Leonardo DiCaprio, coi denti un po’ ingialliti la bocca deformata in una smofia di privazione e scontentezza, è Ernest Burkhart, reduce della Grande Guerra, un uomo da niente la cui unica ambizione è fare soldi. Questo volto belloccio dall’espressione vacua rappresenta, nell’ultimo film di Martin Scorsese, Killers of the flower moon, l’America bianca, suprematista, avida, razzista coi neri e con gli indiani. Non abbastanza forte da essere dichiaramente malvagia, ma abbastanza ipocrita e vile da uccidere, nascondendo la mano.
Siamo negli anni 20 del 1900 e ad Osage, nella riserva indiana nella quale sono stati confinati i nativi americani, viene scoperto un pozzo di petrolio. Eccezionalmente, il popolo di Osage diventa immensamente ricco e può disporre di questo patrimonio. Accanto agli Osage, saggi guerrieri che parlano poco, ma sanno e vedono tutto, si forma un manipolo di profittatori, commercianti, aspiranti mariti, tutti pronti a riverire gli indiani, allo scopo di arricchirsi. Molly (Lily Gladstone) è bella, intelligente, ha tre sorelle e una madre anziana. Tutte le donne della sua famiglia moriranno in modo improvviso e misterioso, lasciando la loro eredità ai mariti o ai loro parenti bianchi.
Anche Molly sposerà un bianco, proprio Ernest, che nel suo cuore vede come un coyote, famelico e smarrito. La sorella Anne la mette in guardia: non è un coyote, ma un serpente. Infatti, seppur innamorato, Ernest è del tutto privo di senso morale, in balia di un vento che soffia sul nulla.
Incaricato delle indagini è il boss locale, l’anziano e rispettato propretario terriero William Hale (Robert De Niro), zio di Ernest, che si mostra compassionevole ed affettuoso con gli indiani, almeno in apparenza.
Martin Scorsese ci dipinge un mondo popolato da mostri, uomini che per una manciata di soldi sono disposti alle azioni più abiette, del tutto privi onore e compassione, in contrapposizione alla dignità e alla serietà del popolo indiano, indebolito e addomesticato ma ancora indomito, privato delle armi da guerra, incapace di contastare la malvagità che lo circonda.
Il tema della contrapposizione tra il bene e il male, da sempre motivo di indagine per il regista italoamericano, ritorna più forte che mai in Killers of the Flower Moon.
Le indagini, nonostante le innumerevoli morti di giovani indiani, non vengono svolte e solo quando è già tardi interverrà la figura, al di sopra delle parti, dell’investigatore federale interpretato dall’ottimo Jesse Plemons.
Per Scorsese, raccontare questo piccolo pezzo di storia significa non solo celebrare la bellezza del popolo indiano, tracciata con grazia da elementi onirici e sguardi limpidi e fermi, ma indicare la crudeltà insensata, mossa da pura avidità e disprezzo razziale, dei bianchi americani. Una crudeltà che si inserisce in un quadro molto più vasto, che fa parte dell’ambiguità della natura umana (Toro Scatenato, Cape Fear).
Un ulteriore tassello di indagine sociale e psicologica, dopo la violenza cieca Gangs of New York e i boss morenti di The Irishman.
Killers of the Flower Moon, presentato ed acclamato già a Cannes, è un adattamento cinematografico del libro di saggistica di David Grann.
Le tre ore e venti di durata del film scorrono nel coinvolgimento emotivo dello spettatore, spesso inorridito – non dalla violenza fisica che qui è poco mostrata, semmai da quella morale – ma non privato di una buona dose di black humor. Lo scopo del film non è trovare un colpevole, che conosciamo quasi da subito, ma comprendere le sue motivazioni, e vedere fin dove la malvagità e la stupidità umana possono spingersi.
Killers of the Flower Moon non approfondisce ciò che sta dietro ai caratteri, sia degli eroi positivi che dei malvagi della vicenda, perchè è un affresco che sorvola dall’alto la storia, andando a ritroso nel tempo, e lascia volutamente un senso di sconcerto nello spettatore, incredulo ed incapace di definire il perchè di alcune azioni. Scorsese racconta la banalità del Male, e lo fa attraverso immagini pulite e bellissime, lasciandoci alla visione di quello che, se non è un capolavoro, di certo gli si avvicina.
Regista: Martin Scorsese
Genere: Drammatico
Anno: 2023
Paese: USA
Durata: 206 min
Data di uscita: 19 ottobre 2023
Distribuzione: Un’esclusiva per l’Italia Leone Film Group in collaborazione con Rai Cinema, distribuito da 01 Distribution
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