Per lo scrittore statunitense Howard Phillips Lovecraft, nato nel 1890, l’universo è un luogo oscuro nel quale si muovono forze misteriose, indecifrabili ed inconcepibili alla mente umana. Sventura è l’imbattersi in esse. Il fatto che Lovecraft sia tutt’oggi celeberrimo è dovuto a quella qualità visionaria tipica dei grandi autori di fantascienza che li rende prescienti e anticipatori di accadimenti, situazioni o angosce del futuro e che ha fatto sì che le sue opere fossero trasposte in innumerevoli film.
Il Colore Venuto dallo Spazio, scritto nel marzo 1927, fu pubblicato per la prima volta nel settembre dello stesso anno sulla rivista Amazing Stories.
La regia di questa più recente versione cinematografica che racconta la storia della buona famiglia Gardner che si trasferisce in una remota fattoria del New England per sfuggire allo stress della vita di città, stavolta è affidata al regista Richard Stanley.
Antropologo e figlio di un’antropologa, inevitabilmente Stanley arricchisce la vicenda di conoscenze personali che rimandano al rapporto dell’uomo con la natura e la terra. La figlia adolescente della famiglia Gardner infatti studia e pratica la magia Wicca, mentre un bizzarro vicino di casa è una sorta di sciamano in grado di percepire l’imminente futuro attraverso i segnali che arrivano dal cosmo e dal terreno, nonchè dal comportamento degli animali. Inutile dire che nulla di tutte queste pratiche riuscirà a salvare i poveretti e i loro amici – tranne uno, che ha appunto il ruolo di narratore della storia, proprio come nel romanzo – e questo per il semplice fatto che il pericolo non viene dalla Terra. Nulla di quel che sappiamo e conosciamo ha più valore, quando si ha a che fare con lo sconosciuto e l’inconoscibile alla massima potenza, poichè arriva da out of space, dallo spazio. Questo effetto straniante risulta particolarmente felice per creare un vero e proprio stordimento destabilizzante nello spettatore, che cerca appigli narrativi come di consueto (chi si salverà? Grazie a quale dote e come?) ma non ne trova, e precipita, molto lentamente, in quel gorgo di delirio e follia insieme alla famiglia Gardner.
Infatti mentre i vari componenti della famiglia cercano di abituarsi alla vita rurale in una meravigliosa casa immersa in ancora più splendidi boschi vista lago (i genitori orgogliosi e felici, i tre figli un po’ meno, con due adolescenti irritabili ed un bimbo occhialuto e alienato) un meteorite, durante la notte, cade davanti alla loro casa, creando un buco nel terreno ma soprattutto incredibili giochi di luce al momento dello schianto. Luci e colori inizieranno da quel momento in poi ad apparire spesso un po’ ovunque, fuori e dentro casa, sopra e sotto. In particolare un colore, che viene ritratto come un violetto purpureo cangiante ma in realtà è un colore alieno (è lo stesso alieno), impossibile a descriversi e a riprodurre: qualcosa di meraviglioso e mai visto. Piano piano tutto attorno a loro inizierà a cambiare aspetto e carattere, persino la frutta, che matura in tempi rapidissimi ma ha un sapore orrendo e malefico.
Il padre di famiglia (Nicholas Cage) fa quello che può per gestire la situazione, ma già aveva difficoltà prima del meteorite, al pari della moglie (Joely Richardson) a stare al passo con la crescita e gli sbalzi di umore dei figli, e l’arrivo della forza aliena lo tramuta in un burattino goffo, arrugginito ed elefantiaco incapace di prendere decisioni sensate. All’attore, che nelle interpretazioni degli ultimi anni appare spaesato, spaventato e mono espressivo, il ruolo calza alla perfezione.
Il Colore venuto dallo spazio ben presto lascia da parte qualsiasi pallida ombra di pietà e di speranza e si tramuta in un horror angoscioso e dalla visione non sempre facilissima. Se il mostro viene da un altro pianeta ed è appunto un colore, fatto di luce, gli effetti delle sue devastanti mutazioni saranno soprattutto visive. Il colore che proviene da altri mondi non è che un parassita (Alien…) che ha lo scopo di risucchiare e fagocitare ogni forma di energia e vita in piante, animali ed uomini, iniziando a tramutarli nell’ombra di loro stessi fino a succhiarne l’essenza e lasciarli come gusci vuoti. Ha il suo quartier generale dentro al pozzo di casa, vive e si rigenera nell’acqua.
Anche quando tutto sarà finito e l’alieno tornato nello spazio da cui proviene, un po’ di quel colore resterà sul fondo della falda acquifera…
Nel complesso il film riesce pienamente nel suo intento di spaventare, disgustare e arricchire di nuovi incubi le visioni notturne dello spettatore, sottolineando come il terreno che abbiamo sotto i nostri piedi insieme a tutte le altre possibili ed ovvie certezze, non sia altro che franabile illusione davanti agli orrori indicibili e sconosciuti del creato.
«Che cosa sia, Dio solo lo sa. In termini di materia suppongo che la cosa sia un gas, ma obbediente a leggi che non sono quelle del nostro cosmo; non è il frutto dei pianeti o dei soli che splendono nei telescopi […] non è un soffio dei cieli di cui i nostri astronomi misurano i moti e le dimensioni […] era soltanto un colore venuto dallo spazio, messaggero spaventoso degli informi reami dell’infinito, al di là della natura che conosciamo.»
(Howard Phillips Lovecraft, “Il colore venuto dallo spazio” 1927)
Le maggiori trasposizioni del romanzo Il Colore Venuto dallo Spazio su pellicola:
La morte dall’occhio di cristallo (Die, Monster, Die!), regia di Daniel Heller (1965)
La fattoria maledetta (The Curse), regia di David Keith (1987)
Die Farbe, regia di Huan Vu (2010)
Virus: Extreme Contamination, regia di Domiziano Cristopharo (2015)
Il colore venuto dallo spazio (Colour Out of Space), regia di Richard Stanley (2019)
Titolo: Colour Out of Space – Il Colore Venuto dallo Spazio
Paese di produzione: Stati Uniti d’America
Anno: 2019
Durata: 111 min
Genere: orrore, fantascienza
Regia: Richard Stanley
Cast: Nicolas Cage, Joely Richardson, Q’Orianka Kilcher, Elliot Knight, Tommy Chong
Sceneggiatura: Richard Stanley, Scarlett Amaris
Produttore: Daniel Noah, Josh C. Waller, Lisa Whalen, Elijah Wood
Casa di produzione: ACE Pictures Entertainment, SpectreVision
Distribuzione in italiano: Adler Entertainment
Fotografia: Steve Annis
Montaggio: Brett W. Bachman
Musiche: Colin Stetson
Scenografia: Katie Byron
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