E’ una delle serie TV più seguite e più longeve della televisione italiana che racconta delle avventure e delle dissaventure di una delle famiglie più amate dal pubblico, la famiglia Martini. Stiamo parlando ovviamente di ‘Un Medico in Famiglia‘, una serie che dal 1998 ad oggi, seppur a più riprese, ha tenuto incollati allo schermo milioni e milioni di fans italiani grazie anche alle splendide interpretazioni dei tanti attori che ormai da anni fanno parte del cast. A questi si è aggiunto da un anno a questa parte Edoardo Purgatori, che ci ha messo davvero poco a diventare l’idolo delle fans della serie.
Nato a Roma nel 1989 inizia la sua carriera di attore, dopo tanti anni di studio che lo hanno portato anche all’accademia di Oxford, con diversi ruoli in teatro recitando non solo in lingua italiana ma anche in tedesco e in inglese. Successivamente poi Edoardo inizia a partecipare a numerose serie e film per la TV, come ‘Donna Detective’ e il recente ‘Amore oggi‘, e a numerosi cortometraggi arrivando poi anche sul grande schermo comparendo in pellicole come ‘To Rome with Love‘ e ‘La mossa del pinguino‘ che rappresentano solo l’inizio di una carriera che ha già tutti i presupposti per essere ricca di soddisfazioni. Dal 2013 inoltre l’attore è, insieme alla collega Eleonora Cadeddu, testimonial del progetto ‘Leo4Children‘ che si occupa di creare aree ricreative nei reparti di pediatria di diversi ospedali italiani.
Abbiamo contattato in esclusiva Edoardo per parlare con lui della sua carriera di attore e dei suoi prossimi impegni lavorativi.
Come hai iniziato a fare l’attore e c’è qualche artista in particolare, italiano e non, a cui ti ispiri?
Io ho iniziato a scuola, quando ero piccolissimo, partendo dai primi spettacoli che si facevano ad esempio nel periodo di Natale. Poi quando ho fatto la scuola tedesca c’era questo corso offerto settimanalmente che durava tutto l’anno e che si concludeva con uno spettacolo finale davanti a tutta la scuola. Ho iniziato a coltivare la mia passione in questo modo, ma il vero passo importante che mi ha portato a scegliere questa carriera e a fare questa scelta di vita è avvenuto quando lasciai l’università per andare in Inghilterra per proseguire i miei studi di recitazione all’accademia di Oxford. Per quanto riguarda i miei modelli, se parliamo di artisti stranieri ho 3 punti di riferimento: Marlon Brando, James Dean e Montgomery Clift. Questi tre sono sicuramente gli attori a cui più mi ispiro e che provo a emulare nelle scelte artistiche che faccio. In Italia invece ce ne sono diversi, da Eduardo De Filippo ad Alberto Sordi, che essendo romano non posso non citare, fino a Gassman, De Sica e via dicendo. Infine aggiungo anche Toni Servillo perché credo sia riuscito a fare una cosa che in pochi sono riusciti a fare nel nostro paese cioè dedicarsi contemporaneamente sia al cinema che al teatro. Spesso in Italia l’attore di teatro e l’attore di cinema sono visti come due cose differenti, lui invece è un grandissimo attore teatrale, che fa tante repliche durante i tour dei suoi spettacoli, ma che ha trovato, con i film di Sorrentino, la consacrazione anche sul grande schermo. Credo che ciò sia molto importante per riuscire a dare un bel segnale e un bell’esempio al nostro paese e agli addetti ai lavori.
Lo scorso anno è cominciato il tuo percorso in una delle serie TV italiane più amate: ‘Un medico in famiglia’. Come è iniziata quest’avventura e cosa ne pensi del tuo personaggi?
