“Sopox è la formula del gas Nervino. ‘Sto pazzo si è messo a sintetizzare del gas Nervino”. Ci eravamo lasciati con queste ultime battute in “Smetto quando Voglio – Masterclass” e da qui ripartiamo il 30 novembre, quando le sale cinematografiche accoglieranno l’ultimo capitolo della trilogia, tutta italiana, firmata da Sydney Sibilia.
La banda di ricercatori capitanata da Pietro Zinni (Edoardo Leo), questa volta dovrà vedersela con Walter Mercurio (Luigi Lo Cascio). Ma chi è Walter Mercurio? Qual è il suo piano? A cosa gli serve il gas Nervino? Ma soprattutto, i nostri plurilaureati eroi riusciranno a fermarlo?
Sydney Sibilia dà vita ad una pellicola dinamica, divertente, con la giusta dose di azione, molto coinvolgente, capace di essere al tempo stesso critica ed autoironica. Se il primo capitolo era la classica commedia italiana ed il secondo aveva delle sembianze di un action/western, il finale della saga è un giusto mix tra i due generi, dove vengono sviluppati in maniera esponenziale gli aspetti poco trattati della storia. La regia e il montaggio seguono il modus operandi classico di tutta la trilogia: partire dal titolo precedente, chiarirne i vuoti, per poi procedere alla narrazione. Come le tessere di un puzzle, i tre film si incastrano tra loro regalandoci alla fine un quadro completo, senza buchi di trama, delle vicende della banda dei ricercatori. L’aspetto che più colpisce è, senza ombra di dubbio, quello musicale affidato a Michele Braga. La musica avvolge ed esalta ogni aspetto del film e l’entrata in scena dei sintetizzatori elettronici da grosso contributo. I Coldplay fanno da sottofondo ad una scena da occhi lucidi e lacrimoni; le entrate in scena del team di ricercatori e le scene d’azione, vengono esaltate dalle musiche degli Zayde Wolf facendo salire a mille l’adrenalina; i dialoghi della banda sono accompagnati dalle sonorità poliziottesche, quasi tarantiniane, per creare tensione e suspense; infine, scopriamo le incredibili capacità liriche di Alberto Petrelli (Stefano Fresi) che si riveleranno fondamentali.
In quest’ultimo capitolo, ancora più che negli altri due, è forte la critica al sistema amministrativo e legislativo, riguardante la ricerca, l’università e più in generale l’istruzione. Mancanza di fondi, strutture che cadono a pezzi, edifici inaugurati e destinati al degrado, attrezzature scadenti sono lo specchio perfetto dell’Italia dei nostri giorni. Edoardo Leo, parlando della banda e delle sue vicende, in una battuta dirà “e pensare che ho fatto tutto questo per pagare una lavatrice” a testimoniare ed evidenziare quale sia la situazione dei ricercatori nel nostro Paese. È questo che dà vita e lega le storie di Pietro Zinni, il “Murena” e Walter Mercurio.
Smetto Quando Voglio – Ad Honorem – Recensione
8
voto
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