Fog
Regia: John Carpenter; Horror/Thriller; Usa, 1980.
Interpreti: Adrienne Barbeau, JAmie Lee Curtis, John Houseman, Hal Holbrook, Janet Leigh.
Ore 21.20, Italia 2, Canale 66; durata: 93′.
Fog (The Fog, in originale) deve la sua singolare bellezza al sapore avvolgente della rappresentazione visiva: dalla lunga sequenza iniziale in cui nel paese di Antonio Bay gli ambienti paiono alterati come dalla presenza di un’entità aliena (e qui Fog è la risposta orrorifica allo Spielberg di Incontri ravvicinati del terzo tipo) alle ampie e tese apparizioni della nebbia che invade la costa e le strade della cittadina anticipando l’arrivo dei “ghosts from the sea”, spettri di marinai che compongono una variante originale e indemoniata degli zombi. Il film prende avvio con l’inquadratura di un orologio e un vecchio narratore che alle 23,55 del 20 aprile rievoca sulla spiaggia davanti a un gruppo di ragazzini una vicenda fantomatica di 100 anni prima. E il racconto, puntuale nella sua cronometria come l’orologio dell’antefatto, sviluppa proprio l’avvento di una profezia, quella riformulata dal sacerdote Malone, depositario di un segreto presto svelato: il ritorno e la vendetta dei marinai che 100 anni prima furono derubati e uccisi dagli abitanti di Antonio Bay che con il loro tesoro avrebbero anche edificato le fondamenta del paese.
Animato da un gusto per la suspense davvero efficace, Fog anima l’horror di estro visivo pittorico, del piacere di mostrare le spiagge, le strade, i fari e le nebbie disegnando una mappa visiva di suggestiva bellezza, come in un “tableau vivent” di limpida e fuggevole compostezza animato da tempi di implacabile precisione. Il gusto stilizzato si sarebbe affinato nel successivo 1997: Fuga da New, York, claustrofobico e calato nella vertigine di una architettura gotica raffigurante una città penitenziaria. Qui la sensazione è anche di un horror metafisico nel quale fanno capolino le citazioni hitchcockiane (dal nome della baia, che ricorda quello ne Gli uccelli, alla presenza di Janet Leigh, mamma di Jamie Lee Curtis che ritorna dopo Halloween). Questi marinai zombie sono circondati di una nebbia che riluce e va controvento, come uno spirito in grado di alterare i circuiti di comunicazione e di sovvertire le meccaniche. Non è un caso se nella baia la sola comunicazione salvifica non venga dalla televisione ma dal canale radio condotto con amorevole attenzione da Stevie (Adrienne Barbeau, futura signora Carpenter), la donna del faro che sorveglia i navigatori e gli abitanti mostrandosi come un angelo tra gli spettri. La precisa scansione temporale con cui Carpenter ci ha abituati nel suo cinema a gustare ogni scena, si conferma molto ben dominata in Fog, la cui millimetrica regolazione della tensione narrativa non sfigura accanto ai lavori che hanno reso celebre il regista. Anche qui la colonna sonora, dello stesso Carpenter, si diffonde come un mantra lungo tutto il racconto, misterioso e arcano ma anche suggestivo, con un alone di amarezza e disincanto. Le nebbie anticipano la notte disperata di Jena Plissken.
Lascia un commento