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Gigi: un maestro e un genio della comicità e del teatro

Ruben Costa Articoli Dic 20th, 2023 0 Comment

Quali aggettivi potrebbero essere consoni per descrivere questo personaggio che per il teatro, la televisione, il cinema e la cultura in generale, ha dato tantissimo e, anche se in maniera “simbolica”, continua ancora a trasmettere? Beh, ce ne sarebbero svariati. Ma nel frattempo, qui e adesso, ci limiteremo intanto a dare una piccola anticipazione per farvi capire di chi stiamo parlando, attraverso l’introduzione di alcune delle sue meravigliose esperienze lavorative che abbiamo imparato a conoscere tramite i racconti dei nostri nonni, dei nostri genitori (i cosiddetti “boomer”) e adesso anche noi della cosiddetta “new generation”, o denominati anche “millennial”. Ancora non state riuscendo a indovinare di chi si tratta? Vi do un piccolo indizio.

Vi dico solo che, sin dagli inizi degli anni Sessanta diventa un artista di formazione teatrale, campo in cui comincia ad ottenere un successo strepitoso e che, tra l’altro, viene seguito da tutta Italia, specialmente a Roma, denominata anche “caput mundi”, o anche “la città eterna”. E’ diventato tra l’altro uno dei più immensi esponenti del teatro italiano, unendo anche le sue strepitose doti di affabulatore e trasformista, avendo avuto, altrettanti maestri come Giancarlo Cobelli, Petrolini e tanti altri.

Siete riusciti a indovinare di chi stiamo parlando? Ma certo. Si tratta proprio di lui, di Luigi Proietti, detto “Gigi”. Un maestro, anzi, di più, un esemplare perfetto del teatro italiano, che ha saputo trasformare la sua iniziale “passione” in una vera e propria arte lavorativa, riuscendo a fare qualsiasi cosa con la sua immensa genialità e creatività,  e e di conseguenza comincia a “tastare” l’odore del successo con il suo primo spettacolo, realizzato con la collaborazione di Carlo Molfese, dal titolo A me gli occhi, please, nel 1976, un esemplare di teatrografia che segnò per lui una sorta di spartiacque per la sua meravigliosa carriera.

A me gli occhi, please

Nello stesso anno, la sua maestria nel recitare lo porta addirittura sul grande schermo, con un film che all’inizio probabilmente non era stato molto compreso dal pubblico che lo stava guardando, ma che invece, successivamente, è arrivato a diventare un vero cult: stiamo parlando di Febbre da cavallo, regia di Steno, nei panni di Mandrake (da qui il termine “mandrakata”, cioè, una sorta di imbroglio per poter trovare i soldi per scommettere all’ippodromo, organizzare truffe e piani sconclusionati) con un cast eccezionale, e negli anni a seguire si sono formati addirittura alcuni cosiddetti “club dei febbristi”, vale a dire, gli appassionati di questo film.

Febbre da cavallo

Ma non finisce qui, perché, sempre nel 1976, il grande Proietti lo troviamo nella veste di doppiatore nel primo capitolo di Rocky Balboa mentre dà la voce a Sylvester Stallone. Film che, diventato successivamente una vera e propria saga cult, viene ancora trasmessa in alcune reti televisive, e suscita ancora un enorme successo, e magari anche un pizzico di curiosità per chi lo vede la prima volta.

Alcuni anni dopo, tra il 1992 e il 1996, lo ritroviamo nuovamente nel ruolo di doppiatore, dando la voce al personaggio del genio della lampada, rispettivamente nella trilogia di film di animazione di Aladdin: Aladdin (1992), Aladdin – Il ritorno di jafar (1994) e Aladdin e il Re dei ladri (1996).

Tra le altre sue meravigliose interpretazioni, sempre nel 1996 lo vediamo apparire nella prima stagione de Il maresciallo Rocca, serie tv, trasmessa sulla Rai, della quale in seguito verranno prodotte altre 4 stagioni (per un totale di 5) più una mini stagione 6, composta da due episodi, con rispettivo titolo Il Maresciallo Rocca e l’amico d’infanzia (Parte 1 e Parte 2), del 2007. Un prodotto televisivo davvero eccezionale, nel quale si può davvero notare a che punto la vera e propria maestria recitativa di Gigi Proietti possa arrivare, interpretando persino un ruolo molto importante, come un Maresciallo dei Carabinieri di una piccola caserma di Viterbo.

Il maresciallo Rocca

Qualche anno dopo, esattamente nel 2002, il grande maestro ritorna nei panni di Mandrake, nel sequel dal titolo Febbre da cavallo 2 – La mandrakata, regia di Carlo Vanzina. Anche in questo seguito possiamo vedere la definitiva esplosione del suo talento, e facendo inoltre notare, anche a distanza di anni dal primo film, come può essere possibile ripetere un tale successo, con diverse novità sempre però naturalmente legate alla prima vicenda, e continuando a far divertire al pubblico.

