Dopo quasi dieci lunghi anni dal “Signore degli Anelli: Il Ritorno del re”, siamo pronti a tornare nella Terra di Mezzo, questa volta, però, non ci saranno Frodo, Legolas, Aragorn e tutta la compagnia dell’anello, ma la pellicola racconterà il viaggio inaspettato di Bilbo Baggins, insieme a Gandalf e 12 nani, tra cui il re Thorin scudodiquercia. Stiamo parlando di Lo Hobbit, nuovo film di Peter Jackson, tratto dall’omonimo libro e capolavoro di J.R.R. Tolkien. Il film, come del resto il testo da cui è tratto, si presenta differente rispetto al Signore degli Anelli, in quanto presenta toni più fiabeschi, ma il regista si è preso alcune libertà, tra cui la volontà di dividere la storia in tre parti, elemento che costituisce il principale dubbio riguardo Lo Hobbit. Vediamo se Peter Jackson ci ha visto giusto anche questa volta e se vale la pena tornare nella Terra di Mezzo.
“In un buco nel terreno viveva uno Hobbit. Non era una cavità brutta, sporca, umida, piena di resti di vermi e di trasudo fetido, e neanche una caverna arida, spoglia, sabbiosa, con dentro niente per sedersi o da mangiare: era una casa Hobbit, cioè comodissima.”
Così inizia la storia di Bilbo Baggins, interpretato da Martin Freeman, uno Hobbit, ossia un mezzuomo, che inaspettatamente, dopo la visita del mago Gandalf (Ian Mc Kellen) e di 13 nani, inizierà un’avventura, che lo porterà fino alla montagna solitaria, per liberare l’antico regno dei nani e ottenere un immenso tesoro, sorvegliato dal drago Smaug. Il viaggio, però, sarà pieno di pericoli, tra cui troll, orchi, lupi mannari e giganti di pietra.
L’inizio della pellicola, potrebbe generare pareri contrastanti sul pubblico, da un lato, i fan di Tolkien, non potranno che esaltarsi, attraverso splendidi paesaggi, continui riferimenti al libro, un approccio molto narrativo e sopratutto grazie all’ambientazione in generale, molto allegra, fiabesca e festosa, vista l’introduzione dei nani; il resto del pubblico,invece, potrebbe trovare tutto questo noioso, attenendo il reale inizio dell’azione, ma è proprio questo lo spirito di “Lo Hobbit” ed è stato ricreato perfettamente dal regista. Non mancano naturalmente le scene di battaglia, ma uno dei momenti più attesi di tutto il film, era l’incontro tra Bilbo e Smeagol/Gollum e l’attesa è stata ripagata al meglio. Questa scena è stata ripresa di peso dal testo di Tolkien e risulta essere uno dei momenti migliori di tutto il film, sopratutto grazie alla scena comica, ma allo stesso tempo ricca di suspense, del duello tra i due, a base di indovinelli. Ed è per questo, che, grazie alla presenza di diversi generi in un unico film, “Lo Hobbit” risulta imperdibile, emozionante, anche per coloro che visitano per la prima volta la terra di mezzo, e grandioso. La recitazione degli attori è di altissimo livello, Martin Freeman, interprete di Bilbo, convince più di Elijah Wood, in quanto risulta essere divertente, coraggioso, a volte goffo e impacciato, ma sopratutto credibile, rispetto al Frodo del “Signore degli Anelli”, comunque fantastico, ma forse troppo “piagnone”. Ian Mc Kellen, nei panni di Gandalf, è come sempre grandioso e il suo doppiaggio italiano, curato da Gigi Proietti, è di altissimo livello e non fa rimpiangere Gianni Musi, nonostante il defunto doppiatore sia inarrivabile. Ma a convincere sono tutti gli attori, che risultano praticamente perfetti nelle loro parti, anche Richard Ermitage/ Thorin, anche se, forse, troppo solenne. Menzione d’onore va fatta ad Andy Serkis, ancora una volta fantastico nella sua interpretazione di Smeagol/Gollum, realistica nelle movenze e nella recitazione, in quanto è riuscito a ricreare al meglio, la doppia personalità del personaggio, che in questo caso svolge un ruolo breve, ma imporantissimo. Bisogna sottolineare anche la presenza di diversi camei, che spesso portano lo spettatore ad un senso di nostalgia e non mancano personaggi assenti nell’opera originale, di cui non parlerò per evidenti spoiler.
Dal lato tecnico, Lo Hobbit è uno spettacolo per gli occhi. La nuova tecnologia in 3D a 48 fotogrammi al secondo, risulta impressionante, anche se l’occhio dovrà abituarsi nelle fasi iniziali, ma non sono stati riscontrati ulteriori problemi durante la visione dell’intera pellicola, di quasi tre ore. Il 3D è presente per tutto il tempo e punta sopratutto sulla profondità e sulla presenza di doppi scala, fondamentali per la presenza di personaggi più alti e più bassi nella stessa scena. La contea risulta coloratissima, nitida, luminosa e realistica e l’ambientazione neozelandese, riesce ad impressionare per la varietà di paesaggi. Fantastica anche la colonna sonora di Howard Shore, che riprende temi dell’opera precedente, presentandone alcuni nuovi e di altissima qualità
Per concludere, Peter Jackson ha svolto un lavoro fenomenale, mantenendosi sulla stessa scia qualitativa intrapresa con “Il Signore degli Anelli”, certo l’opera non presenta lo stesso fascino della trilogia precedente, ma sarebbe stato folle chiedere al regista un lavoro simile. Lo Hobbit è semplicemente il miglior film del 2012, imperdibile, coinvolgente e straordinario. L’attesa per il secondo capitolo è già altissima!
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