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Pieces of a Woman di Kornél Mundruczó – Recensione

Benedetta Pallavidino Recensioni Gen 17th, 2021 0 Comment

Pieces of a woman – i frammenti inconciliabili del lutto

Non è solo una donna a pezzi, ma sono i pezzi di una donna quelli che mette in scena il regista ungherese Kornél Mundruczó nel suo primo lungometraggio in lingua inglese, Pieces of a woman, presentato in concorso alla 77esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia e disponibile su Netflix dallo scorso 7 gennaio. Sono i pezzi di una vita, di un’idea di imminente cambiamento, di felicità estrema che si frantumano nel corso di una serata, quella in cui Martha (Vanessa Kirby) sta per dare alla luce, in casa, al fianco del compagno, Sean, e di un’ostetrica che non è quella che lei aveva richiesto, sua figlia.  Un piano sequenza di circa 24 minuti fa vivere allo spettatore – voyeur indiscreto – l’intimità di un momento indimenticabile. Martha è stordita, impaurita, devastata dal dolore fisico delle contrazioni che si fanno sempre più ravvicinate, chiede tutto il supporto di Sean (Shia LaBeouf) e si affida all’esperienza di Eva (Molly Parker), ma qualcosa va storto, va chiamato il 911. La piccola nasce, e dopo qualche minuto, giusto il tempo di venire stretta tra le braccia della madre e dello scatto di un paio di foto, si spegne a causa di un’insufficienza respiratoria.  Questo è solo il primo atto di una tragedia che trasforma la sofferenza fisica in sofferenza dell’anima, quasi un prologo – non a caso il titolo della pellicola compare sullo schermo in conclusione del lungo piano sequenza – che porta alla luce la causa scatenante dello sgretolamento di una relazione, di una famiglia, di una donna che deve convivere con il lutto e con lo svuotamento del suo corpo che da culla della vita è diventato prigione asfissiante.

Mundruczó stringe su Martha per tutto il parto, poi si apre e dà spazio di azione a tutti quei personaggi che ruotano attorno alla protagonista, che hanno la loro storia da raccontare e la loro pesante dose di sofferenza da reggere sulle spalle. Le perdite, i lutti, le sofferenze con cui dover fare i conti hanno radici lontane e riguardano la capacità e l’incapacità di essere forti, di essere madri, e di volere il bene per i propri figli. La maternità è un passaggio di testimone, un’investitura che prevede compiti che si sa o non si sa svolgere, e che mettono in discussione ogni azione: è, infatti, pungente ed ulteriormente difficile da digerire, lo strozzato e faticoso monologo in cui la madre di Martha, davanti alle due figlie e agli invitati – tutti famigliari – ad un pranzo di riconciliazione, racconta come la morte l’abbia sfiorata, accarezzata e poi abbandonata, in tempi di guerra, quando sua madre la partorì in assoluta solitudine e tentò di sfamarla il minimo indispensabile per farla sopravvivere. Sono continue, ripetute, cadenzate pugnalate, quelle che ci infligge Pieces of a woman, delle contrazioni impreviste che portano lo spettatore al parto di una coscienza e di una riflessione profonda sulla vita, sulle responsabilità e sulla capacità di gestire l’assenza di qualcuno che c’era ancora prima di avere un volto o un nome.

Dolore, malessere, vuoto che vengono sostenuti e riportati allo spettatore da una respingente Vanessa Kirby – vincitrice della Coppa Volpi per l’interpretazione femminile – che pone una barriera tra sé e chiunque provi ad avvicinarsi, ad accoglierla, ad asciugare le sue lacrime mai scese. Si è tutti immobilizzati, cristallizzati in un silenzio ed un grigio plumbeo e sterminato, imposto da un evento che nessuno ha potuto controllare o governare.

Qual è la reazione che ci si dovrebbe, dunque, aspettare? Chiudere gli occhi per un istante, prendere fiato e poi ripartire? Andarsene e ricominciare da capo, da soli, altrove? Cancellare i segni di una felicità assoluta, così effimera e passeggera da non essersela neanche goduta? Tutte strade percorribili – e percorse dai personaggi – alle quali si aggiunge quella della “vendetta” portata avanti con tenacia dalla madre di Martha che vuole, ad ogni costo, vedere dietro le sbarre Eva, la negligente ostetrica che non ha saputo essere all’altezza delle complicazioni di un parto. Che la giustizia possa essere un risarcimento adeguato per una perdita imprevista, resta una magra consolazione che non riavvolgerà il nastro del tempo e che non tutti – in positivo ed in negativo – sono disposti ad accettare.  La ferita con il passare del tempo – che lo si concepisca o no quando il lutto è ancora fresco – si dovrà rimarginare e anche per Martha, che nella sua glaciale chiusura sarà cresciuta, avrà per sé tre finali, non alternativi ma concatenati che la sceneggiatrice Kata Wéber ha voluto dedicarle, quasi volendola risarcire attraverso le immagini. E’ proprio nell’ultimo di questi finali, quello che precede i titoli di coda, probabilmente inserito per fare presa sul pubblico americano che, lo sappiamo, spesso è di gusti troppo poco raffinati, che si indebolisce il film che qualche pecca l’aveva già mostrata nell’utilizzo di metafore un po’ troppo elementari – i ponti ed i germogli.

Nonostante ciò, Pieces of a woman, resta un film pregevole, delicato nel suo essere devastante e nel suo appellarsi ad una palette di colori che ben determina e segna il cambiamento delle situazioni: il giallo caldo e accogliente del principio lascia spazio a colori freddi, privi di sinuosità e dimensione. Mundruczó, che fino ad ora era stato aspramente criticato dal popolo dei circuiti festivalieri che non vedeva l’ora di lapidarlo, sembra aver trovato la sua giusta dimensione che punta dritta al ventre senza mai – o quasi – risultare patetica o accomodante.

Titolo: Pieces of a Woman
Paese di produzione: Stati Uniti d’America, Canada
Anno: 2020
Durata: 128 min
Genere: drammatico
Regia: Kornél Mundruczó
Cast: Shia LaBeouf, Sarah Snook, Vanessa Kirby, Molly Parker, Iliza Shlesinger, Ellen Burstyn, Benny Safdie, Jimmie Fails, Vanessa Smythe, Sean Tucker, Noel Burton, Domenic Di Rosa, Tyrone Benskin, Dusan Dukic
Sceneggiatura: Kata Wéber
Fotografia: Benjamin Loeb
Montaggio: Dávid Jancsó
Musiche: Howard Shore
Produttore: Kevin Turen, Ashley Levinson, Aaron Ryder
Casa di produzione: Little Lamb, Bron Studios
Distribuzione in italiano: Netflix

8.5
voto

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Benedetta Pallavidino

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