Dopo molto tempo torniamo a consigliarvi una lettura dello zio Stephen vista anche la disponibilità su Netflix del film tratto da questo romanzo, veramente molto fedele al libro: Il gioco di Gerald di Stephen King.
In una casa isolata su un lago, Jessie si piega all’ennesima fantasia sessuale del marito Gerald, che questa volta l’ammanetta al massiccio letto in legno. Ma quando umiliata, lei lo allontana con un calcio, l’uomo si affloscia inerte, stroncato da un infarto. Il tempo passa e Jessie, immobilizzata e dolorante, sembra votata a una morte lenta, resa ancora più atroce dalla comparsa di un affamato cane randagio e da un’ombra misteriosa e irreale che fa capolino nella stanza.
Con questo romanzo King abbandona le ambientazioni più cupe e terrificanti, tipiche dei suoi libri, per calarsi in una dimensione ben più inquietante, ovvero quella dell’animo umano. Non ci sono mostri o presenze demoniache tipiche delle sue narrazioni, il vero terrore qui arriva dal cuore e dalla mente, dal silenzio e soprattutto dai ricordi rimossi. Questo è un King essenziale e crudo che offre al lettore una grande prova di maturità letteraria.
King costruisce l’intera narrazione su un singolo luogo e una sola protagonista immobilizzata, in una vera sfida narrativa all’apparenza impossibile: nessun movimento, pochissima azione intorno a lei, eppure la tensione ha un crescendo inarrestabile. Il vero campo di battaglia è la mente di Jessie che, intrappolata fisicamente, inizia un viaggio interiore che la porta a confrontarsi con i suoi traumi infantili, verità mai dette e silenzi soffocanti. Il romanzo si trasforma in un dramma psicologico spietato dove le catene sono più simboliche che reali.
Se qualcuno viene a chiederti che cosa è il panico adesso sai rispondere: un imbuto emotivo che ti lascia addosso la sensazione di aver risucchiato una manciata di monetine.
La resa del flusso di coscienza è ciò che cattura il lettore, la voce di Jessie viene frammentata e sdoppiata, dialoga con se stessa in una sorta di monologo interiore che diventa poi un dibattito, uno scontro e infine una rinascita. King mette a nudo la psiche femminile in maniera empatica e rispettosa evitando di cadere nel banale e nella superficialità. Il vero orrore in questo romanzo ha l’aspetto di un’infanzia rubata, del potere maschile malato e del corpo come prigione per l’anima.
Sebbene sia un romanzo diverso dal solito, l’inconfondibile firma del Re del terrore non manca e la si ritrova negli elementi sinistri e ambigui come il cane randagio affamato che si nutre indisturbato del corpo di Gerald e la strana figura oscura, non si sa se immaginaria o reale, che si insinua ogni notte nella stanza. Una presenza che incarna la vera paura ovvero quella di non essere soli nemmeno quando si è completamente abbandonati.
Per la gente di solito contare fino a dieci è il sistema con cui paperino cerca di dominare il suo caratteraccio. Ma la verità è che da la possibilità di riazzerare tutte le emissioni emotive e chiunque non abbia bisogno di un riaddrizzamento emotivo almeno una volta al giorno ha probabilmente problemi più gravi dei tuoi e dei miei.
Lo stile di King qui è essenziale, diretto e privo di descrizioni prolisse, il ritmo della narrazione si alterna tra lento e serrato per far accrescere l’ansia e la tensione come una sorta di battito cardiaco che accelera di pagina in pagina. Il gioco di Gerald è un romanzo di resistenza e sopravvivenza sia fisica che emotiva, è il racconto di una donna che trova da sola la forza di combattere e rompere non solo le vere manette che la tengono immobilizzata al letto, ma soprattutto quelle invisibili che l’hanno tenuta bloccata per una vita intera.
Autore: Stephen King
Genere: Horror
Anno: 2013
Casa Editrice: Pickwick
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