Shinema è la nuovissima piattaforma in streaming dedicata al cinema indipendente, con alcune caratteristiche che la rendono unica.
La prima edizione del Premio Shinema per il cinema contemporaneo ha avuto inizio il 19 novembre con la presentazione sulla piattaforma shinema.club di tutti i titoli selezionati per la Rassegna Italia. Basta avere un account Shinema e gratuitamente si potrà vedere in live streaming ogni sera un film del premio. Con 3.99 Euro invece si potrà vedere per 1 mese tutto il contenuto di Shinema Club, la scatola del cinema indipendente.
Il Premio Shinema, dal 14 al 20 dicembre, entra nel vivo con 1 settimana di live streaming. Tutti i film saranno visibili gratuitamente, secondo un calendario, per chiunque sia registrato alla piattaforma shinema.club. Il pubblico avrà la possibilità di esprimere il proprio gradimento (con una votazione da 1 a 5 stelle) e commentare i film. Parallelamente al gradimento del pubblico i film saranno sottoposti al giudizio della giuria. La giuria della Rassegna Italia del Premio Shinema ha una forte connotazione di indipendenza in linea con il progetto shinema che sottolinea ancora una volta la necessità di non essere allineati né come artisti né come uomini e donne. La direzione artistica del premio è a cura del regista Nicola Guarino, fondatore di Shinema insieme a Dina Ariniello. Il ruolo di Presidente di giuria è affidato a Giuseppe Cozzolino, scrittore, saggista e docente di cinema.
Abbiamo fatto qualche domanda al direttore, Nicola Guarino.
Nicola, in che cosa si differenzia Shinema dalla altre piattaforme streaming?
Diverse cose la differenziano, chiaramente dalle nuove piattaforme di distribuzione nazionale che non siano le major. Un autore indipendente potrebbe riuscire a far avere un suo film ad Amazon Prime o a Netflix, questo però avrebbe un costo che si immagina oneroso per un autore indipendente. Inoltre, soprattutto, significherebbe finire in mezzo ad altri migliaia di film ed Amazon non metterà mai nella prima pagina il tuo titolo. In realtà invece su Shinema abbiamo prima di tutto una cosa fondamentale: i film degli autori che vengono accettati, non solo non spendono un centesimo, ma dovranno avere la loro percentuale su eventuali ricavi della piattaforma dovuti al numero di abbonati, ma anche nel caso di donazioni e finanziamenti. Su Shinema l’autore avrà sempre il proprio spazio, la sua visibilità, perchè ci sarà sempre una selezione limitata ad un numero giusto di titoli, che si possano visionare nel giro di un mese e che vanno sempre a rotazione. Chi ci affida un suo prodotto, sa che esso sarà sempre raggiungibile e visibile, non si perderà mai in un catalogo infinito diventando solo un numero. Grazie a Shinema talk e ai comunicati stampa faremo un lavoro quasi ad personam, dedicandoci ad un’opera per volta. E sia chiaro: è tutto gratuito. Questa penso che sia un’enorme differenza. Shinema è un progetto di aggregazione che metterà insieme produzione e distribuzione, creando un circolo virtuoso, innescare un volano. Credo che non ci sia, in questo momento, un’altra cosa del genere.
Quando ti è nata l’idea di Shinema?
