Train to Busan è un film sudcoreano del 2016 di Yeon Sang-ho con Gong Yoo, Jung Yu-mi, Ma Dong-Seok e Kim Su-an, Zombie-movie acclamato dalla critica, ha incassato 85 milioni di dollari in Corea del Sud, diventando uno dei più grandi incassi di sempre in patria.
Il film si svolge quasi interamente su un treno ad alta velocità in partenza da Seul e diretto a Busan. Questo contesto claustrofobico non è solo un espediente narrativo ma una potente metafora della società coreana e globale dove il progresso corre veloce lasciando indietro i valori umani fondamentali. Uscito in un periodo in cui il cinema sudcoreano stava ottenendo crescente riconoscimento internazionale, il film si è rivelato un successo clamoroso sia per visione che per critica. con oltre 90 milioni di dollari incassati al botteghino e una standing ovation al Festival di Cannes, Train to Busan ha saputo unire intrattenimento, tensione e critica sociale.
Seok-woo (Gong Yoo) è un manager finanziario divorziato, freddo e distaccato che decide, su insistenza della figlia Soo-an (Kim Su-an), di accompagnarla per il suo compleanno a Busan per far visita alla madre. Sui binari della KTX però si scatena l’inferno: un’epidemia zombie comincia a diffondersi con una velocità terrificante. I passeggeri si trovano intrappolati nel treno, combattendo per la sopravvivenza, in un crescendo di tensione e disperazione.
Uno dei grandi pregi di questa pellicola, oltre la giusta combinazione di ritmo serrato, dramma emotivo e sottotesto sociale, è la sua stratificazione tematica. Dietro la facciata di uno zombie-movie, il registra affronta tematiche molto importanti che toccano dritto il cuore degli spettatori coreani e non solo.
Con Seok-woo, il regista fa una profonda critica al capitalismo egoista, lui è un uomo ossessionato dalla carriera, all’apparenza insensibile e alienato dai rapporti umani che solo con la tragedia riscopre l’empatia e l’amore non scontato di sua figlia.
La solidarietà contro l’egoismo è la vera battaglia che i protagonisti poi devono affrontare sul treno, più che il veloce espandersi dell’epidemia. Alcuni personaggi si sacrificano per il bene collettivo mentre altri si chiudono nel loro egoismo pensando solo a se stessi e causando continui disastri che aggiungono problemi alla già difficile lotta per la sopravvivenza.
La disuguaglianza sociale è un altro problema grande che ancora oggi è troppo radicato nella cultura coreana, gli emarginati, i lavoratori, i senzatetto e i ricchi hanno tutti reazioni diverse all’incombere dell’apocalisse e mostrano nettamente la frattura del tessuto sociale.
Il rapporto conflittuale padre-figlia è poi il perno e il motore di tutta la narrazione, Seok-woo cresce emotivamente grazie all’altruismo della sua bambina e passa dall’essere un’insensibile egoista al sacrificarsi per garantire la salvezza alla figlia in un estremo gesto di redenzione con un forte impatto emotivo sullo spettatore.
Dal punto di vista tecnico Train to Busan è un’opera impeccabile. La regia di Yeon Sang-ho si distingue per l’uso magistrale dello spazio e del tempo. Il treno diventa un microcosmo dell’umanità, ma anche un palcoscenico perfetto per l’azione adrenalinica che il regista orchestra con tensione crescente e realismo.
Le sequenze d’assalto sono coreografate con ritmo e precisione, evitando l’effetto splatter tipico del genere. La tensione è più psicologica che viscerale. Ottima anche la sceneggiatura che costruisce personaggi credibili e coinvolgenti con cui è facile entrare in empatia.
La fotografia di Lee Hyung-deok è altrettanto spettacolare e sottolinea la claustrofobia del treno, alternando inquadrature strette con momenti di respiro nei paesaggi esterni, sempre minacciosi.
La colonna sonora invece è discreta ma efficace, alterna silenzi drammatici a momenti sonori di grande impatto. Perfetto l’uso del suono ambientale di sottofondo che aumenta la tensione e l’ansia dello spettatore.
Questa pellicola ha ridefinito il genere zombie nel panorama asiatico e internazionale. Non si tratta solo di un horror ma di un dramma sociale, una parabola etica e una riflessione sull’umanità nei tempi della crisi. Il regista ha unito con coraggio cinema di intrattenimento e contenuto senza rinunciare a phatos e azione. Train to Busan è un film che commuove, angoscia e fa riflettere. La capacità di generare empatia con i personaggi, in particolare con la piccola Soo-an che incarna purezza e speranza, è ciò che eleva il film al di sopra della media a livello globale.
Il film dunque è una pellicola potente, ben scritta e superbamente diretta che utilizza gli zombie come catalizzatore di un’analisi sociologica profonda. Non sono i “mostri” il vero nemico, ma l’indifferenza, la paura degli altri e il rifiuto dell’empatia. Una vera e propria lezione di cinema che coniuga tradizione e innovazione, azione e sentimento, critica sociale e redenzione personale.
Disponibile per la visione su Prime Video
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