Maglietta bianca e jeans, nel suo nuovo look con barba lunga cui ci ha abituati negli ultimi tempi (oggi anche con baffo austro-ungarico), Alessandro Borghi è tornato al Festival di Giffoni a tre anni di distanza, da quando nel 2016, era arrivato dopo il successo tv di Romanzo Criminale 2 e Non Essere Cattivo, e soprattutto dopo aver ricevuto alla Mostra del Cinema di Venezia il NuovoImaie Talent Award come miglior attore italiano esordiente. Adesso incontra nuovamente i ragazzi del Festival e la stampa specializzata con la consacrazione di film come Il Primo Re e Sulla Mia Pelle, dopo la serie cult di Netflix, Suburra.
Inutile dire che è ancora il bravo ragazzo romano di sempre, più sicuro di sé, certo, e con una più profonda consapevolezza sociale, acquisita anche grazie al ruolo importante che ha svolto nella ricerca della verità e della giustizia con il film Sulla Mia Pelle.
Di sicuro c’è che non sarà Francesco Totti sul grande schermo. “Non ho mai pensato di interpretare Totti e neanche che lui abbia mai pensato di farlo interpretare a me, e non mi risulta neanche che qualcuno stia pensando di fare una serie sul calciatore”, ha dichiarato, per poi aggiungere: “E poi devo dire che mi interessa anche poco, perché non ho molto amore per il calcio“.
Il ‘Caso Netflix’
Dire che le piattoforme on demand come Netflix uccidono il cinema nelle sale è per Borghi una grossa stupidaggine. “Per via di Sulla Mia Pelle ho litigato con quasti tutti gli esercenti d’Italia – sottolinea, e aggiunge ridendo – E a me piace molto litigare. Gli esercenti hanno boicottato il film perché si sono sentiti minacciati dal sistema Netflix. Io ho detto loro che se avessero proiettato il film in sala avrebbero avuto un’occasione importante per dimostrare che, nonostante Netflix, avrebbero incassati 5 milioni. Personalmente la mia necessità di andare al cinema non viene dalla voglia di vedere un film, dipende dal fatto di volerlo vedere al cinema. Chi al cinema non ci va adesso e si accontenta di vederlo sul divano, in sala non ci sarebbe andato neanche prima. E’ molto difficile che un amante delle proiezioni sul grande schermo si accotanti dei 50 pollici del salone di casa”.
‘Sulla Mia Pelle’ e il potere del cinema
Il film Sulla Mia Pelle è stato un esempio di cinema civile alla maniera di Francesco Rosi, capace di incidere sulla realtà e nel dibattito politico. Anche se Alessandro Borghi nega che l’idea del film sia nata da un progetto a tavolino che volesse influenzare il corso della giustizia italiana. “L’intento – chiarisce – era quello di raccontare nel modo più rigoroso possibile la storia di Stefano Cucchi, la componente emotiva è arrivata sul set. Ciò che è accaduto dopo ha rappresentato una dimostrazione di quanto il cinema abbia un potere sconfinato dal punto di vista umano (io non lo chiamo politico). Credo ci siano molte possibilità perché il cinema di questo tipo continui, ma mi rendo anche conto di come viene trattato questo tipo di film, e del fatto che pochi abbiano interesse a produrre queste storie“.
Borghi ammette che gli sarebbe piaciuto interpretare Giulio Regeni, ma spiega anche che è molto difficile, perché c’è un’indagine in corso e un’iniziativa di questo tipo influirebbe sulla relazione diplomatica con un altro Paese. “E poi, soprattutto – puntualizza – non c’è la volontà della famiglia di fare un film su di lui. Ho fatto quella dichiarazione, travisata, non perché volessi fare un film sul caso Regeni e non trovassi i produttori, cosa oltretutto molto improbabile, ma per spiegare che mi interessa molto fare cinema su questo tipo di storie in cerca di verità. Anche perché il cinema ha il potere enore di restituire in un secondo la dimensione umana, di aprire una via empatica che mille parole non riuscirebbero a splancare“.
Vorrei fare il produttore
“Tutti pensano che io voglia fare il regista – ha continuato a spiegare -, ma in realtà quello che vorrei fare ora è il produttore perché da quando faccio questo mestiere il mio pensiero fisso è offrire occasioni alle persone dotate di talento. Nel cinema c’è ancora questa incredibile paura del box office, che non serve a niente. Continuiamo a vedere sempre le stesse facce, mentre un produttore potrebbe scegliere un protagonista di richiamo, perché ovviamente ci mette i soldi, e fare provini per gli altri interpreti. Il problema è che c’è poco spazio per poter dimostrare quanto si è bravi”.
L’attore romano spiega poi come per lui, che non ha avuto una background accademico, recitare sia una questione di istinto: “Credo che questo lavoro debba essere fatto senza pensare troppo, perché più si sbaglia e più c’è occasione di arrivare a toccare il momento magico del cinema“.
Le donne e il cinema
Borghi ha interpretato Luigi Tenco nel film francese Dalida, e del set e della regista ( Lisa Azuelos, n.d.r.), che definisce “una donna fantastica” ha un ricordo particolare, come se in un film al femminile si abbia una visione completamente diversa del mondo.
Dice di rendersi perfettamente conto che per la parità le donne abbiano ancora molta strada da fare, ma che gli piace pensare che la discriminazione nel cinema sia un po’ meno grave di quello che si dice. “Sicuramente in Italia siamo ancora indietro rispetto a Londra, dove ho girato la serie “I Diavoli” e dove si incontrano donne anche molto giovani che rivesto ruoli dirigenziali, ma adesso con le piattaforme mi sembra che la situazione sia quasi ribaltate, ci sono tantissime nuove attrici“.
‘Facebook? Dovrebbe sparire!’
Per quanto riguarda il futuro dei ragazzi di oggi, Alessandro Borghi spara a zero su Facebook: “I giovani hanno un problema enorme, che si chiama Facebook e che dovrebbe implodere e sparire, perché ha sviluppato tutte i lati negativi degli esseri umani. Facebook in particolare, perché Twitter sta al confine e Istagram è basato sull’immagine. A mio parere Facebook ha eliminato il contatto tra le persone. Se tu prima volevi dire a uno che era un cretino dovevi avere il coraggio di dirglielo, adesso invece con la tastiera sono capaci tutti, sono diventati tutti supereroi”.
E poi: “Per i ragazzi le cose saranno più difficili, a partire dal fatto che oggi a Londra c’erano 39 gradi, e dobbiamo affrontare il problema enorme del cambiamento climatico“.
Dopo ‘I Diavoli?’ ci sarà ‘Suburra 3’
L’attore ha da poco finito di girare la serie I Diavoli, e dice di avere dovuto poi lavorare sulla postproduzione. Racconta che dopo la serie televisiva ci sarà sicuramente Suburra 3. Anticipa che ci sono un paio di progetti da sviluppare ma che il film in cui vorrebbe ora recitare é “andare in vacanza, la mia interpretazione più difficile”.
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