Una luce filtra da una finestra illuminando diagonalmente una stanza disadorna. Sembra di avvertirne l’odore di muffa e segatura con il respiro freddo della povertà. Al centro, il profilo di un uomo minuto, palesemente malnutrito, seduto al suo banco da lavoro di falegname. E’ la prima immagine del film Pinocchio di Matteo Garrone, al cinema dal 19 dicembre in 600 copie.
E’ un immagine di grande potenza emotiva, resa pulsante da chi ha il dono di narrare per immagini la personalità, il carattere di un personaggio o di un luogo in pochi secondi, donando allo spettatore l’anima del racconto e del tema. Cosi ci accoglie Geppetto, interpretato da Roberto Benigni, che già nel 2002 si era cimentato con l’opera di Collodi interpretando però Pinocchio:
“Non ricordo l’ultimo film di Pinocchio o chi lo ha fatto – afferma scherzosamente in conferenza stampa – ma questo di Garrone è il più bello che abbia mai visto. Se Matteo dovesse farne un altro, interpreterei anche la Balena! Ho recitato per la seconda volta il ruolo di un padre (il primo ne “La vita è bella”) e Geppetto insieme a San Giuseppe è il padre più famoso nel mondo!”.
Le Immagini sono straordinarie, realizzate con l’occhio di un pittore della corrente dei Macchiaioli e la mano sapiente di chi riesce a rendere possibile il connubio tra reale e fantastico attraverso la narrazione cinematografica. Matteo Garrone ha voluto accanto a sé come direttore della fotografia Nicolaj Bruel, con il quale aveva già lavorato in Dogman. Il gioco della luce sulle ombre, nei volti e nei luoghi cosi magici e reali al tempo stesso donano all’intera opera l’incanto delle atmosfere, reso possibile anche dalle scenografie di Dimitri Capuani, dai costumi di Massimo Cantini Parrini e dal trucco di Mark Coulier (2 volte premio Oscar per The Grand Budapest Hotel e Iron Lady). Molta artigianalità nel più alto significato del termine, se si contrappone all’uso della CGI (Computer Generated Imagery – immagini generate al computer), ma che si colloca, proprio per questo motivo, nel campo più alto dell’arte cinematografica. Dentro questo scenario si muovono i personaggi della storia frutto di un abile Concept Artist e Chacter Designer come Pietro Scola (nipote del grande maestro Ettore), il quale ha ricostruito attorno ad ogni interprete, l’idea delle tavole di Mazzanti, il primo illustratore di Pinocchio che lavorò con Collodi all’opera del 1883, riuscendo nell’intento di Garrone di rimanere fedele al grande classico.
Tutti gli attori mi hanno aiutato a dar vita ai personaggi, ma anche a realizzare un film che avesse una sua leggerezza, una sua ironia, una sua comicità. Ogni fotogramma di questo film mi appartiene. Ho cercato di fare un film rimanendo fedele all’opera originale avendone un grande rispetto e che potesse sorprendere e incantare il pubblico di ogni età, come spero che possa accadere dal 19 dicembre.
Ogni personaggio quindi è rappresentato con grande intensità lasciando intravedere sempre il proprio mondo interiore, attraverso la prospettiva di Pinocchio, interpretato dal bravissimo Federico Ielapi di 9 anni: ogni scena è girata dal basso verso l’alto, ad un metro di altezza per far vivere allo spettatore la stessa percezione che il protagonista ha in quel preciso istante. Ne risultano due ore morbide e fluide, grazie anche al montaggio di Marco Spoletini. Due ore nelle quali, Mangiafuoco (interpretato da Gigi Proietti), il Gatto e la Volpe (Rocco Papaleo e Massimo Ceccherini), la Fata Turchina (fatina bambina Alida Baldari Calabria – fata adulta Marine Vatch), la Lumaca (Maria Pia Timo), Lucignolo (Alessio Di Domenicantonio) e tutti gli altri personaggi si muoveranno nella vita del burattino di legno senza fili nel suo passaggio alla vita di bambino, ricordandoci tutti gli insegnamenti tratti nel percorso dall’infanzia all’età adulta di ognuno di noi, in un racconto che coinvolge e ci appartiene per sempre come metafora della vita.
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