L’affermata autrice di gialli Olivia Dejazet tiene un workshop di scrittura a La Ciotat, città del sud francese nota per i suoi cantieri navali, ma ormai in piena crisi economica. I suoi allievi sono diversi tra loro, di varie origini e con pensieri politici spesso in opposizione. Tra questi spicca Antoine, un ragazzo silenzioso ma dal grande potenziale. Provocatorio per natura, Antoine si trova spesso a scatenare discussioni con gli altri membri del gruppo, soprattutto grazie alla sua aggressività e le sue ideologie politiche di estrema destra. Il suo atteggiamento si fa sempre più violento, e questo sembra attirare Olivia. La donna è quasi spaventata dal comportamento di Antoine, ma allo stesso tempo ne è attratta. Il ragazzo la sfida continuamente e le tiene quasi testa, fino a che questo gioco di forza non finisce, inevitabilmente, per far perdere il controllo a entrambi.
Sullo sfondo della storia principale si sviluppa un’altra piccola narrazione: quella riguardante La Ciotat, città in cui è ambientato il film. Un tempo un florido cantiere navale, la cittadina francese oggi attraversa una profonda crisi economica. Sede di numerose lotte operaie, avvenute dopo la chiusura di questi cantieri, negli anni ’80 la cittadina era in pieno fermento politico. Quello che ci troviamo di fronte oggi, invece, è una realtà completamente diversa. Non solo a livello economico, ma soprattutto sul piano socio-politico. I ragazzi che partecipano al seminario quasi non vogliono sentir parlare del passato di La Ciotat, come a rinnegarlo. Quelle storie sono lontane anni luce da loro, dimenticate. I giovani si trovano di fronte ad altri problemi, altre questioni politiche e soprattutto un’altra società. Troppo presi dai problemi di una società corrotta, instabile, che non dà garanzie o sicurezze, i ragazzi perdono la cognizione del loro passato.
Il cast è composto quasi interamente da attori e attrici emergenti, salvo la protagonista principale Marina Foïs (nel film interpreta Olivia). Ogni attore è perfettamente nella parte, quasi come se questa gli fosse stata cucita addosso. Il regista stesso apostrofa così Matthieu Lucci (nel film Antoine): «È stata davvero un’incredibile scoperta. Un giorno mi ha confessato quanto odiasse quello che faceva il suo personaggio e quanto lo facesse soffrire interpretarlo, ma sul set è sempre stato aperto ad affrontare le cose più difficili che gli chiedevo».
“L’atelier”, l’ultimo film di Laurent Cantet sarà nelle sale dal 7 giugno 2018. Nonostante le alte aspettative dovute ai meravigliosi lavori precedenti del regista (tra cui “La classe”, candidato al premio Oscar, “7 days in Havana” e “Foxfire – ragazze cattive”), la sceneggiatura manca dei colpi di scena tipici di un thriller. L’eccellente lavoro di regia, le grandi doti degli attori principali e la forza politica e sociale della trama vengono penalizzati dalla mancanza di movimento nella narrazione.
L’atelier – Recensione
5
voto
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