filo tra spettatore e artista che per quasi due ore viene a crearsi senza spezzarsi mai se non per scroscianti applausi. Lo scorso agosto, in occasione della già citata tappa del tour estivo di Meta al Teatro Antico di Taormina, scrivevamo che l’artista puntava a creare un momento di intimità con il suo pubblico, privo di smartphone o fotocamere, ma ricco di orecchie, occhi ed emozioni. Tutto ciò si ripete e si amplifica ovviamente anche in teatro e anzi sembra quasi come se il contesto possa esaltare ancora di più Meta e la sua musica. Il quartetto composto da Raffaele Rebaudengo (viola), Francesca Rapetti (flauto), Roberto Izzo (violino) e Stefano Cabrera (violoncello) che lo accompagna ed il suo alternarsi tra chitarra e piano riescono a dar nuova linfa vitale ai brani eseguiti, con degli arrangiamenti che strizzano molto l’occhio all’intimità dell’acustico pur non essendolo. Da segnalare, sempre parlando di scaletta, inoltre l’esecuzione di “Billie Jean” di Michael Jackson e “Unintended” dei Muse, in cui se non può per ovvie ragioni emergere l’abilità cantautoriale del 37enne nato a Fier (Albania) possono trovare risalto invece la sua incredibile interpretazione e l’eccezionale estensione vocale.
Pur non spezzando troppo il concerto e cercando di mettere sempre al centro la musica, non mancano mai le interazioni con il pubblico. Dalle poltrone del Metropolitan infatti, tra una canzone e l’altra, si sente ogni genere di complimento o battuta e Meta non si tira mai indietro dal rispondere. Del resto, con un teatro praticamente sold-out, il pubblico sembra divertito e compiaciuto e non si tira mai indietro dal partecipare attivamente allo spettacolo, che si tratti di cantare a gran voce, seguire a ritmo con le mani o, appunto, interagire direttamente col cantante. Non potrebbe essere altrimenti del resto visto il numero di spettatori presenti tra i quali anche lo zoccolo duro del fan club di Meta che, in tal senso, nel corso del concerto ricorda: “E’ sempre bello suonare qui in Sicilia. Sono particolarmente legato a Catania perché proprio qui nacque ormai tanti anni fa il primo fan club del mio vecchio gruppo, La Fame di Camilla”.
Indiscutibile il valore e la bravura dei musicisti che accompagnano Meta nella sua esibizione e che non vengono mai messi in secondo piano. I continui giochi di luce riescono perfettamente a creare atmosfere diverse in base alla canzone e al momento anche se, ad essere sinceri, a volte rischiano di distogliere l’attenzione dallo stesso artista. Lo spettacolo dura poco meno di due ore con Meta che, nonostante la febbre, riesce a tenere perfettamente il palco e l’attenzione degli spettatori senza annoiarli mai. Autore tra i più apprezzati del momento e interprete tra i più capaci del panorama musicale italiano, Meta riesce a racchiudere in sé tutto ciò che un cantautore dovrebbe fare: raccontare bene, essere originali, far emozionare. Un ponte tra il cantautorato che fu e quello che si spera possa tornare che, in versione teatro, riesce ad esaltarsi e ad entrare dentro il cuore, passando per le orecchie e per gli occhi, ancor più facilmente.
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