Feci i provini come tutti e riuscì ad entrare nel cast ricevendo questa parte anche se successivamente ho scoperto che la descrizione iniziale del personaggio era totalmente diversa da me, proprio fisicamente parlando, quindi devo aver fatto qualcosa di speciale penso per convincerli che potesse essere diverso da come era descritto nella sceneggiatura. La mia fortuna poi è che il ruolo di Emiliano è una parte diversa dai ruoli che solitamente si sono visti in ‘Un medico in famiglia’. E’ un personaggio un po’ più “scuro”, che rispecchia alcune parti della società che spesso non sono rintracciabili in serie di questo genere. Ho visto questo ruolo come una bella sfida e ci tenevo a far bene e a non fermarmi solo al ruolo del ragazzo cattivo e sbandato, ma a mostrare che comunque è un essere umano che può avere un passato tormentato ma, allo stesso tempo, può essere anche una persona con dei valori e dei sani principi.
Hai preso parte poi a diversi film come ad esempio ‘To Rome with Love’, ‘La mossa del pinguino’ e più di recente ‘Amore oggi’. Come ti sei trovato in queste tue prime apparizioni cinematografiche e hai qualche annedoto in particolare riguardante queste esperienze?
Per quanto riguarda ‘La mossa del pinguino’ ho fatto un piccolo ruolo che però è stato molto interessante perché ho potuto girare una scena in cui c’erano attori come Memphis e Fantastichini e ho avuto modo di imparare molto anche da queste persone. La fortuna di fare cinema è anche che hai più tempo per fare le cose studiate e approfondite in maniera migliore perché i tempi sono diversi. Per quanto riguarda ‘Amore oggi’ di ricordi ne ho tanti anche perché è stato il primo ruolo da protagonista vero e proprio e avevo sulle spalle una bella responsabilità. Il ruolo che ho interpretato era abbastanza lontano da me perché è un personaggio che inizialmente si lascia completamente andare mentre poi diventa quasi un tronista e in questo senso non lo sento vicino alla mia persona (ride ndr). Durante le riprese mi svegliavo alle 2 della mattina tutti i giorni e, dopo 5 ore di trucco, si girava poi per 10 ore sul set, quindi andavo avanti a caffé insomma! Di scene divertenti ne ricordo diverse, per esempio quando abbiamo girato in una discoteca di Roma e nessuno sapeva cosa stessimo facendo e ci guardavano curiosamente o male, pensando che stessimo girando un documentario, ma siamo riusciti a integrare tutto ciò e credo sia venuto molto bene.
Di recente sei diventato testimonial del progetto di solidarietà ‘Leo4Children’. Quali sono gli obiettivi di questa iniziativa?
E’ un progetto triennale ed abbiamo quasi terminato il primo anno. L’obiettivo è quello di creare o migliorare delle postazioni dedicate ai bambini nei reparti di pediatria nelle quali si possano divertire, dandogli quindi la possibilità di usufruire di libri, videogiochi e tutto quello che può volere un ragazzino dai 5 ai 18 anni e che è costretto a stare in ospedale. Abbiamo fatto una campagna a Natale con i pandorini e ora la riproporremmo nelle piazze in questi giorni con le colombine e grazie alle offerte che ci sono arrivate abbiamo raccolto una bella cifra che ci sta permettendo di installare le prime postazioni in circa 20 ospedali di tutta Italia. Anche io andrò a maggio in un ospedale in Puglia a portare uno di questi kit insieme al gruppo dei Leo. E’ un bel progetto insomma col quale stiamo cercando di supportare questi bambini, già sostenuti dalle famiglie e dai medici, provando a regalargli un po’ di gioia.
Quali sono le tue speranze e i tuoi progetti per il futuro?
Ho già un paio di progetti in ballo: parteciperò ad un film su cui però ancora non posso dir nulla, dovrei girare un episodio pilota per una serie che dovrebbe andare in onda o su Sky o su MTV, farò uno spettacolo in teatro e sto scrivendo, insieme ad un amico con cui collaboro da un po’, un mio progetto. La mia speranza invece è una: mi auguro che la “rivoluzione” che sta avvenendo negli USA in televisione, con queste grandi serie TV scritte benissimo, ben finanziata e a cui prendono parte in un modo o nell’altro registi del calibro di Scorsese, Scott e via dicendo, possa avvenire anche in Italia e si possa così anche da noi puntare molto di più sulle produzioni televisive. Infine, ovviamente, mi auguro anche che i giovani che come me hanno voglia di dimostrare di poter fare bene riescano, proprio in questi contesti, ad avere più spazio e possibilità di emergere.
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