The Canyons – Recensione

Una Hollywood che si muove nelle ombre, lontana dalle luci dello sfarzo e dello star system, una Hollywood più cupa, quella percorsa da tanti giovani in cerca del successo.

In questo scenario si muovono due coppie di personaggi: la prima composta dalla diva Tara (Lindsay Lohan “Machete” – “Bling Ring”) che lasciato il set, segue il suo compagno e ricco produttore Christian (James Deen), e la seconda formata dall’assistente di produzione Gina (Amanda Brooks) e dal suo ragazzo Ryan (Nolan Gerard Funk “Riddick” – “Evidence”), giovane attore in cerca di fortuna. Tra rancori e vecchie ferite, le vite di questi uomini e di queste donne si scopriranno legate prima, intrecciate poi, strette come un nodo alla fine.

“The Canyons” è un trhiller noir diretto da Paul Schrader (“American Gigolò” – “Il Bacio della Pantera”), ambientato nella odierna Los Angeles, di cui ci viene mostrato il lato più torbido ed oscuro. Il regista si concentra così profondamente su questa sua intenzione da rendere il film eccessivamente esplicabile con il titolo dell’opera. In ogni scena è preponderante il senso di “voragine”, inteso come una frattura profonda che in questo caso separa metafora e narrazione, messaggio e recitazione, elementi che prevalgono a turno gli uni sugli altri, sovrapponendosi, alternandosi, senza un equilibrio. La visione si perde, non si assapora, la tensione è una patina sottile difficile da mantenere, soprattutto a causa di una realizzazione caotica. Un eccesso di virtuosismo mal gestito e di difficile codifica.

Tanti, troppi, gli elementi inseriti anche al solo fine di trasmettere il semplice stato di ossessione o di controllo. Un pragmatico azzardo che non riesce ad accontentare le esigenze di coloro che intendono avvicinarsi alla pellicola. Un esercizio di stile pretenzioso in termini di maturità che si perde letteralmente in un bicchiere d’acqua, intorbidito da scelte che denotano una mancanza di esperienza.