Febbre da cavallo 2 – La Mandrakata

Nel 2014 Gigi Proietti entra a far parte del cast di un’ennesima serie tv Rai, Una pallottola nel cuore, trasmessa dal 27 ottobre al 16 ottobre 2018, per un totale di 3 stagioni, ciascuna composta da 4 episodi, ideata e diretta da Luca Manfredi, figlio del grande Nino Manfredi (altro grandissimo attore indimenticabile), la quale anch’essa, grazie naturalmente, e principalmente, alla presenza e partecipazione dell’immenso maestro, conquista il pubblico italiano e raggiunge un successo meritatissimo, non solo, come sempre, per la sua strepitosa bravura nel riuscire a cambiare “maschera” spostandosi da un ruolo all’altro.

Una pallottola nel cuore

Nel 2017 il maestro Proietti si immerge nel mondo della conduzione televisiva con Cavalli di battaglia, un programma scritto insieme a Federico Andreotti, Matteo Catalano, Stefano Disegni, Stefano Sarcinelli e Loredana Scaramella. Non è altro che la trasposizione televisiva dell’omonimo successo teatrale (A me gli occhi, please) che scaturisce dal suo vasto repertorio lungo quasi cinquant’anni, accompagnato da un’orchestra e da un corpo di ballo, nel quale, durante il corso delle serate, vari ospiti del mondo dello spettacolo (attori, cantanti e comici) si esibiscono con i propri pezzi migliori, per l’appunto i loro appunto cosiddetti “cavalli di battaglia”, e oltre alla loro performance in singola, si esibiscono anche in compagnia del conduttore, il quale nel frattempo coglie l’occasione per alcuni pezzi storici della sua carriera: da Nerone di Petrolini a Pietro Ammicca l’affarologo fino a La Signora delle Camelie in versione comica.

Nel 2020, fa la sua ultima apparizione, insieme a Marco Giallini, nelle riprese del film Io sono Babbo Natale. In questo stesso anno, esattamente il 2 novembre, giorno del suo compleanno, l’ennesimo “Re di Roma” sfortunatamente non sarà più presente in questo universo, lasciando un enorme vuoto nel cuore di chi ha avuto la straordinaria fortuna di essere stato suo allievo, amico, o magari semplicemente un fan che lo seguiva sin da quando era piccolo.

Le riprese del film sono iniziate a Roma esattamente nel gennaio del 2020. Il primo trailer è stato diffuso il 4 ottobre 2021, e venne presentato in preapertura alla Festa del Cinema di Roma 2021 il 13 ottobre 2021. L’uscita ufficiale venne programmata per il 3 novembre 2021, esattamente a un anno e un giorno dalla sua scomparsa, in modo da poterlo omaggiare al meglio di Gigi Proietti. L’anno successivo, il 24 dicembre 2022, il film viene trasmesso la pellicola viene trasmessa per la prima volta in prima TV su Rai1.

Io sono Babbo Natale

E siamo arrivati adesso al 2 novembre del 2023, esattamente già 3 anni da quel giorno. Ci sarebbe tanto, ma tanto altro, da dire, su questa figura perfetta che, anche se non più presente fisicamente, è come se ancora oggi lo fosse, e dobbiamo pensare che sia sempre cosi, vedendo e rivedendo i suoi spettacoli e tutto quello che ha fatto in modo da poter tener viva la sua memoria e immaginare che lui sia ancora tra noi e che si stia facendo una miriade di risate circondato dalle persone che lo hanno sempre stimato e gli hanno voluto bene. E per concludere questo, seppur breve, racconto di un’icona del teatro italiano, un vero genio della comicità e della recitazione, capace di farci ridere e allo stesso tempo anche emozionare, unico nel suo genere, poliedrico, dalle mille maschere e dai mille volti. Insomma. Gigi Proietti, desidero lasciarvi con queste parole, pronunciate dall’attore romano Edoardo Leo, durante l’ultimo saluto all’insostituibile maestro. E spero di essere riuscito, attraverso queste righe, a produrre una piacevole sintesi di questo imparagonabile “maestro e un genio della comicità e del teatro” (come dice il titolo stesso).

GRAZIE MAESTRO

Le poche righe che leggerò vengono dalla volontà di una associazione che comprende più di 700 interpreti del teatro e dell’audiovisivo, che ha deciso di rendere questo omaggio al maestro, ammesso che io riesca a leggerla.

Ciao Gigi, ecco, per prima cosa scusaci per l’informalità con cui ci rivolgiamo a te anche oggi, ma qualsiasi altra forma ci sarebbe sembrata fuori luogo e allora abbiamo scelto quella con cui ci permettevi di salutarti ogni volta che qualcuno di noi colleghi ti incontrava nelle quinte di un teatro, nei corridoi dei camerini, in una sala doppiaggio, sul set, al ristorante. Non c’era nessun appellativo che ti precedeva, nessun dottor, commendator, signor, tanto meno maestro e men che mai cavaliere anche poi er cavaliere in qualche modo ci sei stato. Ci hai sempre consentito di chiamarti esattamente come ogni persona che ti incontrava per strada, da sempre, ciao Gigi, e così abbiamo iniziato anche oggi che siamo venuti a portarti questo saluto speciale, questa lettera che ti assicuro non è molto diversa da quella che ti avremmo portato per celebrare i tuoi 80 anni, non l’abbiamo cambiata di una virgola. Una lettera che ha una parola ricorrente e ripetuta e non è auguri e nemmeno addio, è grazie.

