Nella vita ci vuole coraggio. Costanza. E tante altre cose. Ma credo che il coraggio, sia una delle capacità, degli aggettivi più importanti per condurre una vita vera. Pardon… una Vita. Mauro Valentini, autore del libro “Marta Russo. Il mistero della Sapienza“, ha cercato la verità. Ha scandagliato, senza timore alcuno, i meandri complessi della psiche umana, cercando risposte a dubbi, perplessità, in merito a dinamiche sinora lasciate tacitamente a bagno nell’oscurità attraverso una narrazione pulita, precisa e sconcertante. Quasi un pescatore di verità, Valentini, che di questi tempi, sembra essere un vuoto a perdere, ossessionati da ben altri “stimoli” come si è. Eppure… eppure l’uomo ha da sempre rincorso la realtà, dall’alba dei tempi è alla ricerca costante dell’autenticità, per poi, seppure, arrivare quasi sempre a negarla a se stesso, a rifiutarla perché spesso non corrispondente alle proprie aspettative. Autore di libri quali “40 passi. Omicidio di Antonella Di Veroli” e “Cianuro a San Lorenzo. La storia di Francesca Moretti “, Valentini è un giornalista, eclettico, caparbio e giudizioso. Ci ha concesso questa breve intervista in cui si (e ci) rivela di essere anche uno scrittore genuino e capace.
S.L.: Grazie per averci concesso quest’intervista!
Mauro Valentini: Il piacere è mio, sono davvero onorato di questa opportunità. Del resto raccontare questa storia nelle sue tante pieghe sorprendenti è in questo momento, come autore e giornalista, lo sento un dovere morale.
S.L.: Perché hai sentito l’esigenza di scrivere di Marta Russo? Come pensi verrà accolto il tuo libro, da critica e pubblico?
Mauro Valentini: L’idea mi è venuta dopo aver letto l’intervista che Giovanni Scattone rilasciò al Corriere della Sera a settembre 2015, in cui annunciava la sua rinuncia alla cattedra di ruolo in un liceo romano, proprio a causa delle proteste che si erano levate contro da parte dei genitori degli studenti e di tanti partiti politici. Mi sono sorpreso che a distanza di così tanti anni ancora fosse viva la ferita del caso Marta Russo. Allora ho cercato in Procura le carte, per rileggere non attraverso i media ma attraverso i documenti questa vicenda. E quello che ho trovato è sorprendente, così tanto da non poter esser taciuto.
Io spero che il pubblico possa attraverso il mio lavoro farsi un’idea più chiara non solo della storia in sé ma che possa anche fare una giusta riflessione su quello che da quel momento in poi è diventato in Italia il cosiddetto “processo mediatico”. Il processo Marta Russo in questo senso è antesignano e contiene in se tutti i mali di questa spettacolarizzazione della Giustizia.
S.L.: Quanto conta la verità nella tua vita e, più in generale, quanto pensi debba contare nella vita delle persone?
Mauro Valentini: Una domanda altissima sotto tutti i punti di vista. Con umiltà ritengo che per me è così importante conoscere la verità da dedicarci il mio impegno come giornalista e scrittore, non tanto per “dichiarare” cosa sia vero o falso, ma per cercare con caparbietà gli elementi che permettano al lettore di farsi un’idea di quale sia la verità. Rivendico con fermezza questo ruolo per chi informa.
S.L.: Chiedo a te un parere da autore / scrittore / giornalista: sui casi di cronaca, in generale, spesso si specula – parlo delle così dette “Trasmissioni del dolore / del pianto”, in tv, ad esempio – qual’è la tua opinione al riguardo?
Mauro Valentini: Ci sono trasmissioni e pubblicazioni che si dedicano esclusivamente al crimine e al mistero ad esso legato. Possiamo dire che siano fatte bene o male, personalmente ritengo, anche per conoscenza degli autori e dei giornalisti che ci lavorano, che siano sinceramente pervase dal senso della missione per la scoperta del vero, e delle ingiustizie che spesso le vittime subiscono. Sono convinto che, da Corrado Augias con il suo antesignano “Telefono Giallo” di trent’anni fa fino ai giorni d’oggi, queste trasmissioni abbiano alzato il livello culturale e di consapevolezza del paese su temi criminali e giudiziari. Delle trasmissioni che indugiano sulle lacrime, sul dolore, sui dettagli macabri o peggio ancora nella vita privata non solo di chi è accusato di un crimine ma finanche della vittima del crimine, preferirei non esprimermi, del resto anche esse hanno un pregio tra tanti difetti: riescono a qualificarsi da sole.
S.L.: Rimanendo sempre in ambito televisivo – culturale: la scrittura ed i reality show: non so se tu abbia avuto modo di seguire lo show in questione, trasmesso dalla RAI non molto tempo fa… Ma i due “linguaggi”, a parer tuo, posso coesistere? Non è un po’ una forzatura, per non usare francesismi?! Mi riferisco al reality dedicato alla scoperta di nuovi talenti letterari…
Mauro Valentini: Credo che la “Cultura” in senso generale non deve rendersi irraggiungibile al pubblico, ma debba invece fornire delle “maniglie” comunicative a cui aggrapparsi per salire a chi non ne ha avuto accesso ma ha la sensibilità interiore e la curiosità per accedervi. Ritengo sia quindi utile qualsiasi “scorciatoia” per chi divulga, del resto sono stati proprio i grandi intellettuali del nostro tempo a dimostrarci che è proprio la semplificazione e l’indicazione di percorsi culturali agevolati il compito di chi è arrivato alla conoscenza. Se Cristoforo Colombo, una volta scoperto l’isola di Cuba nel suo primo viaggio per l’India si fosse steso al sole godendosi per sé quell’incanto, senza la volontà di tornare per narrare a tutti quello che aveva visto, non avremmo scoperto l’America.
S.L.: Torniamo al tuo libro in uscita con Sovera Edizioni: Marta era al posto sbagliato, al momento sbagliato? Oppure è una soluzione troppo “semplicistica”, questa?
Mauro Valentini: Credo che invece sia proprio così. Marta era al posto sbagliato nel momento sbagliato. Qualcuno ha sparato sono convinto di questo, per errore. Forse mostrava l’arma ad un amico scellerato come lui. La banalità del male, si potrebbe semplificare. Occorre soltanto determinare da dove può esser partito quel colpo. Davvero è stato sparato da una finestra di un’Aula che aveva davanti altre 40 finestre senza che nessuno abbia visto nulla? Ecco, la domanda che mi sono fatto è questa e nel libro credo di rispondere con chiarezza, seppur con il rispetto dovuto alla sentenza che è definitiva.
S.L.: Sei già al lavoro su altro? Progetti per il futuro?
Mauro Valentini: Ho un romanzo che scalpita, che sta venendo fuori tra le pieghe delle mie esperienze di narratore e di osservatore della realtà. E un’altra inchiesta che mi chiama. Ma per il momento tutti i miei sforzi sono dedicati alla promozione di questo libro a cui tengo molto e da qui a maggio ho in programma almeno 30 incontri con il pubblico proprio per confrontarmi con chi legge. In fondo penso che questa mia opera debba aprire la discussione, non avendo la pretesa di chiuderla. Sento che chi legge si cala in questa vicenda con partecipazione e questo coinvolgimento, lo confesso, mi fa comprendere che questo libro era necessario.
S.L.: Grazie ancora per il tuo tempo!
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