Annunciato in sordina ed in silenzio, come se avesse timore di farsi vedere dal grande pubblico (in pieno stile Nolan), Interstellar è arrivato il 6 novembre nelle sale cinematografiche italiane, carico di un alone di mistero. C’è chi elogia a spada tratta le opere del più quotato regista degli ultimi anni, ma anche chi lo critica ampiamente, definendo il suo cinema pregno di buone idee, ma molto sopravvalutato.
Nella maggior parte dei casi, critica e pubblico si sono schierati a favore del prodigio britannico, ma in questo autunno, Nolan dovrà affrontare la sua sfida più grande: battere un terreno a lui sconosciuto, un progetto in scala enorme per poter finalmente zittire tutti quei mormorii, e mettere tutti d’accordo su uno stesso piano.
Titolo: Interstellar
Regia: Christopher Nolan
Sceneggiatura: Jonathan Nolan e Christopher Nolan
Musiche: Hans Zimmer
Cast: Matthew McCounaughey, Anne Hathaway, Jessica Chastain, Bill Irwin, Ellen Burstyn, Michael Caine, Mackenzie Foy, John Litgow, Casey Affleck
Genere: Fantascienza, Drammatico
Durata: 168′ ca.
Produzione: Warner Bros. Pictures, Paramount Pictures, Legendary Pictures, Syncopy, Lynda Obst Productions
Distribuzione: Warner Bros. Pictures, Paramount Pictures
Nazione: USA, Regno Unito
Uscita: 6/11/14
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La Terra è allo stremo. Le coltivazioni vengono decimate da una non meglio precisata piaga ed il clima sta cambiando, riducendo le piccole realtà agricole del mondo a veri e propri deserti.
Inizia a farsi strada nelle persone, il pensiero che le future generazioni dovranno vivere di stenti o addirittura sopravvivere a vere e proprie carestie, considerando anche che l’unica coltivazione resistente alla piaga è il mais, ma anche questa sembra avere le ore contate.
L’ex ingegnere della NASA Cooper, vive una vita più o meno regolare nella sua fattoria di famiglia, con i figli ed il suocero. In particolare, la piccola Murph, eredita molto dal padre, coltivando un forte senso critico e sviluppando un interesse concreto nelle teorie scientifiche.
E proprio grazie all’intuito della piccola che Cooper riesce a scovare un’unità ancora attiva della NASA, che sembra stia lavorando ad una soluzione per portare in salvo l’umanità.
L’uomo è sempre rimasto affascinato, nonché impaurito dall’ignoto. E per questo, dall’allunaggio di Armstrong e Aldrin, le ricerche e le spedizioni non si sono mai fermate, arrivando a scoprire nel firmamento cose che trascendono l’umana comprensione: dalle teorie sui buchi neri, tempeste gravitazionali, fino al ponte di Einstein-Rosen, conosciuto ai più come Wormhole.
Ed in effetti, la nuova avventura di Nolan (e di conseguenza, anche questo approfondimento) parte proprio da qui, una pellicola che nella sua quasi totalità fa riferimento a studi e ricerche veritiere, tanto da avvalersi della presenza nella crew del fisico teorico Kip Thorne. E forse è questo il punto forte del titolo, almeno nelle prime due ore. Cercare di riuscire a far capire anche ai più novizi, fondamenti di teorie scientifiche ultra-complesse e con anni di studi e ricerche alle spalle.
Ed una delle critiche principali mosse nei confronti del regista al termine della visione della pellicola (oltre ai consueti “buchi di sceneggiatura” rinfacciatigli fin dagli esordi), è stata proprio nei riguardi dei presunti fondamenti scientifici, etichettati da molti come fittizi. Il fatto di riuscire a semplificare concetti come: La Teoria Della Relatività, cosa è un Wormhole o la teoria dei mondi paralleli, non significa assolutamente che il regista abbia inventato di sana pianta tutto ciò su cui effettivamente si basa un buon 70% della pellicola. Anzi, piuttosto dovrebbe dimostrare la bravura di chi è riuscito a rendere “masticabili ed assimilabili” concetti di tale portata, ad un pubblico su larga scala. Poiché, non dimentichiamolo, comunque rimane un kolossal hollywoodiano. Inoltre, lo stesso Kip Thorne (fisico teorico del California Institute of Technology, collaboratore e produttore esecutivo del film) ha fermamente respinto al mittente le critiche sopracitate, precisando come “tutto quello che vedrete, deriva dalla teoria della relatività di Einstein”. Tra l’altro il fisico ha scritto diversi libri sull’argomento, tra cui proprio “Buchi Neri e Salti Temporali”. E bisogna dire che il risultato è pienamente raggiunto, in quanto tutti i tasselli sono posti nel giusto ordine. Pur evidente la sua natura prettamente hollywoodiana, Interstellar rimane comunque un film più complesso, rispetto alla media richiede molta più concentrazione per poter essere seguito ed apprezzato appieno.
Ma allora, perché abbiamo precisato in precedenza “almeno nelle prime due ore”? Perché la necessità di donare alla pellicola un lieto fine assennato, fa uscire dai binari qualunque affermata teoria scientifica.
Come lo stesso Nolan ha affermato “So dove abbiamo imbrogliato quando si deve imbrogliare nei film, e ho fatto si che Kip ne fosse a conoscenza”, supponiamo si riferisse proprio a questo.
