Luna Gualano ha una visione molto chiara di ciò che vuole raccontare e lo fa in modo non scontato, forte ed efficace, con fotografia e musiche che sono già una firma autoriale. Regista, produttrice e sperimentatrice romana, con alle spalle una ricca esperienza dietro la macchina da presa – video musicali, spot e serie web – esordisce al lungometraggio con Psycomentary, mockumentary trhiller che si chiede se davvero ogni vita umana abbia lo stesso valore, pluripremiato ai festival di genere. Il suo secondo lavoro da regista Go Home – A casa loro è un horror ben strutturato e ad alta tensione emotiva, che mentre parla di zombie descrive in realtà una situazione politica e sociale ben specifica del nostro paese.
Luna, pensi che cinema e impegno sociale debbano andare di pari passo?
Credo che l’impegno sociale in questo periodo storico debba essere importante per chiunque, non solo per chi fa cinema o spettacolo.
Allo stesso tempo, però, in generale, non credo che un film per essere un bel film debba necessariamente avere un messaggio sociale o politico. Il mio impegno sociale non riguarda tanto il mio “essere regista”, quanto me come essere umano.
Non so se anche il prossimo film sarà “impegnato” dal punto di vista sociale.
Quello di cui sono certa è che continuerò ad esserlo io, in questo periodo storico in Italia mi risulterebbe impossibile rimanere indifferente.
Come mai hai scelto l’horror come forma espressiva e pensi che gli sarai sempre fedele?
Mi piace raccontare la realtà attraverso il fantastico, “l’irreale”.
Probabilmente affronterò anche altri generi, ma vorrei continuare ad approcciarmi al cinema con meraviglia.
Non mi piace raccontare quello che le persone vivono già ogni giorno.
Qual è il tuo mostro (cinematografico?) preferito?
Indiscutibilmente gli zombie.
Che importanza riveste per te la musica?
Importantissima, d’altronde i miei primi lavori come regista sono stati sul set di videoclip musicali di alcuni gruppi underground romani.
Inoltre Emiliano Rubbi, lo sceneggiatore di Go Home – A casa loro, oltre ad essere mio collaboratore e compagno nella vita, è anche un produttore musicale. Va da sé che risenta in qualche modo della sua influenza.
Donne e regia: un binomio che vorremmo sentire più spesso. In che direzione stanno andando le cose?
Credo che ci sia ancora tantissima diffidenza nei confronti di una donna che decide di fare la regista. E’ uno di quei lavori che nell’immaginario collettivo, è strettamente maschile (come lo è un cardiochirurgo o un direttore d’orchestra).
Ci stiamo muovendo nella direzione giusta, ma la strada da fare è ancora molta.
La mia speranza è che per la prossima generazione una domanda del genere perda di senso e rilevanza.
Il cinema ha il potere di cambiare il mondo?
Credo che siano le persone che abbiano il potere di cambiare lo stato delle cose.
Il cinema è uno degli strumenti che abbiamo a disposizione per provarci.
Di stato di salute gode il cinema italiano oggi secondo te?
Credo che ci siano, in giro, moltissimi autori e registi davvero bravi e pieni di “cose da dire”.
Purtroppo, non sempre vengono messi nelle condizioni di farlo.
Il cinema italiano, secondo me, dovrebbe “osare di più”, ma non tanto dal punto di vista artistico, quanto da quello produttivo. Bisognerebbe avere più coraggio e scommettere su chi prova ad immaginare un cinema “nuovo” e “diverso”.
Non vediamo l’ora – ma veramente- di vedere il tuo prossimo film. Stai già lavorando a qualcosa?
Sto lavorando a diversi progetti in contemporanea. Non so dirti quale vedrà la luce prima. Posso solo dirti che, al momento, sono davvero felice di come stanno venendo.
Grazie mille, Luna
Grazie a te.
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