Partendo dalla sceneggiatura originale dell’omonimo film, firmata Dario Argento e Daria Nicolodi, Suspiria di Luca Guadagnino imbocca strade coraggiose e differenti, in quello che non si può definire un remake, ma un completamento e un omaggio a quelle atmosfere di cupo terrore che il film rappresentò nel 1977.
La storia di Guadagnino inizia proprio in quell’anno, ma si ambienta a Berlino, tra soprusi, terrorismo e strette autoritarie, di fronte al muro che divide in due la città e i suoi abitanti. La giovane aspirante ballerina americana Susie Bannion (Dakota Johnson) attraversa l’Atlantico fino a Berlino Ovest per un provino presso una prestigiosa scuola di danza, la cui leader è Madam Blanc – una multiforme Tilda Swinton.
Il parallelo tra le brutalità segrete della guerra e i misteri non meno tenebrosi che si nascondono in alcune ali della scuola, è da subito evidente. La polizia è talmente occupata a gestire scoppi di bombe e sequestri di persona, che si cura a malapena della scomparsa di alcune ragazze. Il passato nazista della Germania, allora relativamente recente, è un eco dello stesso Male che muove le fila, strisciando silenzioso, della scuola Markos.
Il talento di Suzie nella danza non passa inosservato: non solo supera brillantemente il provino, ma di lì a poco si guadagna il ruolo di protagonista, allacciando una relazione di amicizia con la dolce Sarah (Mia Goth) e scatenando al contempo il risveglio di forze infernali che giacciono semisepolte nelle segrete dell’edificio.
Il film di Dario Agento si era avvalso della fotografia eccelsa del maestro Luciano Tovoli, che aveva dato alla pellicola degli anni 70 tonalità fantastiche, con un forte uso dei colori primari. Al contrario, Guadagnino predilige tonalità invernali, esautorate e fredde. In questa atmosfera algida – che ricorda il film per ragazzi (?) del 1990 Chi ha paura delle Streghe? – si narra contemporaneamente alla storia di Suzie e delle altre malcapitate ballerine, la vicenda dello psicoterapeuta ottuagenario Dr. Josef Klemperer (Tilda Swinton), che legge il diario di una delle sue pazienti, Patricia (Chloë Grace Moretz), che da lì a poco scomparirà e decide di indagare. Ma quella di Kemplerer, brutalmente separato, per vicende politiche, dall’amatissima moglie Anke, è una storia d’amore. Perchè è proprio l’amore il “compagno di letto della manipolazione” per citare il film, che fa da contraltare all’orrore assoluto del Male, come a dire che senza l’amore il male non esisterebbe e viceversa.
Suspiria di Luca Guadagnino è un film pieno di fascino e suggestioni, capace di ammaliare lo spettatore come in un incantesimo e di condurlo, mano nella mano, fin nelle stanze più segrete della scuola, dove si svolgerà un apocalittico e sconvolgente rituale. Guadagnino riesce a mantenere suspance e credibilità anche in questa difficilissima scena climax, nella quale molto viene mostrato.
La danza, che è il canale sabbatico attraverso il quale le streghe muovono le forze della natura a proprio piacimento e vantaggio, l’assenza ostentata della musica in alcune scene di danza, sostituita da un ritmo cadenzato ipnotico e il femminile allo specchio, cioè la maternità vista nella sua forma antitetica a quella creatrice di vita, ma distruttrice – che ricorda Antichrist, l’opera rivoluzionaria di Lars Von Trier – sono solo alcuni dei complessi temi che il film affronta.
Tilda Swinton, attrice feticcio del regista, grazie al make up imperfetto, veste ben tre ruoli: quello di Madame Blanc, di Helena Markos e del Dr. Josef Klemperer. Per quanto brava, la domanda è: era proprio necessario? O volutamente si rimarca che il bene e il male – l’odio e l’amore, la colpa e l’innocenza – siano facce di una stessa medaglia? E la mamma pallida e moribonda di Suzie Bannion, nella lontana Ohio, riversa su un letto a lanciare maledizioni alla figlia rinnegata, perché è ridotta così? Resta qualche dubbio interpretativo nella ricchissima e ambiziosa seconda parte del film, e qualche domanda che – probabilmente – l’annunciato sequel del film potrebbe chiarire.
Lascia un commento