Le Giornate del Cinema Muto di Pordenone celebrano la 40a edizione tornando in presenza, al Teatro Comunale Giuseppe Verdi, ma con una selezione di film e altri appuntamenti anche online.
A causa dei limiti imposti dalla pandemia, che purtroppo non è stata ancora vinta definitivamente, non può essere neanche quest’anno un’edizione come le altre. Ma per il festival, per la città e per il pubblico è importante ripartire e farlo con un programma di riscoperte, nuovi splendidi restauri e grandi eventi.
Come ha annunciato il direttore Jay Weissberg alla conferenza stampa di presentazione, “anche quest’anno attraverseremo il mondo: assisteremo al funerale dell’ultimo imperatore di Corea e voleremo in India con Ellen Richter, stella della cultura di Weimar. Cecil B. DeMille ci trasporterà magicamente dal Texas al Siam, e l’atleta olimpico Snowy Baker mostrerà la sua abilità e il suo bel fisico nell’entroterra australiano. Vedremo Marlene Dietrich e Myrna Loy come non le abbiamo mai immaginate, e Douglas Fairbanks come lo immaginiamo sempre, mentre si lancia gioiosamente per aria per salvare la donna che ama. Avremo la rara possibilità di vedere la diva, troppo trascurata, Soava Gallone in uno dei suoi grandi ruoli, e vivremo gli orrori della guerra con i soldati italiani sul fronte del Piave. Questo è quello che proponiamo, perché il cinema è più di un diversivo, più di un hobby. È un modo per aprirsi al mondo, per capire da dove veniamo, e per sapere meglio dove stiamo andando”.
Inaugurata con una anteprima nella serata del 1º ottobre – che ha visto protagonista il film Maciste all’inferno (1926) di Guido Brignone, con Bartolomeo Pagano, accompagnato dal vivo con la musica composta da Teho Teardo in stretta collaborazione con Zerorchestra – la rassegna ci ci parla del cinema come apertura a una maggiore consapevolezza e, come già in passato, lo fa mettendo in risalto il ruolo delle donne nella storia del cinema, davanti e dietro la macchina da presa.
Di assoluta riscoperta è la sezione principale del programma 2021, dedicata all’attrice e produttrice Ellen Richter, star del cinema di Weimar dalla forte personalità, all’epoca popolarissima in molti Paesi, inclusa l’Italia, ma il cui nome è stato poi dimenticato insieme agli oltre 70 lungometraggi (la metà prodotti da lei stessa) di cui è stata versatile protagonista, quasi sempre con la regia del marito Willi Wolff. Solo grazie alle ricerche degli studiosi Oliver Hanley e Philipp Stiasny diversi titoli sono riemersi negli archivi di Germania, Russia, Paesi Bassi e Francia. Fra questi, Lola Montez, die Tänzerin des Königs (Lola Montez, la danzatrice del re, 1922), in cui la Richter interpreta l’accattivante cortigiana; Die Frau mit den Millionen (La signora dei milioni, 1923), un film d’avventura orientalista in tre parti scoperto al Gosfilmofond di Mosca; e la deliziosa commedia Moral (Moralità, 1928), in programma giovedì 7 ottobre alle ore 21.00, in cui la star di una compagnia di rivista si diverte a smascherare l’ipocrisia del perbenismo provinciale. La retrospettiva include anche Der Juxbaron (Il barone immaginario, 1927), affascinante commedia degli errori, prodotta ma non interpretata da Ellen Richter e che ci permette invece di apprezzare l’avvio di carriera della futura diva Marlene Dietrich, qui nel suo primo significativo ruolo di contorno accanto al protagonista Reinhold Schünzel.
Un’altra corposa retrospettiva è dedicata alle sceneggiatrici americane, dominatrici assolute nel campo e capaci di esprimere il proprio talento in ogni genere cinematografico. Si celebrano alcune personalità all’epoca molto note come Agnes Christine Johnston e Anita Loos. Autrice del romanzo Gentlemen Prefer Blondes (I signori preferiscono le bionde), da cui è stato poi tratto il film di Howard Hawks con Marilyn Monroe e Jane Russell, Loos era già famosa negli anni Dieci e Venti e il suo nome era legato a tanti film successo con star come Douglas Fairbanks e Constance Talmadge, due dei quali, American Aristocracy e A Temperamental Wife, sono in programma proprio nella rassegna di Pordenone. Il talento immaginifico di Sada Cowan e Beulah Marie Dix, invece, si espresse, fra gli altri, nel film di Cecil B. DeMille Fool’s Paradise (Paradiso folle, 1921). Il prezioso Galoppo di gloria (Kentucky Pride, 1925) di John Ford, restaurato dal Museum of Modern Art, in programma nel pomeriggio di venerdì 8 ottobre sempre al Teatro Comunale, fu scritto invece da Dorothy Yost, più tardi sceneggiatrice di tanti film di Fred Astaire e Ginger Rogers. Uno dei motivi di interesse di questo film, ambientato nel mondo dell’equitazione, è che adotta il punto di vista dei cavalli e il cast animale include alcuni dei più famosi cavalli da corsa dell’epoca, in particolare Man o’ War, la cui fama e le cui vittorie gli hanno fatto guadagnare, nel 1999, il titolo di più grande cavallo da corsa del XX° secolo.
Come ogni anno la magia delle Giornate del Cinema Muto sta anche, e soprattutto, nella fusione perfetta fra le immagini del passato e la musica dal vivo che rende unica ogni proiezione. L’evento musicale di metà settimana, mercoledì 6 ottobre alle ore 21.00, realizzato in collaborazione con la Slovenska kinoteka, vede protagonista il dramma ceco Erotikon (1929) di Gustav Machatý, con l’attrice slovena Ita Rina, accompagnato dalla partitura del compositore Andrej Goricar eseguita da un ensemble di sette musicisti. Il grande evento finale di sabato 9 ottobre, in replica domenica 10, vedrà invece l’Orchestra San Marco di Pordenone eseguire in prima mondiale l’accompagnamento di Günter Buchwald per il film Casanova (1927) di Alexandre Volkoff, nella copia restaurata dalla Cinémathèque française. Basato sulle memorie del grande avventuriero e libertino Giacomo Casanova, interpretato dal divo Ivan Mosjoukine, il film è una sontuosa rievocazione di un mondo scomparso alla fine del Settecento e grazie anche alle magiche architetture di Venezia, dove è stato in parte girato, contiene immagini di straordinaria bellezza.
Info festival:
www.giornatedelcinemamuto.it
info.gcm@cinetecadelfriuli.org
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