E’ nata a febbraio dello scorso anno. Io sono sempre stato molto attento a tutte le tecnologie, alla distribuzione cinematografica, tra teatro e cinema posso mettere insieme quasi trent’anni di esperienza, purtroppo 🙂 Vedevo come, durante il lock down, facevano resistenza i film, anche quelli “normali”, ad aspettare la riapertura della sale. Resoci conto che questo non sarebbe stato possibile a breve, ho visto molto velocemente dei film messi in pay per view in tutte le piattaforme. E’ stato allora che ho capito che quello che stava succedendo, ovvero il passaggio del mainstream alle piattaforme, avrebbe reso autorevole ed importante la presenza sulle piattaforme. Fino a poco tempo fa le piattaforme a distribuzione digitale non erano nemmeno contemplate nei progetti di produzione del MIBAC, se tu gli portavi una lettera di intenti di distribuzione di Netflix, ad esempio, non era presa in considerazione, lo erano, giustamente, solo i circuiti cinematografici. Il sistema italiano di sostegno alla opere cinematografiche contemplano tutta la filiera. Quando poi invece questi film hanno scelto di passare nel circuito on demand, era chiaro che lo facessero perchè il film deve avere visibilità e deve anche ovviamente monetizzare qualcosa. Questo cambiamento è avvenuto molto rapidamente e noi abbiamo visto nel giro di pochi giorni almeno una decina di film italiani che normalmente sarebbero usciti nella sale, finire nell’on demand. Ho capito che si stava sdoganando definitivamente per tutto il circuito italiano la questione dello streaming e stava cadendo il mito della sala. Quando mi capitava di incontrare un autore al suo primo film, per lui, anche spendendo tanti soldi, e magari solo per un giorno, era autorevole uscire in sala. C’era questa visione di autorevolezza. Oggi non è più così. Anche i cineasti esordienti non vedono più le piattaforme streaming come un ripiego, bensì un sistema di affiancamento sala-on demand e streaming. Serviva che ci fossero dei referenti. Non esisteva nessuno che privilegiasse il cinema indipendente, e così ho pensato subito a Dina (Ariniello). Shinema in giapponese (pronunciato in italiano sinema) è il vocabolo che indica il cinema. Shinema.club significa cinema.club. Come sai sono appassionato di cultura e cinema giapponese, anche il mio primo lungometraggio lo devo a una co-produzione giapponese per cui per me si tratta di una sorta di omaggio. Non è stato facilissimo all’inizio trovare una piattaforme che ci ospitasse. Ci siamo riusciti grazie a una giovane e brillante startup bolognese che funzionava molto bene per l’e-learning ma non si era mai cimentata in un catalogo cinematografico e che è fonte di grande soddisfazione reciproca.
Il Premio Shinema sarà una buona occasione di visibilità per i vincitori…
Il premio ha una giuria di tutto rispetto e partecipare al premio significa partecipare tutti insieme come i primi autori e registi che hanno accettato di mettere il proprio film (dopo un rodaggio semestrale), convinti dal progetto. La referenzialità sarà data anche dalla qualità dei giurati.
E’ dunque possibile unire indipendenza, libertà e qualità?
La qualità di un film, secondo me, non dipende dalla bella luce o dalla bella trama, da un drone o dal carrello, la qualità di un film è quando un film, comunque sia, ti coinvolge in un’emozione. Pensiamo a un film come “The Blair Witch Project”, che ormai ha una ventina di anni, non c’è nessuna qualità, si tratta di una ripresa fatta alla luce del sole, in un formato quadrato, priva di qualsiasi virtuosismo di camera o attoriale. L’unico virtuosismo è nell’idea e nel montaggio e per come fu presentato, uno dei primi esperimenti contemporanei di mockumentary (falso documentario) in assoluto. Quando andai al cinema a vederlo non mi creai neppure per un attimo il problema della grana della pellicola o dell’audio; la qualità non è altro che avere l’idea giusta e la chiave espressiva giusta.
Questo è purtroppo un problema degli ultimi anni quando il mezzo di produzione è anche giustamente diventato di uso comune e ci sono filtri, macchine definite alla portata di tutti e si associa la qualità artistica a quella tecnica. Per me non è così e contestai, anche con ferocia, un tecnico audio che, dopo i primi due giorni, mi presentò un prodotto che aveva un audio così perfetto da sembrare un doppiaggio in studio, privo di qualsiasi rumore di fondo. Io gli dissi che non poteva essere realistico che due persone in mezzo alla strada avessero questa qualità sonora, mentre il suo vanto era paradossalmente proprio che il suo audio fosse come quello di un disco in studio. Io contesto fortemente questo tipo di suono irrealistico, esattamente come molti dei nostri doppiaggi che sono al limite del realistico; infatti ascoltando una colonna in lingua originale posso ascoltare in sottofondo, in un dialogo, i rumori dalla strada (in presa diretta o meno) mentre in una colonna italiana il suono è pulito e artificiale. Quindi ribadisco che la qualità per me la fanno l’idea e il talento dell’autore, e non certo l’uso di macchinari sofisticati. Senza talento, tutto il resto è vanagloria.