Grazie per essere stato un costante punto di riferimento per molte generazioni di attori, di interpreti, per aver elevato il nostro mestiere ad una dignità raramente toccata prima, grazie per aver incarnato la figura del professionista dello spettacolo ed aver portato il professionismo come condizione necessaria in ogni momento della tua incredibile carriera, grazie per aver formato decine e decine di lavoratori dello spettacolo, non solo di artisti e di aver speso per anni e anni il tuo talento e la tua energia per l’insegnamento.

Grazie per averci consegnato l’esempio che abnegazione e disciplina possono coincidere con la leggerezza ed il divertimento nel fare questo nostro mestiere.

Grazie per essere stato il motivo per cui molti di noi hanno iniziato a farlo dopo averti visto sul palcoscenico, perchè in tanti hanno sognato senza ammetterlo, io da grande vorrei essere come lui, ovviamente senza riuscirci mai.

Grazie perchè quando hai chiamato un tuo spettacolo “Attore, amore mio”, ci siamo sentiti orgogliosi, partecipi, come tanti buoni o mediocri giocatori che però hanno in squadra il fuoriclasse, il numero 10 il migliore di tutti.

Grazie perchè in tempi in cui ci si affanna a discutere di cultura, tu intanto la facevi, inaugurando teatri, facendoli vivere, riempiendoli per 60 anni, luoghi in cui ci siamo ritrovati, abbiamo discusso, abbiamo riso, abbiamo pianto, ci siamo arrabbiati, ci siamo conosciuti, luoghi dell’anima che tu hai reso vivi, pieni di umanità e di amore.

Grazie di averli addirittura fatti costruire dei teatri, come questo in cui ti stiamo salutando e che sarà casa tua per sempre, questo posto dove sei riuscito a ridare alla parola popolare il senso che merita, ricordandoci ad ogni replica che non esiste alto e basso e che fare il teatro popolare deve essere l’aspirazione più alta, la più nobile, quella che deve muovere ogni nostro passo, questo posto meraviglioso dove oggi stai facendo l’ultima replica.

Grazie per averci fatto divertire fino alle lacrime, perchè ognuno di noi quando ti guardava non era più un tuo collega, era pubblico, quel pubblico verso il quale ci hai insegnato il massimo del rispetto e dell’onestà, una lezione ogni volta e quando tu dicevi ‘a me gli occhi’, in realtà insieme agli occhi ti consegnavamo il cuore e tutta la nostra ammirazione.

Ecco, grazie, per questa lezione continua che ci hai regalato, e sappiamo tutti che saresti stato imbarazzato da questa celebrazione, da questi complimenti fuori scena, dai superlativi con i quali ti investiamo e che avresti volentieri fuggito anche la retorica inevitabile di questa lettera.

Scusa Gigi, eppure ti tocca, ti tocca il saluto scomposto e commosso di un’intera categoria, di un popolo di spettatori incantati, abbiamo usato già troppi paroloni lo so, sai che facciamo allora, chiudiamo con le tue di parole.

Starai dicenno ma che state a fa’, ve vedo tutti tristi nel dolore e c’hai ragione, tutta la città sbrilluccica de lacrime e ricordi.

Ecco te le ricordi queste parole? Le hai scritte tu e te le rubiamo anche stavolta, perchè anche se non ci possiamo abbracciare ci siamo tutti qui a ringraziarti stretti stretti, che tu non sei soltanto un grande attore, sei tanto de più, sei Gigi Proietti.

(Edoardo Leo)

 

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Ruben Costa

Oltre alla Laurea Magistrale in Lingue e Letterature Straniere, ho sviluppato una grande passione per il Cinema da quando cominciai a leggere il primo "Ciak" a 10 anni. Ho avuto la possibilità di partecipare ad un Corso di Cinema, e ho collaborato attivamente all'organizzazione della Conferenza Annuale denominata "Urbinoir" per diversi anni, durante la quale si affrontano diverse tematiche legate al noir anche all'interno del contesto cinematografico. Mi diletto spesso nel tradurre testi o racconti brevi e nelle recensioni di alcuni fumetti o libri (altra mia passione), in particolare su Sir Arthur Conan Doyle con il suo Sherlock Holmes, diventando così negli anni un vero e proprio cultore del personaggio e di tutto ciò che ruota intorno ad esso anche a livello cinematografico. La mia Tesi di Laurea, e alcuni miei lavori su Sherlock Holmes, sono stati infatti, con mia grande soddisfazione, pubblicati online e in cartaceo. Ho sempre pensato al Cinema come un'Arte, e, in quanto tale, va protetta e conosciuta nella sua interezza. Andare al Cinema, seguire e conoscere la sua storia, rimarrà sempre un mio grande amore.

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