L’uomo che comprò la luna
Regia: Paolo Zucca; commedia, Italia 2018
Interpreti: Jacopo Cullin, Stefano Fresi, Francesco Pannofino, Benito Urgu, Angela Molina
Lunedì 21 febbraio, ore 22.15, Rai 5, canale 23; durata: 105′
L’uomo che comprò la luna è il secondo lungometraggio del regista e sceneggiatore cagliaritano Paolo Zucca, scritto insieme a Barbara Alberti e alla conterranea Geppi Cucciari.
Nel 2003 Zucca aveva contribuito alla stesura della sceneggiatura del film di Rocco Cesareo Gli angeli di Borsellino. Nel 2009 si aggiudicò un David di Donatello per il suo cortometraggio d’esordio L’arbitro, dal quale poi trasse un omonimo film realizzato con il contributo di Rai Cinema, distribuito nelle sale italiane nel settembre del 2013 e interpretato, tra gli altri, da Stefano Accorsi, Geppi Cucciari, Marco Messeri, Benito Urgu, Jacopo Cullin e Francesco Pannofino (gli ultimi tre saranno protagonisti anche del successivo film, L’uomo che comprò la luna). Altre sue opere sono i cortometraggi Cuore di clown (2011) e Bella di notte (2013) e l’episodio sardo di una serie di documentari televisivi intitolata I giganti (2015).
Una coppia di agenti segreti italiani, Dino (Francesco Pannofino) e Pino (Stefano Fresi), riceve una soffiata dal governo degli Stati Uniti in cui si comunica che in Sardegna qualcuno è diventato incredibilmente proprietario della luna: un fatto inaccettabile per gli americani, in quanto gli USA furono i primi a metterci piede. I due agenti reclutano Gavino Zoccheddu (Jacopo Cullin), un soldato che, dietro il falso nome di Kevin Pirelli e un marcato accento milanese, nasconde la propria identità sarda: l’uomo dovrà scoprire sul posto chi ha comprato la luna e per quale motivo, ma per farlo dovrà essere trasformato in un vero sardo (anche se, in realtà, lui è davvero originario della Sardegna) e, per questo, verrà sottoposto all’addestramento di tale Badore (Benito Urgu), un formatore culturale reticente e misantropo. Superate le difficoltà della preparazione e di un grottesco esame finale, Kevin/Gavino si imbarca per la Sardegna e dopo una serie di avventure picaresche riesce a giungere nella località fittizia di Cuccurumalu, dove inizia a svolgere la sua delicata indagine sotto mentite spoglie.
Prodotto da Indigo Film e Rai Cinema, dopo essere stato testato unicamente in un circuito di sale sarde, dato il discreto successo il film L’uomo che comprò la luna ha poi avuto una distribuzione anche in alcune delle maggiori città d’Italia (tra cui Roma, Milano, Torino). La pellicola può inserirsi, per certi aspetti, nel sottogenere parodistico di quel cinema di spionaggio italiano (con incursioni nella fantascienza) sorto a metà degli anni Sessanta sulla scia del grande successo della serie di James Bond ma dove la mancanza di soldi e di mezzi risultava spesso quasi imbarazzante: se “i film di James Bond erano molto ricchi e facevano di vestiti e armi segrete una specie di traduzione a livello di massa dell’estetica della Pop Art”, gli 007 italiani “esaurivano le loro trovate in un titolo truffaldino (fecero la loro comparsa agenti A008, A077 e così via…) e in piccole coproduzioni con i paesi del Medio Oriente (in modo particolare l’Egitto), che potevano garantire” almeno una parvenza di esoticità che non facesse rimpiangere troppo (ma era impresa ardua) le avventure intercontinentali di Sean Connery (S. Della Casa, Storia e storie del cinema popolare italiano, Editrice La Stampa, Torino 2001, p.89). Tra i protagonisti del sottogenere spionistico comico italiano non possiamo non ricordare Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, con titoli come 00-2 agenti segretissimi (di Lucio Fulci, 1964), 002 operazione luna (dello stesso Fulci, 1965), Le spie vengono dal semifreddo (di Mario Bava, 1966). Celebre la scena di 002 operazione luna, in cui in navigazione nello spazio i due vedono passare davanti all’oblò lo scheletro di un cane e dicono trattarsi, con molta probabilità, della cagnetta Laika, che aveva riempito le cronache dopo essere stata usata come cavia per l’imbarco, nel 1957, a bordo della capsula spaziale sovietica Sputnik 2.
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