Shinema libererà il cinema italiano giovane e di qualità dalla prigione dei soliti clientelismi, permettendogli di uscire alla luce del sole e di essere visto….?
Non si tratta di una missione solo di Shinema, dovrebbe essere un dovere culturale di ogni autore che presenta il suo prodotto a Shinema. Un autore, anche indipendente, bene che vada riesce ad avere una distribuzione di una settimana nei circuiti dei multisala, che su 20 sale ti mette in una sola sala. In questo modo la visibilità, a conti fatti, è molto minore di quella che il film avrebbe in una piattaforma streaming. Pensare il contrario è una mera illusione. Anzi, il merito della piattaforma streaming è anche lasciare che il film si sedimenti e che possa essere disponibile anche a distanza di anni. Non si capisce perchè per film un sala si sia disponibili a pagare un biglietto di 8-9 euro e questo non avvenga per una visione su una piattaforma.
Un cineasta deve imparare a non confondere la due proposte pretendendo velocità, incassi e successo, che probabilmente non otterrebbe neppure con l’uscita in sala. Quando riapriranno le sale, come sta succedendo in America, ci saranno uscite in contemporanea, come era stato auspicato e nell’aria già da anni ma impedito per tanti motivi…quindi non comprendo la smania di sala cinematografica, visto che già da parecchio le sale incassavano pochissimo e la maggior parte del cinema veniva fruito da casa. Questo è il segmento di Shinema. In streaming sarà possibile vedere un film di Valerio Di Lorenzo, ad esempio, che nella sale sarebbe stato poco tempo. Nella realtà, noi cinefili, te compresa, l’85 % di quello che abbiamo visto, lo abbiamo visto in tv, in VHS, tutto il cinema precedente alla nostra esistenza non lo abbiamo visto al cinema.
Shinema è un’operazione culturale (ci tengo a sottolinearlo) e assolutamente non commerciale che avrà però bisogno di un sostegno pubblico. Ci sarà un’accurata selezione dei film che ci vengono proposti, che dovranno avere delle caratteristiche fondamentali, anche di autonomia artistica. Tornando alla qualità ti chiedo: che qualità ha un film come “Borat”? La sua qualità e Sacha Baron Cohen, anche ripreso con mezzi di quarant’anni fa. Il cosiddetto cinema mainstream e il cinema indipendente dipendono l’uno dall’altro, il cinema si autoalimenta.
Speriamo ovviamente che tra i film proposti da Shinema ci siano film che piacciano anche al grande pubblico. Quello che mi dispiace, e non è il caso di Inside The Show, è vedere 150 testate che parlano tutte dell’ultimo film di Nolan. Insieme a un miliardo e mezzo di testate del mondo, senza occuparsi di un circuito che avrebbe invece bisogno che anche uno solo dei lettori possa incuriosirsi per una nuova produzione.
Se parliamo di musica indie italiana, c’è l’esempio del cantautore Calcutta, che io ho ascoltato per 2 anni, grazie alle piattaforme streaming e che nessuno conosceva, il quale, nel giro di poco tempo, grazie al passaparola, è passato dall’avere molto pubblico dal vivo e a diventare un nome noto.
Mettiamoci l’anima in pace, il cinema, la musica, la scrittura e il teatro devono tornare ad un’idea di mestiere per cui se non lo fai non ti esibisci e non guadagni. Se non si produce e se non c’è consenso di pubblico, si deve cambiare mestiere. Dopo “La Vita è Bella” Benigni fece “Pinocchio” e fu un fiasco, nonostante fosse uscito in moltissime sale. Puoi essere distribuito anche in tutte le sale del mondo. Se uno non ti vuole vedere, non viene a vederti. Funziona così per tutto, anche per lo streaming.
Ti ringrazio Nicola!
Il Premio Shinema sarà dedicato alla giornalista e grande donna Bianca Ferrigni, scomparsa quest’anno.
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