Gli ultimi giorni dell’umanità il film di Enrico Ghezzi e Alessandro Gagliardo, prodotto da Matango con Rai Cinema e Luce Cinecittà in associazione con Minerva Pictures e con Cinedora e con Parallelo 41 Produzioni, presentato nella sezione Fuori concorso | Non Fiction alla 79.ma edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia – dove è stato accolto con molto affetto e attenzione da parte della stampa e del pubblico del Festival – si è aggiudicato il Premio FEDIC (Federazione Italiana dei Cineclub) destinato “all’opera che meglio riflette l’autonomia creativa e la libertà espressiva dell’autore”, con la seguente motivazione: “In un alternarsi tra storia personale e del cinema, anni di lavoro premiati dall’aver saputo documentare con straordinaria creatività e profonde riflessioni un panorama delle variegate vicende umane e della natura. E in un turbinio di immagini e di situazioni il film si chiede se gli ultimi giorni dell’umanità sono già fra noi o stanno per arrivare”.
“Questo premio non può che essere dedicato alla prima persona che ci ha creduto, Nennella Bonaiuto”, commenta così il regista Alessandro Gagliardo.
Gli ultimi giorni dell’umanità è un film di montaggio, strutturato a partire da eterogenei materiali d’archivio che in vari tempi e luoghi sono stati acquisiti, digitalizzati, archiviati, metadatati e lavorati.
Il punto di partenza e l’ossatura del film è l’archivio privato di enrico ghezzi, che documenta una vita camera alla mano, tra dimensione intima e pubblica, tra la fine degli anni ’70 e i primi anni 2000.
A questo prezioso ed eterogeneo materiale, in quattro anni di lavoro e ricerca si sono andati aggiungendo l’archivio di news e dirette proveniente dall’agenzia di stampa russa Ruptly.
L’archivio malastradafilm cresciuto per le mani di Bertino-Castelli-Gagliardo.
L’archivio dell’astronauta Jean-Francois Clervoy, girato nello stra-ordinario contesto della stazione spaziale internazionale e contenente centinaia di ore di immagini dallo spazio.
Estratti dall’archivio Val del Omar, che raccoglie l’opera del cineasta, fotografo e inventore spagnolo José Val del Omar, testimonianza di una ambiziosa e radicale sperimentazione nel linguaggio dell’immagine in movimento e tantissimi estratti dai film di Abel Ferrara, Guy Debord, Aleksandr Sokurov, Bela Tarr, Straub&Huillet, Hans-Jürgen Syberberg, Koji Wakamatsu, Sergej Paradžanov, Otar Iosseliani, Shin’ya Tsukamoto, Luciano Emmer, Bernardo Bertolucci, Carmelo Bene, Federico Fellini e altri grandi autori del cinema europeo e mondiale.
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