Attenzione: questo non significa che il finale sia una forzatura appiccicata alla bene e meglio. Ed è proprio qui che si vede la mano della premiata ditta “Nolan Family”, Christopher ed il suo fratellino Jonathan. Montando un finale cercando di proporre quello che da sempre ha contraddistinto il loro stile ricercato nel mondo del cinema, ovvero: un giusto mix di sorpresa, epicità e coinvolgimento emotivo.
Ebbene sì, anche in un film come questo Interstellar troviamo tanta epicità, che riecheggia nelle straordinarie interpretazioni degli attori, nel solito tempismo maniacale della regia di Nolan e nelle musiche meravigliose del solito Hans Zimmer.
Per capire di cosa sto parlando, è sufficiente ascoltare dal minuto 3:45 questa straordinaria composizione.
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=PHYKpLN1kio]
Dopo essere già stato battuto da molti, in principio fu Kubrick con 2001: Odissea Nello Spazio e poi Alfonso Cuaròn con il più recente Gravity, lo spazio sembra essere terreno anche di Christopher Nolan.
E l’aria che si respira nella pellicola, è proprio quella che ha contraddistinto tutti i suoi lavori precedenti, a partire dall’opera prima del 2000, Memento, in particolare per quanto riguarda le teorie sul tempo, da sempre uno dei capisaldi del regista.
Tuttavia, paragonarlo all’opera di Kubrick o alla più recente di Cuaròn è un errore che forse tutti non dovremmo più commettere. Interstellar, sebbene abbia diversi riferimenti (inevitabilmente, all’opera di Kubrick), conquista con prepotenza una sua identità, cercando a tutti i costi di mettere la storia su un piano più umano ed emozionale, dal legame che viene lentamente a crearsi nella squadra dell’Endurance, ai sensi di desolazione e claustrofobia (resi in maniera ottimale da una regia e da una fotografia impeccabili) nel trovarsi ad una distanza abissale dalla propria casa, chiedendosi cosa stiano facendo i propri cari in quell’istante, fino al vero e proprio istinto di sopravvivenza dell’essere umano. E qui entrano in gioco i protagonisti, davvero in uno straordinario stato di grazia senza precedenti.
Partendo dal protagonista, il fresco di Academy Award Matthew McConaughey, affranto e vedovo padre di famiglia, deciso a tutti i costi di tornare da sua figlia, capace di mettere più volte in dubbio la sua missione, ma comunque deciso nel suo scopo primario: cercare di regalare un futuro vivibile alle future generazioni.
Passando ai co-protagonisti, l’eccezionale Anne Hathaway, vincitrice dell’Academy Award per il musical Les Miserables, nei panni della fredda e calcolatrice (almeno all’inizio) Dr.ssa Amelia Brand. Il personaggio della Hathaway è quello più particolare all’interno del lotto di attori, capace di destare inizialmente quasi un senso di fastidio allo spettatore in sala, ma capace poi di conquistarvi con la sua simpatia ed umanità. Per gli amanti dei riferimenti, possiamo paragonare il personaggio di Amelia, ad un altro character di Anne Hathaway in un film diretto da Christopher Nolan. Parliamo di Selina Kyle in The Dark Knight Rises, la cui caratterizzazione del personaggio segue più o meno lo stesso iter, rivelando solo a pellicola inoltrata tutto il suo valore umano.
Ed infine troviamo l’Academy Award Michael Caine, ormai presenza fissa nei film del connazionale Nolan, nell’ennesima grande interpretazione della sua carriera nei panni del Dr. Brand (padre di Amelia), senza dimenticare le eccezionali performances di Jessica Chastain e Mackenzie Foy, rispettivamente Murph adulta e bambina e Casey Affleck nei panni (adulti) del figlio di Cooper, Tom.
Ci troviamo di fronte ad uno dei film più ambiziosi, ma anche più controversi degli ultimi anni, caratterizzato da momenti assolutamente epici e dall’elevato coinvolgimento emotivo. Se seguito con la giusta concentrazione ed il giusto spirito (cioè, senza dimenticare che si tratta comunque di un film), tutti i tasselli sono posizionati al posto giusto in questa opera magna del regista britannico, e possiamo affermare con assoluta certezza come questa sia la sua opera più grande e maestosa, non solo per aver calcato un terreno a lui sconosciuto e per questo tanto rischioso, ma per averlo fatto suo con la solita classe e precisione, capace di spiegare in maniera lineare teorie scientifiche da fisici teorici, ma soprattutto capace di donare allo spettatore sensazioni diametralmente opposte, passando da un senso di impotenza e desolazione, ad un senso di speranza ed avvicinamento emotivo nei confronti dei protagonisti, aiutato da una trama incalzante e da una colonna sonora assolutamente spettacolare ad opera di Hans Zimmer.
Interstellar è l’urlo prepotente e fortissimo del regista, che grazie ad una sceneggiatura ambiziosa e ad un cast di fuoriclasse in stato di grazia, potrebbe davvero mettere tutti in riga e scatenare un unico, sonoro applauso a quest’opera che, nonostante la durata proibitiva, riesce ad ipnotizzare, affascinare, esaltare e sconvolgere molto più di quanto non lo abbiano fatto i suoi predecessori nel genere. Lasciate che Nolan apra la vostra mente, e fateci entrare tutto quello che potete.
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